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IN GHANA ESPLODE LA RIVOLTA CONTRO LA COLONIZZAZIONE CINESE

PECHINO (RIVER FLASH)- Cercatori d’oro cinesi nel mirino dei ghanesi. È l’altra faccia della medaglia della Cina che si espande nel mondo, soprattutto in Africa, una delle nuove colonie di Pechino.
Nel Continente nero, la presenza del Dragone non è infatti molto apprezzata, soprattutto per il marchio di potenza coloniale imposto dalla Cina.
L’allarme è arrivato dal Ghana, dove le autorità hanno arrestato 160 cinesi nel corso del giro di vite sulle miniere illegali. Da lì nel Paese si è scatenata la repressione xenofoba e i cittadini del Dragone emigrati in Africa sono diventati il bersaglio di rapine, saccheggi e violenze. Anche perché in Ghana sono ben 50 mila i cercatori d’oro cinesi illegali, che si arricchiscono con il metallo giallo scatenando un pericoloso risentimento tra i locali.

Secondo quanto riportato dal segretario generale della China Mining Association nel Paese africano Su Zhenyu, «a Kumasi, Obuasi e Dunkwa nella regione di Ashanti», i morti sarebbero addirittura otto. Ma le notizie sono frammentarie e molti, da quanto ha riferito Su, si sono rifugiati nelle foreste e nei villaggi e c’è chi sta già progettando di tornare in patria.

In Cina si è così scatenata la protesta dei parenti: centinaia di residenti della contea di Shanglin, nel Guangxi, sono infatti scesi in piazza per chiedere al governo centrale di proteggere i loro familiari dagli attacchi.
I manifestanti si sono presentati con cartelli e striscioni: «Violenta repressione contro i cinesi in Ghana, i cittadini cinesi sono stati derubati» e «L’ambasciata cinese in Ghana non agisce», hanno scritto i familiari di chi in Africa è vittima dell’escalation di violenze. E ora la protesta potrebbe spostarsi a Nanning, capitale della provincia.

Intanto nel Continente nero gli attacchi ai cercatori d’oro cinesi proseguono.
Il South China Morning Post ha raccontato la storia di Raymond Xie, che dopo aver lasciato il proprio lavoro come insegnante di inglese in una università nel Guangxi all’inizio del 2012, è partito per la corsa all’oro in Ghana.
Insieme con alcuni soci, il 41enne ha investito circa 3 milioni di yuan (più o meno 370 mila euro) per aprire una piccola miniera a Obuasi, nella regione Ashanti e iniziare a cullare il sogno di una nuova vita all’estero.

La sua miniera (dal 2005 sono circa 2 mila) produce circa 150 grammi di oro e incassa, al netto delle spese, 2.900 dollari (quasi 2.100 euro) al giorno, a fronte dei 1.000 yuan (circa 120 euro) che guadagnano i suoi concittadini nella contea di Shanglin in Cina.
Ma se c’è chi è stato ancor più fortunato di Xie, arrivando a estrarre quotidianamente fino a un chilo d’oro, c’è pure chi si deve accontentare di 50 grammi.

Il ‘Pogrom’ contro i cinesi in Africa ha però contorni poco chiari e l’impressione è che dietro ci sia una tensione tra il Ghana e il Dragone.
Nel Paese africano, secondo quanto spiegato dal responsabile del servizio immigrazione in Ghana Francis Palmdeti a Bloomberg, alcuni dei 160 cinesi detenuti avevano i permessi di residenza scaduti, ma ha chiarito che l’inizio del rimpatrio è previsto quando «i migranti o l’ambasciata cinese pagheranno per le spese di trasporto».

FT AG RF 7.6.2013Ghana President John Atta Mills Visits China

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