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LA CURA PER LA CRISI ITALIANA

crisi-economica[1]“riverflash” – Scordiamoci la ripresa se non agiamo subito. Quando si ha una grave malattia, se non la si cura nel modo corretto ed in fretta, si muore! Così ora, al punto in cui è giunta la crisi italiana, se non si prendono le dovute contromisure, la crisi peggiorerà e non ci sarà più ritorno alle condizioni di prima. Dove sta il punto? Nel debito pubblico, ovviamente, quindi, se non lo si riduce, non si possono diminuire le tasse. Se non si abbatte la spesa pubblica non si possono diminuire le tasse che, al livello attuale, non rendono le nostre imprese competitive, per cui i loro prodotti non si vendono ed il lavoro continua a scendere, con un continuo aumento della disoccupazione. Allora bisogna subito abbattere la spesa dello stato e, a guardare bene, si intravedono un sacco di possibilità per farlo. Prima di tutto si deve scegliere un principio, una regola per abbattere la spesa dello stato, oltre a quella della politica, naturalmente. Ma cominciamo dallo stato, che spende molto di più della politica. Una regola semplice per trovare le parti dello stato improduttive ed inutili è questa: siamo in democrazia, quindi lo stato deve essere al servizio del cittadino ….. bene, allora cominciamo a vedere quali sono gli enti dello stato che non sono al servizio dei cittadini!

Il primo esempio, il più semplice, è rappresentato dalla polizia: a cosa servono carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza, forestale, polizia carceraria ecc? Perché non unificarle in un unico corpo con le varie specializzazioni? Avete presente quanti comandanti, generali, funzionari ed uffici hanno tutti questi corpi di polizia? Se si unificano, si scende ad un terzo, con notevole risparmio.

Altra cosa che non capisco: per il controllo del territorio in Italia abbiamo: comune, provincia, regione, prefetture e questure. Ricordiamoci che provincia, questura e prefettura le hanno inventate gli antichi romani… ma era logico allora, non c’era internet, non c’era telefono, non c’era fax, non c’erano autostrade né ferrovie né linee aeree, ora, con tutto questo, a cosa servono tutte queste organizzazioni per controllare il territorio? Per me basterebbero il comune e la regione, accorpando in loro tutti i compiti delle altre funzioni.

Un’altra cosa assurda che mi viene in mente è la corte dei conti: in tutti questi anni, con la formazione di un debito pubblico così ingente che ci sta portando alla rovina, dove li hanno fatti i conti? Il loro compito è controllare la correttezza dei contratti dello stato, ma cosa hanno controllato? La prima cosa da controllare era se c’erano i fondi per fare quei contratti e allora, a cosa serve questa benedetta corte dei conti? Che vantaggio hanno i cittadini dalla sua esistenza?

Poi ci sono le forze armate: ma servono proprio tutte oggi? Perché non si parla più del supercaccia F35 per cui dovremmo pagare 20 miliardi di Euro agli USA nei prossimi anni? A cosa serve? E delle portaerei, che ce ne facciamo? Sono potenti mezzi di attacco, ma la nostra costituzione dice che l’Italia deve solo pensare a difendersi, per cui le porterei non dovrebbero esistere!

E le direzioni generali dei ministeri, sapete quante sono? Circa una cinquantina. Tutte enormi, pantagrueliche, piene di personale per riempire organigrammi fatti decenni fa, cui nessuno pone più mano: troppo complicato.

Poi ci sono i dipartimenti, previsti per il Mini stero dell’Interno, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze, delle Attività produttive, delle Politiche agricole e forestali, dell’Ambiente e della tutela del territorio, delle Infrastrutture e dei trasporti, del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali ed, infine, dell’Istruzione, dell’università e della ricerca.

Ed infine ci sono le agenzie, che sono una decina.

Questa è l’organizzazione dello stato: direzioni generali, dipartimenti ed agenzie gravano tutte sulla città di Roma.

Ma siamo sicuri che per fare funzionare lo stato serva veramente tutto questo? O forse, essendo in troppi, generano entropia e contribuiscono al caos in maniera considerevole?

Qualcuno chiederà: ma cosa ne facciamo di tutta questa gente, se la mandiamo a casa generano altra disoccupazione! No, basta pagarli all’80% dello stipendio attuale (tipo cassa integrazione), lasciandoli però a casa: non ci saranno spese per mantenere uffici, computer, stampanti, riscaldamento, segretarie ecc. poi, una volta in pensione, non occorrerà rimpiazzarli, che ne pensate? Inoltre il traffico di Roma si dimezzerà, lasciando più tempo a quelli il cui lavoro serve veramente ai cittadini.

AG.RF. (CP) 03.06.2013

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