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LA CASSAZIONE DICE NO AL PANINO DA CASA: “NON E’ UN DIRITTO SOGGETTIVO”

AG.RF.(redazione).31.07.2019

“riverflash” – Non esiste un «diritto soggettivo» a mangiare il panino portato da casa «nell’orario della mensa e nei locali scolastici» e la gestione del servizio di refezione è rimesso «all’autonomia organizzativa» delle scuole. Così la cassazione ha risposto ai genitori che chiedevano che i propri figli, potessero portare il pasto da casa. Un gruppo di genitori si erano attivati per far sì che i propri figli fossero liberi di decidere di non utilizzare la mensa scolastica, portando appunto, un panino da casa. Portare il «panino da casa», scrivono i giudici, comporta una «possibile violazione dei principi di uguaglianza e di non discriminazione in base alle condizioni economiche, oltre che al diritto alla salute, tenuto conto dei rischi igienico-sanitari di una refezione individuale e non controllata».          ancora: «L’istituzione scolastica non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l’utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità», con «regole di comportamento» e «doveri cui gli alunni sono tenuti», con «reciproco rispetto, condivisione e tolleranza». In pratica, la Suprema Corte, “giustifica” il suo comportamento, difendendo un principio di diritto, secondo cui, «un diritto soggettivo e incondizionato all’autorefezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile» e i genitori degli alunni non possono rivolgersi al giudice per «influire sulle scelte riguardanti le modalità di gestione del servizio mensa, rimesse all’autonomia organizzativa» delle scuole. Ma cosa era successo e perché i genitori protestavano? Nel novembre del 2014, un gruppo di 38 genitori di bambini delle elementari e medie di Torino, avevano avviato una causa contro il Comune e il Ministero dell’Istruzione, e in primo luogo, la corte d’appello di Torino, aveva permesso loro di scegliere per i figli, tra la refezione scolastica e il pasto domestico da consumare nelle singole scuole e nell’orario destinato alla refezione, pur astenendosi dal dettare le modalità pratiche, riguardanti in particolare gli «aspetti igienico/sanitari», per dare concreta attuazione alla sentenza. La decisione successiva della Corte d’Appello, a loro favorevole, aveva aperto le porte ad un movimento nazionale per la libertà del panino da casa, spingendo molte altre scuole, come l’Ics Capponi di Milano, a decidere in questo senso. Anche una sentenza del Consiglio di Stato sul Comune di Benevento, che annullava il regolamento voluto dalla giunta comunale che vietava il pasto da casa, andava in questa direzione. E poi man mano la tendenza si era allargata a macchia d’olio da Torino a quasi tutto il Piemonte, estendendosi a Venezia, Verona, Ferrara, Genova, Guidonia, Milano, Benevento, Lucca e altre decine e decine di comuni in Italia. In tutti questi posti sono stati presentati e vinti ricorsi, inoltrate diffide ed alla fine i genitori hanno vinto. Ma il pronunciamento di ieri, ha messo fine a questa possibilità, con grande disappunto del gruppo “Caro Mensa” a Torino. Vietato dunque, portare il panino da casa.

Fonte: Corriere della Sera

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