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KABOBO, L’UOMO CHE L’11 MAGGIO UCCISE 3 PERSONE HA TENTATO DI SOFFOCARE IL SUO COMPAGNO DI CELLA

FT AG RF 14.11.2013kab

MILANO (RIVER FLASH)- Kabobo, il ghanese che lo scorso 11 maggio ha ucciso a colpi di piccone tre passanti a Milano, ha avuto una lite con il suo compagno di cella, nel corso della quale gli ha stretto le mani al collo tentando di strozzarlo. È successo alcuni giorni fa nel carcere milanese di San Vittore. Da quanto si è saputo, Kabobo, così come era accaduto dopo gli omicidi nel quartiere Niguarda, avrebbe detto di aver sentito delle «voci», anche «di Dio» . L’intervento della polizia penitenziaria, però, è stato immediato e i due detenuti sono stati separati. Dopo l’aggressione, da quanto si è saputo, il ghanese è stato trasferito in isolamento, sorvegliato a vista, e continua a seguire le terapie psichiatriche.

“Noi non siamo stati informati da alcuno di quanto è accaduto”, ha spiegato l’avvocato Benedetto Ciccarone, che difende il ghanese con Francesca Colasuonno. Il difensore ha chiarito che è andato a trovare in carcere Kabobo alcuni giorni fa e che gli aveva raccontato che stava condividendo la cella con un altro detenuto. Per l’avvocato Ciccarone “è una cosa molto strana e grave” che un detenuto come Kabobo, “con seri problemi psichiatrici e che sta seguendo delle terapie, venga messo nella stessa cella con un’altra persona”.

C’è poi chi quell’11 maggio ce l’ha scolpito dentro come una profonda ferita che non si rimarginerà mai. Sono i parenti delle vittime della follia di Kabobo.

“Ho un dolore acuto in fondo al cuore che non passerà mai”. Queste le parole di Andrea Masini, figlio di Ermanno, una delle tre vittime. “Mi aspetto una condanna esemplare.  Voglio che Kabobo vada in carcere. E poi il processo mi consentirà di guardarlo in faccia. Io davanti a lui: l’unica “soddisfazione” ammesso che si possa usare questo termine. Lo voglio guardare negli occhi. Lui non ha avuto il coraggio di farlo con le sue vittime, le ha tutte colpite alle spalle”.

 

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