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ISIS: PERCHE’ CONTRO L’OCCIDENTE?

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AG.RF.(Claudio Peretti).21.11.2015

“riverflash” – Immaginiamo un gruppo di cavernicoli che lasciano la loro caverna per cacciare un mammut. Il mammut è più grosso, più forte e più veloce. I cavernicoli andranno certamente incontro alla morte e il mammut dovrebbe essere abbattuto con sassi e lance. Il gruppo di cavernicoli si divide in tre e circonda il mammut senza dire una parola e senza comunicare. Noi, l’occidente moderno, siamo il mammut e l’ISIS è il gruppo di cavernicoli che cerca di abbatterlo.

Questa è una efficace allegoria per capire come opera l’ISIS internazionalmente. Come i cavernicoli che cacciano il mammut, l’ISIS non usa radio, non usa internet, non usa C2 centralizzati (comando e controllo), quindi non lascia tracce della sua “operazione”. La conoscenza del territorio è data dai locali, da “cacciatori” nativi sul territorio dell’operazione. Spesso sono addestrati e diretti da un cacciatore di mammut più anziano, che li istruisce su come infliggere il colpo mortale. Ma questo cacciatore più anziano deve aver addestrato il gruppo prima di lasciare la caverna, loro si devono essere addestrati su mammut più piccoli e su altre simulazioni di caccia prima di partire.

L’ISIS è un’anomalia dell’era moderna, sta agli antipodi di qualsiasi modernità. La brutalità, la forza e la capacità di nascondersi fra la gente assicurano la letalità dell’attacco. Persino i suoi metodi di reclutamento oltremare mostrano la sua base di strategia e pensiero pre-moderni. Gli operatori dell’ISIS dovrebbero avere un’estensiva esperienza in zone di combattimento e sono smaliziati nell’arte della guerra. Invece di nascondersi dietro internet, questi operatori del terrore si nascondono fra gli alberi dell’era pre-moderna dei mammut – si mescolano alle popolazioni locali per fare sparire le loro tracce. E’ impossibile trovarli, a meno che non si sappia esattamente cosa guardare, perché fanno parte della nostra comunità. La loro efficacia deriva dalla loro abilità di operare in silenzio ed in completo isolamento ma con la condivisione reciproca della dottrina e dell’obiettivo finale.

Natura della minaccia

L’ISIS ha la formidabile capacità di conquistare e controllare le popolazioni dei territori che si è conquistata. Questo deriva dalla loro funzionalità ed abilità di fornire servizi speciali alle popolazioni dominate. Stanno governando un’area con più di 8 milioni di persone (come la Svizzera). Per il loro popolo forniscono servizi, lavoro e salario, mantengono la legge e l’ordine. Ci sono prigioni, punizioni pubbliche, leggi che sono controllate ed imposte da una polizia morale. E’ una società funzionante con banche e attività varie. L’ISIS quindi non è né un gruppo di terroristi né uno stato, ma mostra aspetti di entrambi. Per esempio, ha sia un esercito salariato che un settore asimmetrico di esperti del territorio. I funzionari statali di solito trattano con essi, ma mai simultaneamente con entrambi. Questo rende unica la minaccia per gli stati che vogliono contrastare l’ISIS. Gli stati pensano come stati e combattono come stati, ma gli stati che combattono un “non-stato” sono svantaggiati. Tanto per capire, il non stato non deve seguire regole e leggi statali o regole d’ingaggio o considerare le leggi internazionali nel definire le proprie tattiche o il proprio comportamento in caso di guerra.

Attivismo internazionale.

L’ISIS è un concetto. E’ un’idea che la gente segue. Non è un gruppo o una gerarchia. Questa nostra capacità occidentale di applicare un potere centrale ed un’azione di comando e controllo avanzati per mantenere una popolazione e spostare i confini territoriali non vale quando si analizza la crescente attività internazionale dell’ISIS. E’ sbagliato pensare che l’ISIS sia un gruppo di terroristi con complesse gerarchie e strutture che informano gli adepti all’estero e riportano indietro all’ ”ISIS centrale” le direttive per condurre operazioni oltremare. Se si pensa ad un sistema di comando e controllo centralizzato necessario ad un esercito per condurre operazioni con colonne avanzate, ebbene, non sembra sia il caso dell’ISIS e dei sui adepti internazionali.

Noi, in occidente, temiamo questa possibilità e possiamo definire la minaccia solo in questo modo, perché questo è quello che conosciamo. Noi temiamo questa possibilità perché questo è il modo in cui le nostre forze armate e di polizia sono addestrate a fare. Le operazioni così dette “network centric” dei nostri poliziotti e militari sono concepite per fare rispettare le leggi e per usare la forza militare tramite una consapevolezza della situazione distribuita fra chi conduce l’operazione ed auto sincronizzazione per essere agili ed efficaci. Una volta che l’informazione è distribuita, noi siamo efficaci. Questo stato mentale è una delle ragioni per cui non siamo così efficaci contro i terroristi dell’ISIS. Loro operano al di fuori del sistema informativo net centrico. Questo dipende in parte anche dalle rivelazioni di Snowden, che pochi anni fa ha rivelato al pubblico sconcertanti descrizioni di come le forze di polizia americane operano per fare rispettare la legge.

La natura dell’ISIS ed il modo in cui opera suggerisce un approccio più decentralizzato per le operazioni internazionali. Questo aiuta a spiegare la ridota abilità e la limitata capacità delle forze di polizia occidentali a stoppare gli attacchi condotti con la dottrina dell’ISIS.

Il moderno Sistema Americano C4ISTAR dirige le operazioni assicurando il dominio su Comando, Controllo, Comunicazioni, Calcolo, Informazioni/Intelligence, Sorveglianza ed Acquisizione del Bersaglio: diventa inutile quando c’è una grossa difficoltà a riconoscere il bersaglio o, per lo meno, di sapere cosa sia il bersaglio. Questo è reso ancora più difficile quando il bersaglio è parte della popolazione e si rende invisibile. Quando non appare nulla al di fuori della normalità è difficile percepire l’anomalia a meno che non si sia presenti quando l’ordinario si trasforma in una minaccia. Per fare questo serve la famosa capacità HUMINT (Human Intelligence), ossia la presenza di infiltrati. Ma HUMINT è costosa e l’occidente, soprattutto gli americani, hanno una fatale attrazione per la tecnologia. Per combattere chi ti assale devi capirlo, capire le sue armi, la sua dottrina ed il suo concetto di bersaglio. La tecnologia è poco efficace con questo tipo di minaccia e noi dobbiamo abituarci ad avere a che fare con essa molto pesantemente.

L’ISIS recluta i suoi adepti in oltre 100 paesi, questo è un punto fondamentale da prendere in considerazione per due ragioni: l’ISIS opera in nodi e l’ISIS è un movimento sociale transnazionale violento.

I Nodi.

Gli operatori dell’ISIS possono essere considerati una serie di nodi che sembrano agire in maniera coordinata, mentre sono un gruppo di agenti legati da una causa comune ma che operano individualmente in gruppi, come nodi locali.

I nodi sono operatori indipendenti, lanciano sciami di attacco, ma sempre come nodi individuali. Il loro ruolo è quello di portare avanti l’idea dell’ISIS e non di creare celle terroristiche o fulcri che generano rumore e quindi possono essere rintracciati.

C’è un numero crescente di gruppi di famiglie coinvolte in queste operazioni. Questo dà la protezione definitiva al nodo a causa della lealtà e del silenzio che le famiglie assicurano. Un’altra importante caratteristica dei nodi è l’enfasi sulla natura locale degli agenti, dal momento che possono mescolarsi facilmente al loro ambiente sociale.

Questo è uno degli elementi chiave da prendere in considerazione per l’ISIS: loro supportano un’idea globale di jihad verso i paesi in cui intendono operare, ma portano avanti questo goal con la loro dottrina impiegando combattenti addestrati locali mescolati con esperti che possono essere inseriti in ogni nodo.

Ogni nodo è totalmente indipendente e non necessita di nulla da parte del “quartier generale ISIS” eccetto l’ideologia della jihad e l’addestramento iniziale. Le nostre agenzie di “intelligence”, abituate a cercare fra le varie “chiacchiere” del mondo, non trovano nulla dal momento che questi nodi non hanno nulla da comunicare e nessuna ragione di richiamare l’attenzione, essendo locali e mescolati alla popolazione comune. Questa mancanza di richiesta di informazioni all’ente centrale da parte loro rende particolarmente difficile trovare e identificare gli operatori dei nodi.

Movimenti sociali basati sull’identità.

La seconda considerazione importane da fare è che l’ISIS è un movimento sociale e, come tale, ha un costrutto sociale. I suoi comportamenti e le sue azioni sono coerenti con un codice legato ad un sistema di credenze a cui aderiscono tutti i partecipanti. Questo sistema codificato genera pratiche e rituali che legano tutti i partecipanti e crea comunità ed identità. Quando questo accade su tutto un territorio genera una particolare etnia civile. Questo rende l’ISIS particolarmente letale nel lungo termine e, in qualche modo, le attività che vediamo oggi sono solo la preparazione di una visione a lungo termine.

L’etnia – un modo di comportarsi e di vedere il mondo – è il nocciolo centrale di credenze condivise che produce appartenenza. Non è la stessa cosa di avere un’idea e agire in base ad essa. Legato al sistema di credenze c’è il concetto che l’individuo non è più isolato, incompreso o diseredato o marginalizzato, ma parte di una comunità in cui il ruolo che egli gioca è vitale. Questo senso di appartenenza può essere contagioso. Genera un senso, uno scopo e l’opportunità di credere che loro sono parte di qualcosa molto più grande di loro stessi. Quello che da potere all’ISIS è il fatto che questo costrutto sociale ed il suo comune credo lega la gente e le persone più disparate facendo loro sentire di essere finalmente tornate a casa, intendendo come casa il posto in cui uno si sente capito e valorizzato, non il paese d’origine, da cui sono scappati a causa del senso di non appartenenza.

Il tornare a casa acquista una nuova dimensione – uno scopo – che si manifesta con missioni ed obiettivi del gruppo. Quelli che ritornano a casa, nelle nazioni di origine con un’identità ed etnia ISIS sono soldati con il compito di portare a termine una missione. Questa missione è fortemente imbevuta di insegnamenti religiosi: diventa la volontà di Dio e non più il desiderio dell’individuo.

L’ISIS è quindi una chiara ed attuale minaccia per Trinidad in quanto questi non identificati “rientranti” e quelli che supportano l’ISIS ed il jihadismo salafita non hanno bisogno di essere membri di un gruppo per essere efficaci nell’eseguire la loro missione. Loro agiscono in completo isolamento avendo unicamente concordato il tempo e l’obiettivo dell’attacco.

La distinta e disparata natura di ogni nodo li rende praticamente invisibili ai servizi di intelligence ed alle forze di polizia con l’eccezione di quelle agenzie governative cha hanno un elevato sistema di HUMINT ed agiscono nell’area grigia (con collegamenti con bande di criminali e mafia).

L’ISIS segna uno spartiacque nella natura mutevole delle minacce transnazionali agli stati esistenti. E’ un esercito che agisce come individui ed operatori asimmetrici focalizzati sullo stesso vettore di attacco, loro agiscono come un esercito, ma senza bisogno di comunicare. Tale entità segna una nuova era nell’Ibridismo del terrore e rende l’ISIS distinto da tutti gli altri gruppi che cercano di cambiare la struttura del sistema in cui operano.

I comuni terroristi ricercano un cambiamento politico in uno stato, i terroristi ibridi dell’ISIS vogliono cambiare la struttura del sistema internazionale e destabilizzarne l’ordine. Loro non hanno confini, non hanno limiti e cercano di spargere la paura, la confusione e demolire la capacità degli stati di proteggere la popolazione. Lo scopo finale è quello di rivolgere i popoli contro se stessi e promuovere un’erosione della struttura degli stati. Questo processo è già molto avanti in IRAQ, Libia e Siria. (dove gli stati occidentali hanno stupidamente rovesciato i dittatori che tenevano imbrigliati i dissidenti e i fanatici religiosi).

Per contrastare efficacemente questo nemico si deve cambiare il modo in cui operano i servizi di sicurezza. Nel paradigma di un nemico ibrido la guerra convenzionale non ha più senso (non hanno assolutamente senso gli F35 per cui stiamo inutilmente spendendo miliardi di Euro). Il nemico ibrido è trans nazionale e non ha una natura di stato. I nostri stati occidentali sono ancora configurati per contrastare altri stati e non sono in grado di contrastare non-stati. I nostri stati sono equipaggiati con eserciti reali e non con cyber-eserciti. La tipica operatività rimane quella di controllare i confini nazionali, usando armamenti per la sicurezza dei singoli stati invece di una cooperazione globale ed il coordinamento delle strutture. L’interesse nazionale e la preservazione del sistema di stati derivante dagli imperi centrali del XIX secolo prevale ancora sull’interesse globale mondiale.

Ci dovrebbero essere unità anti terrorismo che dovrebbero operare con piani ed azioni centrate sulla popolazione. Piani che non dovrebbero marginalizzare e isolare gruppi problematici per “prevenire” ma piuttosto focalizzarsi su programmi di “inclusione” per tutta la comunità. I non-stati trans nazionali combattono con idee e reclutano sfruttando il concetto di persecuzione. Quando gli stati utilizzano il mezzo militare per contrastare i movimenti sociali centrati sulla popolazione , allora i militari sono visti come coloro che agiscono contro quegli stessi elementi della società vera che li ha generati e li paga per difenderla.

L’approccio centrato sullo stato è antiquato. La globalizzazione e l’emergere di minacce transnazionali richiede una completa revisione del settore della sicurezza. La SICUREZZA GLOBALE è il nuovo interesse di tutti i popoli e si deve inevitabilmente focalizzare sulla sicurezza UMANA piuttosto che sul paradigma centrato sullo stato.

La natura del messaggio che la SICUREZZA dà alla gente è altrettanto importante del modo in cui il messaggio è dato. Non serve più l’Anti-Terrorismo per contrastare questa minaccia emergente. L’anti terrorismo è reazionario e sempre operato dopo l’evento terroristico. Le iniziative anti terroristiche, d’altro canto, producono un contro-dialogo che può essere utilizzato dalla TV, dai social media e nelle moschee.. Ora serve una risposta pre-azione per rassicurare quelli il cui intento è di spaventaci, per infondere loro il concetto che si salvano da soli. Nel salvare loro salviamo noi stessi e la nostra civiltà. Ricordiamoci di quante persone, anche giovani, sono oggi marginalizzate, senza lavoro, senza futuro in tutti i paesi occidentali: molti di essi, continuando così, si arruoleranno nell’ISIS e combatteranno volentieri contro la società da cui provengono e che li ha marginalizzati.

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