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LA RIFORMA DELL’EDITORIA: IN AGENDA IL 29 SETTEMBRE A MONTECITORIO

rassegna stampa edicolaAG.RF. 27.09.2015 di Giuseppe Licinio

 

 

 

 

 

(riverflash) – Martedì 29 settembre si discuterà in aula a Montecitorio la Riforma dell’Editoria. Unica proposta quella del M5S, presentata da Giuseppe Brescia, componente della Commissione Cultura della Camera. La proposta è quella di abolire totalmente il finanziamento pubblico ai giornali, compresi quelli gestiti da cooperative, per destinare i fondi di 80 milioni a sostenere le start up nel campo dell’editoria, a patto si tratti di imprenditoria giovanile. Pochissime le eccezioni che riguardano i giornali in braille per i non vedenti e quelli destinati alle minoranze linguistiche. Poca cosa considerando quanti soldi succhiano i giornali, di cui sono parecchi quelli che, senza contributi, sarebbero destinati a chiudere. Si potenzierebbe così il web, dove affluirebbe maggiore pubblicità insieme a giornalisti di talento. Lo stesso può riferirsi a grafici e web designer. Tenendo in vita i giornali si mette un freno alla crescita dell’informazione sul web. Inoltre non ci sarebbe più bisogno di abbattere alberi per produrre carta, di smaltire gli acidi usati nelle rotative e di non inquinare l’ambiente con le auto della diffusione che, ogni giorno, attraversano l’Italia.

La proposta di legge sull’Editoria, di cui Brescia (M5S) è il primo firmatario si compone di due articoli, di cui il primo è l’abolizione del finanziamento e il secondo chiede l’eliminazione dell’obbligo di pubblicazione dei bandi di gara delle Pa sui quotidiani nazionali e locali – che comportano una spesa di circa tre miliardi di euro all’anno. Una proposta sensata per evitare sperperi di denaro pubblico che andrebbe a sostenere con il reddito di cittadinanza giornalisti e poligrafici che perderebbero il posto di lavoro. Contro l’abolizione del finanziamento ai giornali è pronto un emendamento di SEL, sostenuto dall’intera maggioranza.

Martedì scorso, 22 settembre, anche Maria Coscia (PD) ha presentato un progetto di riforma dell’editoria. Il testo, sotto forma di delega al Governo riordina il sistema dei contributi pubblici creando a Palazzo Chigi un fondo unico per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Verranno eliminati i finanziamenti agli organi di partito, le testate sindacali e quelle super-specializzate di carattere tecnico. Ci saranno edicole elettroniche per la vendita di quotidiani digitali e il sostegno verrà accordato a quelli che avranno un’edizione on-line e non sarà mai superiore al 50% dei ricavi. Previsti sgravi fiscali per chi investe in pubblicità, ma escludendo quella sui canali televisivi.  Particolari facilistazioni per gli inserzionisti di piccole e medie dimensioni.

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