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Il pianoforte a 4 mani di Luca Colombo e Sugiko Chinen il 21 febbraio al Gazzoli di Terni

colombo_chinenAG.RF 19.02.2016 (ore 12:10)

(riverflash) – Domenica 21 febbraio alle ore 17.30 all’Auditorium Gazzoli prosegue la Stagione dei concerti dell’Araba Fenice. Sul filo del sogno sarà il titolo del concerto in cui saranno ospiti una formazione di pianoforte e 4 mani composta dai pianisti Luca Colombo e Sugiko Chinen.

Il duo pianistico Colombo-Chinen si é formato nel 1995 e sin dal principio, ha dedicato particolare attenzione alle opere per pianoforte a quattro mani scritte da compositori francesi e italiani nella prima metà del ‘900. Insieme sono stati premiati in molti concorsi internazionali, come  il “Liburni Civitas 1998″, l’”Etruria Classica 2000”, il “Città di Cortemilia 2000″, il Concorso Internazionale di Roma 2000”,  ed hanno ricevuto il Primo Premio nella XIV edizione della European Music Competition “Città di Moncalieri”. Insieme hanno tenuto concerti in Italia, Francia, Spagna, Austria, Polonia e Giappone, riscuotendo molti consensi sia dal pubblico che dalla critica specializzata.

A Terni porteranno un programma che lega attraverso l’invisibile filo del sogno, una sequenza di brani scritti dai più importanti e conosciuti compositori francesi di inizio ventesimo secolo.

Avvio con la Petite Suite di Claude Debussy composta da una serie di brani tra cui il celebre “En bateau”, una barcarola ondeggiante in cui gli arpeggi sono le onde che cullano una piccola barca o una gondola d’altri tempi; il finale “Ballet” che ha la stessa gaiezza delle grandi musiche per balletto, cioè quelle di Chabrier, o Tchaikovskij.

Seguirà poi la conosciuta “Ma mère l’Oye” di Maurice Ravel, raccolta di cinque pezzi infantili che ispirati alle fiabe francesi del XVII secolo di Perrault.

Di Gabriel Faurè, il Duo Colombo/Chinen eseguirà la Dolly Suite op.56: una collana di sei brani che si legano l’un altro dal filo di una melodica bellezza sognante.

Prima delle chiusa verrà eseguita la Sonata di Francis Poulenc, composta nel 1918: brano che, pur nella sua brevità, esemplifica appieno la straordinaria figura di Poulenc, uno dei musicisti più intriganti del Novecento, un compositore costantemente alla ricerca di sonorità spesso contro corrente rispetto alla propria epoca.

Chiusa del concerto con un omaggio all’Italia con un brano di Casella: “Pupazzetti”, una raccolta di “Cinque pezzi facili per pianoforte a quattro mani” ma che si legano a tutto il resto del programma, vista l’influenza che lo stesso Casella ebbe dal creativo ambiente parigino e che fu determinante per il carattere di quest’opera.

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