19 Ago 2013
CONSTANTIN BRANCUSI>>
di Lauretta Franchini (AG.RF.19.08.2013)
(riverflash) – Fra gli artisti che servono le dittature del Novecento ed altri che più omeno le combattono, c’è anche chi semplicemente si nega alla storia.
E’ il caso, fra gli altri, dello scultore romeno Constantin Brancusi (1876-1957), creatore di forme plastiche di assoluta purezza in un percorso artistico che, sfrondando l’opera di tutto ciò che non essenziale, la riconduce alla pregnanza ed alla magica ambiguità del simbolo primordiale non espressamente figurativo.
Le diciassette versioni del bronzo della “Signorina Pogany” realizzate anche in altro materiale fra il 1913 ed il 1933, le sei versioni del legno il “Gallo” (1924-1949), le sette versioni del bronzo del “Neonato”(1915-1920) e soprattutto le ventidue versioni del bronzo di “Uccello nello spazio” (1919-1940) testimoniano una ricerca di condensazione e rarefazione che era partita dal celebre “Bacio” del 1908, la pietra a parallelepipedo in cui i corpi degli amanti sono accoppiati e chiusi in una forma affine a quella delle statue-cubo del Medio Regno dei faraoni.
Di Brancusi è anche la celebre “Leda”, posta su un disco che ruota con movimento ad orologeria. Quando l’Europa ed il mondo entrano nel clima della guerra del 1939,sempre più lontano dalla contemporaneità Brancusi parte per l’India dove va a progettare uno spazio sacro per la meditazione, chiamato dal maharajah di Indore.