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EGITTO SEMPRE PIU’ A FERRO E FUOCO. SI CONTANO MORTI E FERITI

IL CAIRO (RIVER FLASH)- In Egitto è cominciato il conto alla rovescia. Mentre il paese tira le somme degli scontri della notte scorsa quando dopo il discorso televisivo del presidente Morsi centinaia di suoi sostenitori sono scesi in strada per “difendere con il sangue” (come aveva appena detto Morsi) la legittimità del voto, si avvicina la scadenza dell’ultimatum militare, fissata per le 16,30 di oggi.

Il bilancio è di almeno 16 morti e 200 feriti e questa volta non nel remoto sud del paese ma nella capitale, davanti all’ EGITTOuniversità del Cairo, dove fino a stamattina presto si sono affrontati islamisti e forze di polizia. Il movimento Tamarod (quello che ha raccolto 22 milioni di firme contro Morsi accendendo di fatto la seconda rivoluzione egiziana) ha messo su internet una sorta di clessidra, il MorsiTimer che sostituisce simbolicamente il MorsiMeter con cui nei mesi scorsi erano state valutate le promesse disattese del presidente (solo 10 dei 64 obiettivi promessi per i primi 100 giorni di mandato sono stati rispettati). In questo momento mancano poco meno di 7 ore al big bang.

La tensione stamattina è veramente palpabile. E non tanto nella Tahrir sonnolenta come ad ogni risveglio. Dopo il discorso di Morsi e la chiamata a proteggere “la legittimità popolare”, il Consiglio Supremo delle Forze Armate ha scritto su Facebook che “l’esercito giura su Dio che sacrificherà anche il proprio sangue per difendere l’Egitto e il popolo dai terroristi e dagli idioti”. Se i Fratelli Musulmani sono pronti a morire per il paese insomma, i soldati non sono da meno. E mentre la polizia rimuove le barriere di cemento che da mesi circondavano il parlamento e il ministero dell’interno – dicendo di fatto che non li protegge più – i blindati militari cominciano a vedersi in città.

I Fratelli Musulmani fanno quadrato ma sono in difficoltà serissima. Pochi minuti dopo le parole di Morsi il suo gabinetto ha postato su Twitter una sconfessione scrivendo che se ne discostava e prendeva le parti del popolo. L’ennesima defezione dal presidente dopo l’abbandono di 13 tra segretari, portavoce e ministri, in fuga dalla nave che affonda.

FT AG RF 3.7.2013

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