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Grande successo di «’NDO VAI…?» portato in scena dalla PLEXIGLASS VOX

angellotti plexiglassdi Francesco Angellotti (AG.RF 13.06.2016)

(riverflash) – Spesso ho commentato le rappresentazioni che la Compagnia Plexiglass Vox presentava al pubblico; sempre ho fatto riscontri che la sceneggiatrice-regista-interprete Patricia Carè ha trovato approvazione di come avevo commentato,  oltrepassando la superficiale apparenza, ma riportando lo spirito dell’esecuzione.

   Il cordiale rapporto che è intervenuto con Patricia ha voluto che, quale organizzatrice degli spettacoli, mi abbia chiesto se avreii sostenuto con piacere un ruolo in uno spettacolo che stava preparando. Immaginerete la mia soddisfazione. Conoscendomi, i testi sono stati lasciati a mia libera scelta, ma basati sui classici Napoletani, che sarebbero stati il giusto corollario alle poesie scritte da me.

   Ho fatto entusiasticamente una selezione, purtroppo sono stati sfrondati molti autori importanti, oltre al fatto che alcune poesie, troppo lunghe, le ho potute recitare (e cantare) solo in parte. Però, indubbiamente, la regista doveva selezionare un testo omogeneo nel suo svolgimento, dando libero spazio ad ogni ruolo in scena, calcolando certo che io sul palco non ho una verificata esperienza, per quanto ho potuto assorbire il Massimo dell’Arte nell’esecuzione e nell’allestimento da dietro le quinte.

   La trama di tutta la rappresentazione si suddivideva in vari sketch, in cui gli interpreti mostravano la loro bravura: al canto, al suono o nell’ars recitandi. Il pubblico accorso presso la sala teatrale di Palazzo Gazzoli si è molto divertito, applaudendo alle scenette che sfociavano nel paradossale, e che presentavano una realtà oltre il verosimile, prendendo in giro situazioni ed impostazioni classiche. Ma questa è la finezza del Testo: ovvero la denuncia di avvenimenti assurdi e contraddittori, che si voglion far passare come “atteggiamenti comuni”.

   Tutto con parti cantate e suonate, in cui si è distinto alla chitarra elettrica il giovane Matt Mann, che ha una fondata esperienza nella materia con cui ha espresso la sua arte con lo strumento, frutto di un senso musicale straordinario.

   Tutto lo scherzo e la presa in giro, espresso in frammenti recitati o cantati in cui si alternavano testi importanti; classici tipo Franca Rame o scritti da chi li proponeva al pubblico; la linearità delle situazioni trattate era spontanea, eppure il filo del paradosso ha fatto meditare, tra una risata e l’altra.

   In tutto ciò, il mio ruolo calzava a pennello. Ho assunto il nome che a vent’anni mi attribuì Giovanna; per impostare il mio messaggio, anche se inalterato era l’impegno di riuscire nell’esecuzione, in quanto la scelta solo io potevo conoscerla. Adesso, tanto più che è andata molto bene, posso confessare che ho voluto portare sul palco la mia personalità adulta e vissuta (anche se la mia età precisa non ve la dico), ma sono ricco della spinta e del desiderio che fin da quando ero ragazzino mi indirizzava verso il Bene e la Costruttività (il Bello e il Buono dei filosofi greci già dall’epoca presocratica); ricco di tutte le esperienze, che mi fanno solo essere più ravveduto nelle scelte che hanno sempre e solo un fine: il Meglio.

   I testi erano un flash riguardo l’immenso repertorio napoletano, che ha la caratteristica di essere conforme al mio Ideale. Non starò a dire gli autori che non ho potuto interpretare perché sarebbero troppi, nonostante abbia presentato una selezione stringatissima. Non commenterò neanche quelli a cui ho dato voce in quest’occasione, perché troppo dovrei dire per non essere ridicolo; quindi riporto solo che, per spianarmi la strada cercando d’esplodere con le mie poesie, ho presentato testi di (nell’ordine): Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani (cantato), principe Antonio de Curtis (in arte Totò).

   L’intonazione che m’è uscita non l’avevo studiata nelle prove, ma il sentimento è venuto fuori come i fiori che sbocciano quando è primavera; e il pubblico credo abbia sentito la carica della mia Anima, perché mi ha risposto con scrosci di applausi, mostrandomi d’aver capito il messaggio che ho cercato di lanciare.

plexiglass compagnia   Alla fine di tutta l’opera di Cabaret, nella presentazione degli Artisti al Pubblico, non mi son voluto sbracciare, inchinarmi e cercare con moine varie l’entusiasmo di chi mi aveva osservato; uno sguardo sorridente è anche troppo, se sono stato comunicativo nella riuscita dell’interpretazione non ha senso chiederla, viene corrisposta spontaneamente: e così è stato. Grazie al pubblico, che mi ha dato conferma di aver capito il senso di quanto ho voluto enunciare dal Palco del Gazzoli. Grazie anche a quello spettatore napoletano che seguiva commosso e, alla richiesta dei figli nati a Terni che non capivano tutte le parole recitate, lui rispondeva “‘nda retta, a casa te lo dico”.

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