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GERMANIA PIGLIATUTTO

merkeldi Giuseppe Licinio (AG.RF. 07.10.2014)

 

 

 

 

 

 

 

(riverflash) – Angela Merkel non ha fatto prigionieri. La Germania ha occupato manu militari tutti i posti chiave dell’apparato burocratico europeo e ha lasciato agli altri paesi incarichi di rappresentanza con scarso valore politico. Iniziamo con gli incarichi più in vista. Nella Commissione europea c’è solo un Commissario tedesco, Günther Oettinger, all’Economia digitale. Una sapiente scelta politica, quella della Cancelliera, perché si è apparentemente controllata di una Commissione di secondo piano.

Per quanto riguarda le 28 Commissioni, la Germania ha ottenuto sei capi di gabinetto (quasi un quarto), dieci vice (più di un terzo), quattro direttori generali (un settimo) e sei vicedirettori.  I capi di gabinetto hanno un potere enorme perché sono quelli che assistono i Commissari nell’espletamento delle loro funzioni e nella preparazione delle decisioni e inoltre possono sostituirli alle riunioni. Senza contare il fatto che al prossimo giro avranno il pedigree giusto per gli incarichi più prestigiosi.

Se ci spostiamo all’Europarlamento, oltre a Martin Schulz (S&D) Presidente dell’europarlamento, sono tedeschi i presidenti di cinque commissioni: Esteri (Helmar Brok, Ppe), Commercio internazionale (Bernd Lange, S&D), Controllo di Bilancio (Ing Grassle, Ppe), Industria e Energia (Jerzy Buzek, Ppe), Trasporti (Michael Cramer, Verdi).

Chi crede che i tedeschi socialisti non vadano annoverati fra le forze in servizio permanente effettivo alle dipendenze della Merkel fa un grande errore, perché sulle grandi questioni che vedono in ballo gli interessi della Germania tutti gli eurodeputati tedeschi fanno “gruppo” a prescindere dai colori politici (come è successo diverse volte nella passata legislatura). La Germania è anche ben rappresentata nelle “seconde linee” con i segretari generali sia del Europarlamento (Klaus Welle) sia del Consiglio d’Europa (Uwe Corsepius).

Per quanto riguarda gli organismi istituzionali economici, i tedeschi occupano le presidenze della Banca europea degli investimenti con Werner Hoyer e del Fondo salva-Stati con Klaus Regling. In pratica la Germania gestisce le leve per decidere quale tipo di politica economica effettuare per sostenere la crescita.

Ma c’è un’altra carica di cui nessuno parla, ma che assicura alla Germania il vero potere in seno alla Commissione Europea ed è il capo di gabinetto del presidente Juncker. Si chiama Martin Selmayr e non si limita a essere il braccio destro di Juncker, ma si comporta da vero presidente ombra, decidendo quali sono i commissari da “sorvegliare”, modificando le posizioni ufficiali dei commissari designati se queste non corrispondono agli interessi della Germania, ridistribuendo le deleghe fra i vari Commissari sempre in funzione dei desiderata tedeschi.

Spesso, in passato, diverse questioni che interessavano il mercato unico in ambito finanziario, economico, ambientale ed energetico, sono state boicottate dalla Germania, nonostante gli evidenti vantaggi, perché contro o semplicemente ininfluenti per il sistema tedesco (basti pensare agli ostacoli posti dalla dalla Germania per le riduzioni delle emissioni delle auto e per le liberalizzazioni delle Ferrovie, alla questione dei pedaggi autostradali, alle regole della nuova Unione bancaria europea a cui non dovranno sottostare una certa tipologia di banche, quasi tutte in Germania).

Berlino, dunque, quando entrano in gioco i suoi interessi si dimentica dell’Europa e va avanti come un caterpillar. Ma così rischiano di rimanere solo macerie.

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