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LA FIAT MINACCIA DI ESPATRIARE IN SERBIA

AG RF FT 24.7.2013

TORINO (RIVER FLASH)- Se Mirafiori è ferma, come sottolinea il ministro Flavio Zanonato, a Kragujevac il ritmo produttivo è incalzante. La Fiat, infatti, sta puntando sempre più sul suo stabilimento serbo. In sostanza l’unico, tra quelli in Europa, dove nel corso degli ultimi anni non ci sono stati tagli, ridimensionamenti o depotenziamenti industriali. Persino l’impianto di Tychy, in Polonia, da sempre un vanto del Lingotto, ha subito una sforbiciata alla manodopera. A inizio anno sono scattati circa 1500 licenziamenti: un terzo all’incirca sul totale delle tute blu. E pensare che, solo nel 2009, Tychy venne equiparato a Toyota City dal New York Times. Efficienza e tecnologia applicate al concetto di auto di piccola taglia, scrisse il giornale newyorkese.

La casata torinese, che nell’impianto serbo assembla la 500 L e la sua versione a sette posti, ribattezzata Living, e presentata giusto una manciata di giorni fa, prevedrebbe secondo il governo di Belgrado un’ulteriore infornata di assunzioni: 1400 lavoratori nei prossimi 18 mesi, a fronte degli attuali 2400 impiegati.

Quanto all’output, nel 2013 si attesterà tra le 110mila e le 140mila vetture. Finora ne sono state esportate 80mila. Le stime relative all’anno corrente, comunque, sono state leggermente tagliate. Ha gravato, su questo, il fatto che non sono ancora partite le vendite sul mercato russo, su cui sia l’azienda, sia l’esecutivo serbo puntano forte. Tanto che Belgrado sta cercando di ottenere da Mosca una deroga sui dazi tariffari, con l’obiettivo di esportare la 500 L in regime di duty free.

Il ruolo della Fiat in Serbia non si può misurare, tuttavia, sui soli parametri dell’impiego e della produzione a Kragujevac. Va tenuto conto anche dell’indotto. Anche sotto questo aspetto di registra un’importante dilatazione. A febbraio Johnson Controls, colosso americano della componentistica, ha aperto due fabbriche in “zona Fiat”: fornirà sedili e interni. Altre aziende hanno già seguito il Lingotto in Serbia. Le autorità belgradesi sostengono che Sergio Marchionne, nel complesso, dia lavoro a 8000 persone.

Non basta. L’effetto Fiat si sente anche sulle esportazioni della Serbia. L’avvio della attività a Kragujevac, nel 2012, dopo quattro anni di lungaggini burocratiche e ammodernamenti vari alle linee di produzione, le ha fatte aumentare del 30%, livellando notevolmente la bilancia commerciale. Senza contare che molti analisti imputano proprio a questo, vale a dire all’influenza della Fiat sull’export, l’uscita del paese balcanico dalla recessione che l’ha colpito nel 2012 (-1,7%), sulla scia della cattiva congiuntura di cui tutta Europa ha risentito. Quest’anno la crescita dovrebbe attestarsi all’1,7%. Nel 2014 dovrebbe salire di due punti decimali, all’1,9%.

 

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