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GIULIO REGENI E STEFANO CUCCHI: COS’HANNO IN COMUNE?

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AG.RF.(MP).29.04.2016

“riverflash” -Ma è semplice: entrambe i ragazzi sono morti dopo essere stati malmenati e torturati dalle polizie di stato. Noi oggi facciamo tanto i gradassi con l’Egitto, ma cosa abbiamo fatto noi italiani? Quali aspetti morali ci differenziano da quel regime? Dal punto di vista geografico: il mare, dal punto di vista dei diritti umani: nulla. Con questo non è che voglio giustificare l’operato dell’Egitto con Giulio Regeni; assolutamente no! Ma voglio porre l’accento sui fatti di casa nostra, su una verità che non è ancora uscita, come possiamo pretendere che l’Egitto si auto-incolpi di un reato che anche da noi è spesso perpetrato? Neppure noi abbiamo fatto luce sull’assassinio di stato di Cucchi. Come facciamo a scagliare la prima pietra: siamo forse noi senza peccato? Ricordate i fatti del G-8 di Genova nel 2001? La Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia per quegli orrori. E ci ha imposto l’introduzione, nel nostro codice penale, del reato di tortura. Che aspettiamo? Anche da noi le polizie segrete possono fare quello che vogliono, si devono riaccendere i riflettori non solo su questioni che riguardano la memoria di Stefano Cucchi, ma che hanno a che fare con tutti noi. Penso a Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini. Tutte queste storie, tutte le persone dietro a queste storie ci testimoniano, con la loro morte che è una morte di Stato, che uno Stato di diritto senza diritto è una banda di predoni. In Italia manca una legge fondamentale: quello del reato di tortura. Non è uno Stato di diritto quello che permette che un uomo, Andrea Cirino, venga torturato in carcere. E che permette che per questo orrore disumano non ci sia alcuna condanna, perché da noi il reato di tortura non c’è. Noi cantiamo tanto Europa – Europa, ma poi, quando ci viene imposto di fare una legge contro le torture, non la facciamo. Perché? Cosa c’è sotto? Non penso che, stabilire per legge che torturare è un reato, soprattutto se commesso da dipendenti dello stato, debba essere necessariamente frutto di una politica di destra o di sinistra: si tratta di democrazia e di rispetto dei diritti umani e penso che, su questo, dobbiamo essere tutti d’accordo.

La domanda allora si fa ancora più incalzante e mette in  luce aspetti inquietanti del nostro stato: perché questa legge non si fa?

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