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IL MUSEO BILOTTI, UN PICCOLO LUOGO DI GRANDE BELLEZZA

 

gli_archeologidi Sabrina Sciabica (AG. RF. 19.04.2016)

(riverflash) –  Il museo Carlo Bilotti si trova a Roma, nel cuore di Villa Borghese, nell’edificio dell’“aranciera”, ovvero un luogo adibito, in passato, alla conservazione degli agrumi nel periodo invernale.

Carlo Bilotti fu un abile imprenditore del settore della cosmetica, di origini meridionali. Fin da giovane coltivò la sua passione per l’arte e la cultura internazionale tanto che la sua vita fu caratterizzata da numerosi viaggi ed esperienze di lavoro all’estero, nonché da una compagnia altrettanto colta ed elegante, la moglie Margaret Embury Schultz (Tina), con cui condivise  numerose passioni. Approfittando, anche, dei contatti lavorativi con l’America, l’acuto uomo d’affari divenne amico di molti artisti, esponenti della Pop Art e non solo, come Warhol, Lichtenstein, Dalì, de Chirico, de Saint-Phalle, Rivers, Rotella e da queste conoscenze nacquero le committenze di  preziosi lavori destinati non soltanto all’ambito personale ma anche alle varie società della famiglia Bilotti.

Il museo d’arte contemporanea dedicato a Carlo Bilotti nasce dalla volontà del collezionista di donare al Comune di Roma 23 opere tra dipinti, disegni e sculture con lo scopo di renderle fruibili gratuitamente a cittadini e turisti. Oltre ai quadri, sono esposte parecchie foto, a testimonianza di una vita trascorsa per l’arte e con gli stessi artisti che la coppia frequentava.

Tra le opere esposte ammiriamo dalla scultura di Giacomo Manzù (il Grande Cardinale è un bronzo fuso nel 2004 tratto da un originale del 1965) alla pittura di Gino Severini (l’olio su tela del 1951 dal titolo L’estate). E, ancora, il nucleo della collezione, rappresentato dalle 18 opere di Giorgio de Chirico.

La scultura di Ettore e Andromaca accoglie il visitatore già nel giardino esterno; nel bronzo di oltre due metri d’altezza si rappresenta il disperato addio dei due personaggi; sull’uomo dal volto stilizzato come i celebri manichini dell’autore, si aggrappa in un abbraccio sensuale una donna dalla veste lunga, movimentata dal vento. Nella sala interna si trovano i soggetti più famosi del pittore: l’Archeologo solitario, I cavalli in riva al mare, i dipinti con le piazze sconfinate e deserte che diventeranno l’icona della metafisica (come l’acquerello Mistero e malinconia di una strada, fanciulla con cerchio e l’Interno Metafisico con biscotti).

Vi è uno splendido olio descrittivo delle Regate storiche a Venezia, probabilmente inno alla tradizione pittorica italiana e, ancora, una citazione di Renoir nel nudo dal titolo Donna bionda di spalle.

Sempre nella stessa sala, il dipinto dei più famosi Archeologi, una coppia di figure dalle dimensioni sproporzionate, dai volti indefiniti, abbigliati con drappi bianchi come nell’antichità, con il ventre colmo di ruderi. Si abbracciano e si scambiano un frammento di qualcosa, come fosse un pezzo di cultura antica, un pezzo di storia a cui aggrapparsi, nell’incertezza della vita presente (il pittore, nato e cresciuto in Grecia, trova nel passato una continua fonte di ispirazione e prova un grande rimpianto per i tempi classici).

Ritroviamo, quindi, tutti i temi cari all’autore: quel senso d’inquietudine e mistero, le forme vuote e geometriche, le simbologie misteriose che suggeriscono interrogativi e dilemmi sul significato  dell’esistenza.

Grazie al perspicace collezionista di cui porta il nome, il museo Bilotti è un piccolo luogo di grande bellezza che celebra e preserva una ricchezza infinita e tutta italiana.

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