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ESCLUSIVO : A QUASI UN MESE DALL’ARCHIVIAZIONE SUL CASO EMANUELA ORLANDI, IL FRATELLO PIETRO A RIVER FLASH

orlandi pietrodi Simona Boenzi (AG.RF 31.05.2015)

(riverflash) – Il 5 maggio 2016, la Corte di Cassazione ha definitivamente archiviato l’inchiesta per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne residente in Vaticano avvenuta il 22 giugno del 1983 a Roma.  La sesta sezione penale della Suprema Corte ha giudicato inammissibile il ricorso della signora Maria Pezzano, madre di Emanuela, contro la decisione di archiviare già presa lo scorso 16 ottobre dal Giudice per le Indagini Preliminari  Giovanni Giorgianni .

Pubblichiamo questa intervista esclusiva a Pietro Orlandi  che farà inoltre chiarezza su alcuni post che circolano in queste ore su Facebook, una vera e propria guerriglia mediatica su chi crede al complotto politico, chi cavalca la tesi del mercato della prostituzione, chi, addirittura crede ci sia in famiglia qualcuno che sa.

 Pietro non si ferma, non accetta la parola fine e continua a cercare sua sorella ovunque. Anche il social network Facebook è un veicolo per raccogliere informazioni, per sentire quante più persone  possibili.

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Oggi è più facile entrare in contatto con la gente, signor Orlandi, rispetto a 30 anni fa. Si conoscono più persone, fra queste anche qualche millantatore, le è capitato? E qualcuno che le è sembrato sapesse qualcosa di più?  

Sicuramente rispetto a trent’anni fa le comunicazioni sono cambiate. I primi tempi  eravamo schiacciati da qualcosa molto piu’ grande di noi senza avere la possibilità di replicare o dire la nostra tranne quelle volte che ne avevamo la possibilità attraverso una trasmissione televisiva o qualche intervista , per il resto vivevamo in attesa di notizie da parte delle autorita’ competenti o attraverso i giornali, ricordo ancora quando a mezzanotte mi recavo presso un’edicola a via del corso per prendere alcuni quotidiani dell’edizione notturna per leggere le ultime notizie. Ora è diverso, posso dire la mia, esprimere un pensiero quando voglio ed essere ascoltato all’istante da migliaia di persone, attraverso ,per esempio, la pagina Facebook dedicata ad Emanuela dove sono iscritti oltre 28000 membri, oppure avere contatti con i media con molta più facilità, internet effettivamente ha cambiato molte cose. Fino a qualche anno fa, per non parlare dei primi anni, sarebbe stato impossibile riuscire ad organizzare più di una manifestazione davanti la procura di Roma  o una giornata dedicata alla Giustizia dove i Sindaci di molte citta italiane , solidali con la nostra richiesta di Verità, appesero gigantografie di Emanuela nei loro comuni, compreso il Campidoglio da dove partì una marcia che ci portò in piazza San Pietro dove per l’ennesima volta chiedevamo la collaborazione del Vaticano e grazie proprio all’evoluzione delle comunicazioni siamo riusciti a radunare migliaia di  persone che hanno marciato con noi o che hanno aderito alle varie petizioni a Papa Benedetto XVI (80.000) al Segretario di Stato Vaticano (165.000) o al Presidente Mattarella (80.000).

Certo una grande possibilità di internet e dei social in particolare è quello di avere la possibilità e la speranza di essere contattato da qualcuno che possa sapere qualcosa. E devo dire che molti sono stati i contatti di persone che in buona fede hanno cercato di aiutarmi dandomi indicazioni , fornendomi loro ipotesi, raccontandomi fatti. Molti chiedono un incontro perchè hanno cose da dirmi a loro detta interessanti ma che non vogliono parlarne al telefono o via mail e allora si trova il modo di incontrarci e il più delle volte mi rendo conto che si tratta di mitomani , persone che vogliono in qualche modo entrare in questa storia per un momento di notorietà usando il dolore degli altri però non si può rinunciare ad ascoltare chi ci vuole parlare, non si può rischiare di perdere l’occasione di incontrare la persona giusta anche se questo ti porta ad incontri con ex esponenti della mafia , della ‘ndrangheta, dei servizi, della malavita o persone della ex gladio, come mi è capitato di avere ma io penso sempre che ogni particolare anche se piccolo può aiutare a fare passi avanti e devo dire che nel tempo qualche indicazione giusta mi è arrivata.

Ma la cosa più importante che ci è stata data da questo nuovo modo di comunicare è stata la possibilita’ di sensibilizzare tantissime persone, attraverso questa vicenda, al fenomeno delle persone scomparse, di quelle persone alle quali è stato negato di scegliere della propria vita e alle quali viene negata la giustizia e finiscono per essere trasformate in un pezzo di carta sul quale apporre il timbro “archiviato”. La risposta della gente è stata bellissima , una solidarietà enorme, ed è questa solidarietà che ci da la forza di andare avanti, di non rinunciare a quello che è un diritto di tutti” Verità e Giustizia” e spero che la nostra battaglia possa diventare la battaglia di tutte quelle famiglie che non hanno voce, che restano nel loro silenzioso dolore perche’ dimenticate da tutti , dallo Stato e dai media, e finiscono , loro malgrado ,ad accettare un’ingiustizia e vivere in una perenne silenziosa attesa.

Quando si sono presentati i vari  Gastrini (lupo 007) che addirittura chiamò in una tv locale sostenendo che sua sorella fosse tenuta sotto sedativi in Inghilterra, oppure le rivelazioni della Minardi con parecchie incongruenze, lei come si è mosso? Ha mai trovato  dei riscontri in ciò che raccontavano queste persone che l’hanno convinta in qualche modo?

Beh, non potevo far altro che ascoltarli, non si possono liquidare persone che affermano, raccontando fatti, di sapere molto sulla vicenda, poi dopo si può giudicare ed affermare se erano millantatori oppure no.  Quando Gastrini telefonò e nei contatti che seguirono, il suo racconto , per come descrisse la situazione, poteva sembrare attendibile, certo alcune cose potevano porre dubbi riguardo la sua veridicità ma bisogna sempre guardare il quadro nell’insieme e non limitarsi a liquidare il tutto per un particolare in apparenza non corretto. Qualcuno infatti fece notare, per esempio, che il Gastrini nominò la banca Antonveneta nel quadro della sua ipotesi e che questo fatto avrebbe dovuto far capire da subito l’inattendibilita della persona perche all’epoca dei fatti l’Antonveneta non esisteva in quanto fu fondata diversi anni dopo. E questo è vero, ma non basta per considerare inattendibile da subito una persona, posso avere il beneficio del dubbio e pensare che in quel momento poteva aver nominato l’Antonveneta per errore al posto dell’Ambroveneto nel quale confluì la famosa Banca Cattolica del Veneto, che all’epoca era sotto il controllo del Banco Ambrosiano di Calvi, motivo di forti scontri tra il card. Albino Luciani, futuro Papa  dei 33 giorni, e il presidente dello IOR mons. Marcinkus. E quindi se avesse nominato l’Ambroveneto poteva avere un senso nel quadro generale delle sue dichiarazioni. Oppure la questioni dei manicomi che è vero che non esistono più come termine ma esistono di fatto come istituti psichiatrici e lui me ne indicò due.

Certo questo non vuol dire che il Gastrini fosse da considerarsi attendibile, infatti ,come tanti altri, non portò nessuna prova a supporto di quanto detto, ma potevo rinunciare a verificare se in quell’istituto psichiatrico poteva trovarsi effettivamente Emanuela? E se avesse avuto ragione? Sarei rimasto nel dubbio in eterno e questo non me lo posso permettere, già questa storia è piena di dubbi su tantissime cose comprese indagini, piste non approfondite o addirittura insabbiate, quindi non potrei aggiungere dubbi ad altri dubbi, le cose per quanto è possibile vanno verificate e se non lo fanno gli organi preposti , lo dobbiamo fare noi. Lo stesso vale per la Minardi, ma solo in parte, nel senso che ci furono si alcune incongruenze ma anche molti riscontri positivi .

In tutti questi anni, se ne sono dette e fatte, sono state percorse molte piste, dal rapimento politico, all’ “affare internazionale” legato all’attentato al papa Giovanni Paolo secondo, i Lupi Grigi, Ali Agca. C’è stato un momento in cui credeva di essere arrivato alla verità?

Il momento in cui mi sono sentito vicino alla verita? Beh, io nonostante tutto  ho sempre cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno e ho sempre sentito la verita’ molto vicina, dietro l’angolo ma ogni volta sfuggiva via, la sento che è intorno a noi ma qualcosa ci impedisce ancora di afferrarla ,eppure è li che ci aspetta e sento fortemente che presto riusciremo a raggiungerla e niente e nessuno  potrà impedire, ancora una volta, che questo avvenga.

Però c’è stato un momento in cui credevo veramente di essere arrivato a lei, Emanuela. Nel 1993 visionammo delle foto che ritraevano una ragazza del tutto simile a lei. Ne eravamo convinti noi ma soprattutto, perché noi famigliari potevamo essere facilmente influenzabili, ne erano convinti gli inquirenti. Questa foto era stata scattata all’interno di un convento in Lussemburgo. Partimmo io, mio padre e mia madre convinti, certi di andare a prendere Emanuela perché quella per noi era lei, non ci domandavamo del perché in un convento o perche qualcuno era andato a cercarla li e aveva fatto delle foto, pensieri certo che vennero in seguito, in quel momento per noi la cosa più importante era averla ritrovata. Purtroppo fu solo un’illusione, bastò un attimo per passare da una gioia enorme ad un tristezza altrettanto enorme. Fu come se ce l’avessero rapita una seconda volta tanto era la certezza che di li a poco l’avremmo riabbracciata.

Ha denunciato Agca di avere mentito quando disse che avrebbe riportato Emanuela viva a casa dopo pochi mesi?  Se non lo ha fatto, ci spiega il perché?

No, perchè quando lo incontrai ad Istanbul, appena uscito dal carcere, non mi disse, come riportarono alcuni giornali, che avrebbe riportato Emanuela a casa dopo alcuni mesi. Disse solo che  non poteva sapere dove si trovava mia sorella, dal momento che  era stato sempre in carcere, ma era convinto che Emanuela si trovasse probabilmente in Europa in un convento e che alcune persone in Vaticano ne erano al corrente, perché gli fu riferito ( parole sue ) da alcuni cappellani che lo andavano a trovare in carcere. Ma come nel caso di Gastrini anche lui non porto’ mai prove a supporto di quanto disse.

–         Quando si è presentato Marco Fassoni Accetti, cosa ha pensato?  

–          Al primo incontro la sensazione che ho avuto è stata quella di trovarmi difronte ad un “automa programmato” per la sua meticolosa precisione  con la quale raccontava i fatti dei quali si autoaccusava per poi pero’ cadere nel raccontare situazioni assolutamente inverosimili per non dire assurde che gli facevano perdere quella credibilità che poteva aver avuto inizialmente. Un personaggio “ambiguo” che potrebbe anche aver avuto un ruolo in questa storia, difficilmente ancora riscontrabile. Certo con il suo comportamento, sia verso la famiglia,i magistrati o i media, sembra fare di tutto per rendere poco credibile la sua persona, fornendo solo deboli indizi e mai portando prove concrete a credibilità delle sue affermazioni.

Ci sono alcuni fatti interessanti, che possono far comprendere meglio il personaggio, che ho potuto visionare   in alcuni documenti dei servizi di sicurezza (SISDE e SISMI) riguardanti proprio Marco Accetti, gia’ attenzionato dai servizi stessi dalla fine degli anni settanta quando naturalmente era ancora estraneo alle indagini sulla scomparsa di mia sorella.

In questo ultimo periodo, su Facebook, sono sorti alcuni gruppi che hanno come argomento proprio la scomparsa di Emanuela. Ed è di questi giorni la pubblicazione di post che contestano la sua ultima  partecipazione a Chi l’ha visto mercoledi  11 maggio. In particolar modo sono state lette delle intercettazioni fra don Vergari e la moglie di Enrico de Pedis. La polemica nasce sulla autenticità o meno di queste intercettazioni. Mi spiego: non sono state fatte ascoltare le voci originali e mancherebbe il riscontro da parte degli utenti, inoltre , pare sia stata commessa una forzatura nel rimettere in circolazione intercettazioni su un fatto archiviato (n.d.r …..)

Partiamo dal fatto che secondo me la forzatura non è rimettere in circolazione l’intercettazione ma l’archiviazione stessa è stata una  forzatura, e quelle intercettazioni , ovviamente autentiche e agli atti in Procura, delle quali ho le trascrizioni, volevano rappresentare proprio questo. Si voleva porre l’attenzione non tanto sulle persone oggetto dell’intercettazione ma sui dialoghi, dai quali emergeva una volonta’ da parte del Capo della Procura di Roma di archiviare gia’ nel 2012 nel momento in cui aveva avocato a se’ l’inchiesta. E questo dovrebbe far riflettere. Nel 2012, nei mesi in cui si dibatteva sull’apertura o meno della tomba di Enrico De Pedis all’interno della Basilica di Sant’Apollinare a seguito di una telefonata anonima che indicava un legame tra quella sepoltura e la scomparsa di Emanuela, il magistrato, Capaldo, che fino a quel momento seguiva l’inchiesta rilasciò una dichiarazione pubblica dicendo che all’interno del Vaticano c’erano personalita’ ecclesiastiche a conoscenza di quanto avvenuto nel 1983 e che da parte sua non riteneva interessante ai fini dell’indagine l’apertura della tomba. Questa dichiarazione non fu evidentemente gradita dal neo eletto Capo della Procura di Roma che pubblicamente si dissociò da quelle dichiarazioni e disse che da quel momento avrebbe avocato a se’ l’inchiesta togliendola di fatto dalle mani di chi ne aveva la responsabilità fino a quel momento e allontanado dall’inchiesta anche il capo della squadra mobile che insieme al suo gruppo aveva portato avanti un’indagine nella quale credeva molto. E questo si evince anche da alcune frasi contenute nelle intercettazioni dove si dice che  tutto finirà presto, glielo ha riferito il suo avvocato il quale avrebbe parlato con il nuovo procuratore Pignatone: quest’ultimo avrebbe assicurato che archivierà tutto, e di seguito si sottolinea il fatto che ora non c’è piu Capaldo che è “stato cacciato via e anche Rizzi, il capo della mobile è stato mandato via e ha messo uomini di sua fiducia , Pignatone sta facendo una strage ed era ora”.

L’invito, a pochi giorni dalla scomparsa di Emanuela, tra la Presidenza del Consiglio e il Vaticano a non aprire una falla che difficilmente si sarebbe chiusa sta a significare che dopo quasi trentatre anni , con questa archiviazione, si vuole ancora evitare di aprire quella falla che forse farebbe crollare un sistema intoccabile.

 

–         Devo porle una domanda delicata, con una premessa. Nella maggior parte dei casi, le scomparse di donne e giovani donne, hanno come esito finale e tragico, il colpevole in famiglia. Fra i molteplici commenti postati, ci sono venuti all’attenzione alcuni alquanto singolari: fra questi , che con voi viveva una sua zia Anna,  che , dopo la scomparsa di Emanuela, sarebbe andata a vivere a Torano.  Ha mai anche lontanamente pensato che qualcuno   molto vicino a sua sorella, potesse esserne il responsabile? Sono state fatte indagini anche in tale ambito?

In questa vicenda nel corso degli anni si sono affacciati molti personaggi, chi per dare un supporto positivo ,chi al contrario assolutamente negativo creando confusione e tentando continuamente di insinuare dubbi scrivendo falsita’,inventando situazioni inesistenti e provando ad infangare me e la mia famiglia per motivi che sinceramente ritengo incomprensili o forse nel bieco tentativo di mettere in dubbio la credibilita’ di chi prova ad arrivare alla verita’. Fortunatamente ,in riferimento ai commenti di cui accennavi, si tratta solamente di un piccolo gruppo di persone capitanate da un  giornalista , che evidentemente non hanno altro da fare nella loro vita che sfogare le proprie frustrazioni insultando gli altri. Però fa male leggere alcuni commenti di persone che  si permettono di giudicare senza aver mai conosciuto, anche Emanuela, insinuando che non fosse la ragazza che i famigliari pensassero fosse, o attribuendo a mia zia ,di cui hai accennato nella domanda, fatti e situazioni inesistenti solo per il gusto di creare ulteriore dolore insinuando dubbi, al limite della querela, per  intaccare l’onesta di una famiglia o ancora su cose che non ha mai detto mio padre ma che gli vengono attribuite e comunque sempre e soprattutto nei confronti di persone che non possono difendersi perche’ come nel caso di mio padre e mia zia   sono venute a mancare. Poi è logico pensare che, come tanti casi di scomparsa, si siano fatte nei primi giorni indagini anche nell’ambiente famigliare , ed è giusto cosi, ma poi l’evolversi dei fatti ha fatto ben comprendere che era una vicenda di una portata che andava ben al di la della ristretta cerchia famigliare. Chi tuttora continua ad insinuare che si possa trattare di una vicenda legata all’ambiente famigliare o alla responsabilità di un singolo maniaco seriale, è perché evidentemente cerca di allontanare la verità , il piu’ possibile ,da chi ha avuto una reale responsabilità.

–         Tempo fa venne fuori anche un fatto nuovo. Il mistero di via Monte del Gallo, dove anche là qualcuno ha ipotizzato che sua sorella sia deceduta addirittura la stessa sera. Sono state fatte delle indagini su questo?

Una delle tante ipotesi propinate attraverso i media, completamente prive di prove e riscontri che gli Inquirenti stessi bollarono come non credibile perché alla fine si basava su racconti di un giornalista che a sua volta aveva avuto questa notizia da un suo informatore, di cui non si è saputo mai nulla, e questo pone molti dubbi sull’effettiva esistenza di questa persona, che avrebbe raccontato che quella sera  del 22 giugno 1983 , Emanuela uscita dalla scuola di musica e non curante del fatto che la sorella più piccola la stesse aspettando insieme ad alcuni amici, per un appuntamento concordato in precedenza, a poche decine di metri dalla scuola stessa, decide di allontanarsi volontariamente per andarsene ad un incontro “conviviale” con persone adulte in un appartamento di via Monte del Gallo, così definito dal giornalista, dove avrebbe trovato la morte forse per abuso di droga o chissà quale gioco sessuale. Credo non ci siano parole da aggiungere  nel considerare impossibile una situazione simile, per chi ha un minimo di conoscenza sui fatti che hanno caratterizzato questa vicenda e soprattutto per chi conosce Emanuela. Purtroppo, a meno che non vengano portate prove che diano credibilità a quello che si dice, credo sia l’ennesimo tentativo di insinuare dubbi su Emanuela e la sua moralità . Come si dice, la mamma dei cretini è sempre incinta.

–         Intende ricorrere alla Corte di Strasburgo?

Non lo so ancora. Stavamo valutando. Quello che faro’ sicuramente è presentare quanto prima un’istanza per l’apertura di una nuova inchiesta, basandomi su alcune situazioni, che  a mio giudizio, volutamente furono insabbiate e sulle quali non si è approfondito a sufficienza. Ci sto lavorando e credo porteranno a qualcosa di positivo per l’obiettivo che ci siamo prefissati; la Verità.

–         Mettiamo da parte Magistratura, politica, religione, intrighi. Dentro di sé , nel suo animo, in cuor suo, a sensazione … cosa è successo?

–         Cosa è successo non lo so, tante ipotesi ,piste, testimonianze, accuse nei confronti dell’uno o dell’altro, intrighi internazionali, traffico minorile, pedofilia rituale e chi più ne ha più ne metta ma di certezze o prove che possano avvalorare un’ipotesi o un’altra non ce ne sono e questo impedisce che ci si possa concentrare su una sola pista scartando tutte le altre.

Di certezza ce n’è solo una: che in un giorno qualunque di una caldissima estate , qualcuno, senza pietà e senza rispetto per la vita , ha deciso il destino di una ragazzina quindicenne , impedendogli di scegliere, da sola , della propria vita.

Io pero’, nonostante tutto, sono ottimista per natura e cerco di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. Sono convinto che arriveremo alla verità e  non ci sarà nessun potere per quanto forte sia che mai potrà fermare questa nostra volontà.

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