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DEPISTAGGI DEL GOVERNO SULLA STRAGE DI USTICA, LA CASSAZIONE RICONOSCE L’INNOCENZA DI ALDO DAVANZALI

AG.RF  23.10.2013  (N.A.)

(riverflash) – Dicono che ogni cosa ha il suo tempo. Sostengono che la fretta sia una cattiva consigliera. Sarà così ma ci sono voluti 33 anni per “ammettere” quello che tutti immaginavano dal giorno della strage. 33 anni per ammettere che depistaggi e morte accidentali di testimoni potrebbero non essere casuali. Questa è l’Italia che che ci raccontano e che vorremmo cambiasse. Basta con il muro di gomma dateci Verità.

Dopo 33 anni la Cassazione ha acclarato che la strage di Ustica venne causata da un missile e che il governo dell’epoca scelse deliberatamente di depistare le indagini su una tragedia costata la vita a 81 persone innocenti. Un esecutivo che preferì assecondare gli interessi di alcune potenze straniere piuttosto che cercare la verità, umiliando la Nazione e negando giustizia ai familiari delle vittime. E’ a loro che oggi desidero rivolgere la mia vicinanza, con l’auspico che ai responsabili di quella tragedia si possa dare anche un nome e un cognome. L’Italia ha il diritto di sapere.
In questa tragedia alle 81 vittime ne va aggiunto almeno un altro, Aldo Davanzali, proprietario di Itavia, morto nel 2005. Venne accusato di far volare dei rottami di aerei, che la colpa del disagio era della compagnia che fallì, così come la sua flotta di rimorchiatori. Perse le quote che aveva in alberghi. Tutto perché il governo italiano, con efferato cinismo, imboccò la strada dei depistaggi, lasciando alla sua disperazione Aldo Davanzali, da sempre convinto della propria innocenza.
L’avvocato Mario Scaloni, che insieme agli avvocati Di Porto e D’Andria tutela gli interessi delle figlie di Davanzali, Luisa e Tiziana, ribadisce le ingiustizie subite dal defunto patron di Itavia: “Lo hanno crocifisso, distrutto come persona e come imprenditore. Il nostro ricorso era basato su dati di fatto, accertamenti incontrovertibili, e la nostra tesi era stata accolta dal PG”.
Luisa Davanzali, colpita da infarto lo scorso anno, non trattiene la commozione per il riconoscimento postumo dell’innocenza del padre: “Ho pianto, quando l’avvocato mi ha dato la notizia. Io e mia sorella Tiziana siamo grate alla magistratura, alla Corte di Cassazione, che ha emesso una sentenza coraggiosa, doverosa, dopo anni di depistaggi e omertà. Un verdetto che, anche se postumo, restituisce la dignità umana e professionale a mio padre Aldo, un pioniere dell’industria aeronautica, ingiustamente accusato del cedimento strutturale del DC-9 Itavia a Ustica. Dopo 33 anni, la malattia e la morte di papà, il crollo delle sue aziende, non è l’eventuale futuro risarcimento economico che potrà cambiare la nostra vita. Un sogno tuttavia ce l’ho: mi piacerebbe volare su un nuovo aereo dell’Itavia, anche un solo apparecchio, qualcosa che ricordasse a tutti che mio padre ha contribuito allo sviluppo di questo settore industriale in Italia. È stato anche grazie a lui se sono nati gli aeroporti di Falconara Marittima e Lamezia Terme. Ciononostante, finora non mi è riuscito di far mettere una targa in suo ricordo e in memoria delle vittime di Ustica nello scalo di Falconara. Chissà, forse adesso, dopo la sentenza, la mia richiesta sarà accolta”.
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