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GIOCATORE D’AZZARDO COMPULSIVO SIMULA UNA RAPINA PER TROVARE I SOLDI NECESSARI A SALDARE I DEBITI

(riverflash) – Il gioco d’azzardo per alcune persone diventa come una droga, sono disposti a tutto per trovare i soldi per una nuova puntata/dose. È successo al Parco Leonardo di Fiumicino, nuovo quartiere residenziale che orbita intorno a Roma. L’uomo di 32 anni che indichiamo con le iniziali A.F. lavorava nel posto dove non avrebbe mai dovuto lavorare per la sua malattia/dipendenza: in un Casinò elettronico. Come se un alcolizzato facesse l’assaggiatore di vino e superalcolici, una follia. I video-poker e le slot machines del posto dove lavorava esercitavano su di lui un’attrazione fatale, aveva accumulato debiti e, cercando il colpo di gioco per raddrizzare la situazione, aveva peggiorato la situazione. Una malattia conosciuta come ludopatia, o gioco d’azzardo patologico, che rientra tra le patologie psichiatriche.

A.F. incaricato di ritirare i soldi del parcheggio auto sotterraneo del centro commerciale che ospita il Casinò elettronico del Centro Leonardo. Un’attività in regola con quanto dispone lo Stato italiano, nulla d’illegale. Non una bisca clandestina. Per chi non vive il gioco d’azzardo come un divertimento, ma come un disturbo compulsivo, però è un luogo proibito. Disperato, con l’acqua alla gola, tenta di risolvere momentaneamente i suoi problemi denunciando ai poliziotti del Commissariato di via Portuense di aver subito una rapina da 50.000 euro. I soldi incassati nel parcheggio multipiano gli erano stati rapinati da due malviventi mentre si trovava negli uffici della cassa. Si sono fatte aprire la porta con una scusa e lo hanno minacciato con pistole sottraendogli 50.000 euro in banconote di piccolo taglio.

Non ha  convinto gli investigatori agli ordini del primo dirigente, dottor Filiberto Mastrapasqua, la versione di A.F. che presentava alcune incongruenze. Dopo aver effettuato le prime indagini, gli agenti hanno ritenuto che il racconto della presunta vittima risultava poco credibile  e hanno deciso di approfondire l’accertamento.

Durante l’interrogatorio A.F. è crollato raccontando ai poliziotti la sua disperazione che l’ha portato a inscenare la falsa rapina per ripianare i suoi debiti e continuare la sua vita da malato di gioco d’azzardo. Avere di nuovo i soldi per puntare altre volte ancora sulle amate/odiate slot machines.  Non è andata bene, invece perché ha perso il lavoro oltre a essere stato denunciato per i reati di appropriazione indebita, procurato allarme e simulazione di reato.

Una malattia a perdere che molta gente non sa vedere e valutare.

AG.RF  16.02.2013

 

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