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La Messe des Anges Gardiens eseguita per la prima volta in Italia dal Coro del Briccialdi

di Francesco Angellotti – AG.RF 31.05.2015 (ore 16:55)

(riverflash) – Tra le attività d’educazione musicale dell’Istituto Briccialdi, è molto curato il Coro e, come abbiamo riportato recentemente, le interpretazioni canore. Un filone molto nutrito nell”800 è quello delle corali di musica sacra, in cui indubbiamente l’ancestralità e la solennità dell’interpretazione porta verso l’Esaltazione Astratta. Poi, anche se non si capisce bene il testo, chiaramente in Latino, non importa; in fondo una traduzione maccheronica non è difficile e l’effetto è tutto nella celestialità del suono. Quindi, volendo riportare l’esecuzione di musiche sacre, qual’è il loco migliore per adeguare gli ascoltatori all’ambiente? Presso l’Istituto Briccialdi.Briccialdi_Terni-300x225

   Ma che dico?!? Figurati. Una musica che ha avuto la prima esecuzione nel 1883, l’ultima interpretazione è di anni fa in Argentina, che in Italia non è stata mai eseguita, volete dargli un’impostazione prettamente Accademica? Sarebbe un depauperarla di tutta la carica metafisica che gli Ave, i Gloria i Laudemus e gli Alleluia comunicano. Per cui, adeguati e rispondenti al ruolo, tutta l’Accademia di Canto è andata a farsi sentire nella Chiesa di San Francesco. Capisco che, adesso come allora, la Chiesa mistifica certi contenuti, esaltandoli ma agendo nascosta verso la loro distruzione; ma per favore non toccate San Francesco, un Santo che con le sue esperienze ha capito e si è convinto delle Verità Assolute, ed è vissuto fino alla morte precoce donandosi completamente allo Spirito ed al Bene; interpretato negli Uomini come negli animali e nella Natura. Non velandosi di sovrastrutture, vestito di saio e camminando scalzo; proprio come il papa che gli ha inflitto la mortificazione di assumere il suo nome, che per darsi una veste francescana dice che i clandestini bisogna evitare di farli affogare, anche se non provvede ad una sistemazione. E questo è il problema: scappano da situazioni terribili, per arrivare nei campi profughi ed essere avviliti. Ma trovate qualcosa da fargli fare! Allora vedrete che non sarebbero indotti, con la loro cultura e preparazione scientifica che non esiste, ad agire da delinquenti, come troppo spesso avviene. Eppure sorge il problema: trovi un posto ed un lavoro a chi viene da lontano per disperazione, e chi si dispera in casa non sa dove sbattere la testa? Jamais, è tutta questione di cambiare Sistema. Bisogna che chi viene ad ingrossare le fila della popolazione trovi alloggio ed un’ attività stabile e sicura, in quanto in Italia le fonti di produzione prolificano e gli Italiani possono inquadrarsi in posizioni produttive e creative.

 Messe des Angels Gardiens  Stiamo facendo tutto questo discorso che presumerebbe la fine di tante chiacchere tra il demagogico ed il settario, onde avviarsi ad una modifica radicale nella Politica e nella Società, e stiamo trascurando la materia che ci ha spinto a questo pezzo che proponiamo: Messe des Angels Gardiens, di Charles Gounod (1818-1893). Ma il concerto, che prendeva spunto dalla sua composizione, era articolato anche con un Gloria ed un’Ave Maria di Cesar Franck (1822-1890), l’Ave Maria famosissima di Camille Saint-Saint (1835-1921), di nuovo un Sanctus dell’autore che ha ispirato il concerto, un’Ave Maria di Théodore Dubois, sempre Gounod che per mantenere l’autorità dell’intestazione ha dovuto comporre anche il pezzo che ha dato il titolo alla serata, Gabriel Fauré, che sempre osannava Maria salutandola con un Ave, conclusione del soggetto principale con un altro tempo dell’ultima composizione eseguita.

   Bravissimo e particolarmente affiatato con il coro l’organista Fabio Ciofini; peccato che l’organo fosse elettrico, fosse stato quello della Chiesa sarebbe stato pretender troppo. Veramente “giusto”  anche il professore di canto, che ha diretto i suoi allievi, Massimo Gualtieri, che ha organizzato benissimo tutta la composizione, sapendo alternare i tempi essenzialmente corali, con quelli d’assolo, o cantati da una coppia alternata, o 4 cantanti che si sono esibiti in giochi di suoni, canto e controcanto.

   Il soprano che si è mostrata da sola è Johanna Andersson, dalla bellissima voce alla ricerca del giusto tono nei passaggi; canti a due con sempre Diana Vassallo mentre l’altra voce è stata una volta Maela Nicoletti, un’altra Maria Rita Combattelli; un altro canto a due con Francesca Mazzocchi e con il basso Daniele Bonacci, che hanno interpretato subito dopo l’esordio corale, adeguando benissimo i timbri alternati della voce della tenore con quella del basso. In un passo di Franck si sono ritrovati tutti e tre gli interpreti già citati, ma all’ultimo momento il quarto componente è stato sostituito dal già apprezzato tenore che l’altro ieri si è esibito unico uomo al saggio tenuto presso l’Istituto: Joseph Dahdah, al quale torno a fare le mie scuse di aver riportato il suo nome nell’articolo di ieri inserendo uno spazio, che non c’è. Comunque questo giovane interprete è veramente un pezzo da novanta: nella voce straordinaria, già graduata molto bene.

   Abbiamo detto tutto, anche troppo; rimarrebbe solo da farvi ascoltare la musica, che veramente innalzava l’Anima ove ognuno la vorrebbe dirigere. Ma la mia Arte da giornalista è troppo scadente e non riesco a traslare la musica nello scritto. Sarà meglio, anziché attendere ch’io impari ad essere più chiaro, che voi veniate agli appuntamenti che ho sottolineato, parlando del Saggio tenuto presso l’Istituto.

   Se vi dico che ne varrebbe la pena, sarebbe sminuire la bravura di tutti i cantanti che si sono diplomati presso il Briccialdi: veniteli a sentire, sono eccezionali!

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