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CINEMA, “IL COLORE VERDE DELLA VITA”, FAVOLA CRUDA E ROMANTICA SULLA TOSSICODIPENDENZA

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AG.RF.di Gianluca Russo 11/07/2015

(riverflash) – Non sempre i luoghi comuni risultano inutili quando si può parlare di  tossicodipendenza. Partire da una storia comune per narrare una vicenda e con un lieto fine comune, può servire anche a risvegliare le coscienze assopite su un tema di cui ormai non si parla più. Elias (Francesco Maccarinelli) è un ragazzo senza responsabilità con una storia difficile alle spalle, un’infanzia drammatica e una madre malata. Resta da solo, in quel pezzo di Calabria che fa da sfondo e che in penombra racconta di omicidi e malavita. Le rapine, poi la droga. Elias fugge dalla città dopo la morte dell’amico e resta vittima della sua stessa debolezza fino all’incontro con Franco (Roberto Rizzoni) che gli cambierà la vita per sempre. Dai grammi di crack fumati nei bagni pubblici al totale ripudio della realtà, Pierluigi Sposato, autore, sceneggiatore e regista del film “IL COLORE VERDE DELLA VITA”, alla sua opera prima, sceglie di raccontare per il grande schermo il dramma giovanile nelle sue molteplici dinamiche, con una favola moderna ricca di sentimento, di romanticismo e che scatena amare riflessioni. Un thriller di tutto rispetto che accompagna lo spettatore non solo nella drammatica vicenda di un tossicodipendente senza speranza, ma lo riempie di piccole intime emozioni grazie all’attore Francesco Maccarinelli e non solo, che alla sua prima prova da interprete cinematografico protagonista, passa l’esame del bello e maledetto dando riscontro di ottime doti recitative. Il film indipendente è stato realizzato con un budget ridotto che però non ha influito sulla qualità finale dell’opera, ne tantomeno sulle restrizioni relative alla scelta delle location (che in molte scene sono spazi naturali) o del cast. Un’opera cinematografica che dimostra oggi quanto sia ancora difficile (ma anche possibile) realizzare lungometraggi con poche risorse economiche, perché la magia del cinema prende vita solo se spinti da una forte passione e passionalità, quando davvero si vuol dire qualcosa senza badare a spese e conseguenze. “La mia regia è semplice – spiega nelle sue note di regia Sposato – non ho voluto esagerare per motivi pratici ma soprattutto perché la storia era più importante, se avessi cercato spesso soluzioni tecniche complesse, avrei messo a repentaglio la struttura narrativa”. Il film è stato autoprodotto dal regista (Clément Film House) e distribuito in quaranta sale italiane da Real Dreams Enertainment, con l’obiettivo di portare il grande pubblico a riflettere sulle storie di tutti i giorni,  quelle che non si raccontano più ma straordinarie, quelle storie che per essere raccontate non hanno bisogno di lenti colorate.

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