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DALLAS: I GRANDI DEL MONDO SI RIUNISCONO PER L’ INAUGURAZIONE DELLA BIBLIOTECA DEDICATA A GEORGE W.BUSH. UNICO ITALIANO PRESENTE L’EX PREMIER SILVIO BERLUSCONI

DALLAS (RIVER FLASH)- Per un giorno George W. Bush torna protagonista. A rendere omaggio al quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti  che ha inaugurato il museo dedicato ai suoi otto anni alla Casa Bianca, sono volati a Dallas non solo Barack e Michelle Obama ma anche tutti gli altri ex `Commander in Chief´ ancora in vita: Jimmy Carter, George Bush padre e Bill Clinton. Tra gli ospiti anche molti ex-potenti del mondo, da Tony Blair a José Maria Aznar a Silvio Berlusconi, che torna sulla scena internazionale mentre a Roma i suoi negoziano con Enrico Letta la formazione del governo. 

Un tuffo nel passato, insomma. Con quell’immagine del “club più esclusivo del mondo”, i cinque presidenti seduti uno al fianco dell’altro con le rispettive First Lady che rimarrà nella storia. All’interno di quel club, quella di George W. è forse la figura che più ha fatto discutere. Il giudizio sulla sua eredità è certamente il più controverso. E forse proprio per questo dopo l’addio alla Casa Bianca è uscito di scena, sempre lontano dai riflettori. Anche nel corso dell’ultima campagna elettorale.

Costretto dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 a passare alla storia come «The War President», «il presidente della guerra» per la sua decisione di attaccare prima l’Afghanistan e poi l’Iraq, Bush difende con forza quelle che furono le sue politiche, le sue decisioni: «Abbiamo ridato la libertà ad interi Paesi, abbiamo liberato interi popoli dalla dittatura». Ad ascoltarlo, tra centinaia di ospiti, l’ex premier britannico Blair e quello spagnolo Aznar, con cui in un drammatico vertice alle Azzorre del 2003 decise la guerra in Iraq, per deporre il regime di Saddam Hussein.

“Impegnarsi sul fronte della libertà, rivendica George W, comporta grandi responsabilità. Per un presidente non è sempre facile”. Si commuove, spunta qualche lacrima. Ma poi va avanti determinato: “I venti soffiano a destra o a sinistra, i sondaggi salgono e scendono. Ma io resto sempre convinto che gli Stati Uniti hanno il dovere di diffondere la conquista delle libertà nel mondo”.

 

FT AG RF 26.4.2013

 

 

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