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IL GIUDIZIO

AG.RF.(Claudio Peretti)26.12.2019

“riverflash” – Oggi è Natale ed il mio pensiero va al significato del concetto di giudizio.
C’è sempre qualche cosa, qualche concetto che ci colpisce. Certamente non colpisce tutti: non abbiamo tutti la stessa sensibilità e quindi non ci sintonizziamo sugli stessi pensieri e stessi concetti.
Una cosa che mi ha sempre fatto pensare è la frase del Vangelo che dice: “.. e non giudicate, perché come giudicate, così sarete giudicati”. É ovvio che qui si intende un giudizio fondamentalmente negativo, il giudizio positivo, la lode, non hanno nulla di male, anzi….
Una volta, quando ero più giovane, pensavo che si trattasse del famoso “Giudizio Universale”, quello della fine dei tempi, il giudizio divino, insomma. Oggi penso che Il giudizio di cui parla Gesù non è il giudizio divino, ma quello che di noi umani verso il nostro prossimo. É un modo di essere, una critica continua per il nostro prossimo, per quelli che definiamo i nostri cari.
Oggi collego questa frase all’altra del Vangelo: “ perché guardi la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino, e non vedi la trave nel tuo?”
Le due cose sono strettamente collegate, la seconda ci dice che il difetto che scorgiamo e giudichiamo negativamente nel nostro prossimo non è altro che un nostro difetto che vogliamo nascondere agli altri e forse anche a noi stessi (come faremmo altrimenti a capire che quello è un difetto?).
Questo concetto, il concetto dell’ombra, è una scoperta recente della psicologia, ha poco più di un secolo ed è interessante notare come le parole di Cristo ce lo abbiano svelato 2 millenni fa.
Oggi ho scoperto un’altra cosa sul giudizio negativo che siamo soliti dare al nostro prossimo: giudicare male fa diminuire l’essere della persona che giudichiamo.
Chiunque giudichi male una qualsiasi cosa, ne sta diminuendo I ‘essere.
Giudicare male qualcosa significa stabilire che quel qualcosa non è ciò che sarebbe dovuto o potuto essere: ovverosia, che quel qualcosa non è abbastanza. Ciò che viene così giudicato scende a un grado di realtà inferiore a quello a cui si trovava prima del giudizio – e inferiore, naturalmente, anche al grado di realtà di colui che giudica. Costui, viceversa, avverte in sé un aumento di realtà, tanto maggiore quanto più severo è il giudizio che sta dando, e quanto più numerose sono le cose, le circostanze, le persone che sta giudicando.
Quando un uomo ha il vizio di giudicare così, il calo dell’essere del mondo esterno e l’aumento dell’essere individuale avvengono soltanto nella sua mente; e il danno che gliene deriva è palese: ciò che egli giudica perde di realtà e, giudizio dopo giudizio, quest’uomo si troverà a vivere in un mondo sempre più inconsistente.
Ben presto, non gli servirà a nulla quel suo personale eccesso di essere, in un mondo tanto vuoto. Potrà soltanto chiudersi sempre più in sé stesso e restare sempre più solo. Se tutti i suoi conoscenti sono giudicati male, non avrà più amici e vivrà una vita sempre meno arricchita di rapporti umani, che sono poi la vera felicità nel nostro mondo così materialista.

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