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“LA LETTERATURA NON E’ MILITANTE”

images[1]AG.RF.(Massimo Pedroni).22.10.2013

 

“riverflash” – Mi permetto di riportare, tale e quale il titolo del bell’articolo di “la Lettura”, supplemento domenicale del Corriere della Sera, uscito domenica scorsa. L’articolo consisteva in un colloquio sulla Letteratura tra la scrittrice Silvia Avallone, e lo scrittore Alessandro Piperno. In questo contesto è scaturita, la raggurdevole affermazione. La lettura dello  scambio di idee tra i due, è stato per me foriero di stimoli e riflessioni. Estremamente rilevante, la riaffermazione da parte di entrambi, la scrittrice e lo scrittore, della scrittura come luogo altro dalla vita ordinaria.  Luogo deputato a ospitare la pienezza della libertà dei lettori e degli scrittori  Queste affermazioni, sicuramente coraggiose, danno una scossa a molti sepolcri imbiancati. A consolidate e usurate ritualità.  Viene spezzato, polverizzato, con un colpo solo un giogo al quale era stata messa a catena, un espressione artistica, che come tutte le altre per sua natura non dovrebbe avere sviluppi e percorsi prestabiliti. Chiaro è, che la cosidetta “militanza della letteratura” , che ha imperversato per anni, non era certo un “genere”, affermatosi spontaneamente. L’industria culturale di un certo periodo e di un certo stampo, ha creato con consolidata sapienza, i presupposti affinché essa apparisse necessaria e ineludibile. Questo oberando la Letteratura di compiti che, possono parzialmente riguardarla, ma che non le sono proprie. Tipo l’affermazione di quel periodo “che la letteratura cambia la società”, impostazione questa che aveva come malsano corollario “tutto è politica”. Per nostra fortuna, sono epoche sfiorite, e consumatesi nelle loro inadeguatezze. Chissà, se è finalmente giunto il momento del giusto, e  unico spazio da dare in questo settore,  alla semplice  pura e spericolata attività creativa. Speriamo che stiano maturando tempi in cui l’artista sia protagonista esclusivo di fattti d’Arte. In barba i “dirigisti”, d’ogni tempo e latitudine, e agli spacciatori di “ideologie”, che troppe dipendenze hanno determinato. Qui non stiamo parlando di “libertà di mercato”, ma di qualcosa di molto più profondo. Di libertà creative, che di fatto sono state schiacciate o marginalizzate, sotto il pesante tallone del realismo tout-court, o del minimalismo, solo per citare uno stile non troppo lontano da noi. Il problema è che a furia di minimizzare, hanno fatto diventare tutto talmente piccolo che non è rimasto più uno sprazzo di alterità dell’opera letteraria, con la vita di tutti i giorni. Ma come si sa “i sogni muoiono all’alba”.  Penso che per tutti i corifei del letterariamente corretto,  e lo spero, che questo spiazzante risveglio stia proprio per giungere. D’altronde “siamo uomini o caporali?” come discettava genialmente Totò.

E di caporali, nelle contrade letterarie, se ne sono visti aggirare veramente troppi. E’ meglio per tutti, non andare oltre.

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