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FIRENZE: GLI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA BRANCACCI NELLA CHIESA DI S. MARIA DEL CARMINE

(riverflash) – Gli affreschi della Cappella Brancacci sono da annoverare tra i capolavori indiscussi del Rinascimento Italiano (1424-1428) ed ogni anno attirano a Firenze moltissimi turisti italiani e stranieri.  Lo stile semplice dell’artista Masaccio consente all’osservatore di concentrare la sua attenzione sulle figure centrali dell’affresco senza indugiare sui dettagli o particolari.

LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL CARMINE

Questa  importante Chiesa fiorentina è famosa nel mondo per gli affreschi della Cappella Brancacci, commissionati dal mercante fiorentino Felice Brancacci intorno al 1424.

Il lavoro pittorico all’interno della Cappella  iniziò nel 1425 ad opera del pittore italiano Masolino da Panicale ma, molte delle scene dipinte sono in realtà opera di un suo abile  allievo Masaccio,  che però sfortunatamente morì prima di completare il ciclo di affreschi che fu infatti portato a termine 50 anni dopo, nel 1480, da un altro valido pittore italiano di nome Filippino Lippi.

L’ AVANGUARDISMO DI MASACCIO

Masaccio, era in realtà il soprannome del pittore Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai (Castel S. Giovanni 1401 – Roma 1428) fu, uno degli iniziatori del Rinascimento fiorentino.

Del Maestro  Masolino si segnala l’affresco raffigurante “La tentazione di Adamo ed Eva” che nelle fattezze e nei tratti delicati contrasta nettamente  con la forza emotiva e lo stile plastico e volumetrico dell’allievo Masaccio.

L’uso della prospettiva nella scena del “Pagamento del tributo” insieme al tragico realismo delle figure di Adamo ed Eva nella “Cacciata dal Paradiso terrestre” pongono Masaccio all’avanguardia tra i pittori del Rinascimento e molti grandi artisti, tra cui Leonardo e Michelangelo, si recarono nella Cappella per studiare la sua opera innovativa. In questo bellissimo affresco, l’abilità di Masaccio nell’esprimere emozioni è ben illustrata nello straziante ritratto di Adamo e Eva cacciati dal giardino dell’Eden, con i volti distrutti da tormento e vergogna. Lo stile semplice di Masaccio consente all’osservatore di concentrare la sua attenzione sulle figure centrali dell’affresco senza indugiare sui dettagli o particolari. In ogni scena S. Pietro si distingue dalla folla per il suo mantello color arancio. Nei gruppi di figure stilizzate emerge chiaramente il suo interesse per la scultura di Donatello. Il ciclo di affreschi fu completato nel 1480 da Filippino Lippi che dipinse “La disputa di Simon Mago e la crocifissione di San Pietro”.

 

di Lauretta Franchini  (AG.RF  18.03.2013)

 

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