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LA MERKEL GARANTISCE PER JUNKER CON RENZI E HOLLANDE

shutterstock_121966123-1024x710di Giuseppe Licinio AG.RF 26.06.2014 (ore 22.20)

(riverflash) – Il quadro delle nomine per le cariche europee, sia per la Commissione che per il Parlamento si va lentamente componendo.

La nomina di Jean-Claude Juncker a Presidente della Commissione è cosa fatta. David Cameron ha perso la sua battaglia. Pur essendo unanimemente considerato espressione dell’Europa del passato e incapace, quand’era presidente dell’Eurogruppo, di capire la crisi finanziaria che stava arrivando, l’ex premier lussemburghese è riuscito ad ottenere la guida della Commissione (sebbene la ratifica ufficiale avverrà fra oggi e domani nella due giorni del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue).

La nomina del presidente della Commissione (che successivamente viene sottoposta alla ratifica del Parlamento) si decide proprio fra i capi di Stato e di governo e negli anni passati i governi sono sempre stati in grado di negoziare ragionevoli compromessi che hanno sempre portato a nomine appoggiate dall’unanimità dei governi. Questa volta però il conflitto è stato troppo aspro e la Merkel ha minacciato di eleggerlo a maggioranza («se non sarà unanimità non sarà un dramma» ha dichiarato) con la implicita conseguenza di non concedere nulla nemmeno in fase di negoziazione.

Questo sarebbe stato un fallimento per Cameron e per tutti gli altri paesi che si sono opposti alla nomina di Juncker (fra cui Matteo Renzi e il premier francese Francois Hollande). La scelta migliore è stata infatti trattare la resa e optare per un compromesso in grado di accontentare sia il fronte della crescita sia quello rigido sui conti pubblici rappresentato dai tedeschi.

In realtà anche nel fronte tedesco c’è stata ieri un evidente spaccatura sui temi economici fra i falchi della Bundesbank e Angela Merkel. I primi avevano respinto le richieste di molti leader europei di avere più flessibilità e più tempo per ridurre disavanzo e deficit. Ma la cancelliera ha difeso tale richieste dichiarando che «la flessibilità offerta dal Patto di stabilità va sfruttata perché è la disoccupazione il problema numero uno». Rispondendo alla Bundesbank, quindi, la Merkel ha posto in realtà le basi per l’accordo sulla nomina di Junker garantendo a Renzi e agli altri leader che le politiche economiche della nuova Commissione saranno orientate alla crescita e al lavoro. Un abile mossa politica e diplomatica che però da per scontato che Juncker accetterà di buon grado per cinque anni di svolgere il ruolo di esecutore di ordini calati dall’alto.

Per quanto riguarda le nomine per l’Europarlamento, anche qui il puzzle si va componendo. Gli accordi sono già presi e prevedono l’attuale presidente del gruppo Socialisti e Democratici (S&D) Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo (nomina che accontenta anche la Merkel la quale ha fatto sapere da tempo che mai avrebbe accolto una candidatura del suo connazionale a Commissario). Gianni Pittella, recentemente nominato vicepresidente di S&D, prenderà il posto di Schulz alla presidenza di S&D e David Sassoli sarà uno dei vicepresidenti del Parlamento europeo.

junker e merkel

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