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Ciclismo: nella storia del doping di Armstrong c’è lo zampino del dottor Ferrari

(riverflash) – Michele Ferrari è un medico italiano nato a Ferrara nel 1953 che ha studiato la soglia aerobica degli atleti prima di dedicarsi ai programmi di allenamento per ciclisti. Adesso che è scoppiata la “bomba” Lance Armstrong, che 7 Tour de France da revocare insieme a un bronzo olimpico, nel dossier della Usada (Agenzia USA antidoping) il nome del dottor Michele Ferrari è menzionato 327 volte. Il medico di Ferrara operava con la squadra ciclistica «US Postal», quella di Armstrong dove, nel rapporto Usada viene rilevato “uso sistematico del doping”, tesi suffragata dalle testimonianze di ciclisti che ne facevano parte.

A dispetto delle accuse e dall’inibizione a vita decretata dall’Usada nel luglio 2012, nelle aule dei tribunali italiani il dottor Ferrari è stato finora assolto “perché il fatto non sussiste”.

Una carriera prestigiosa quella del medico che ha legato il nome dell’Italia alla squallida vicenda del doping di Armstrong, negata dall’ex-corridore americano e coperta dall’omertà dell’ambiente. Nel 1986 Michele Ferrari collaborò nel team di Francesco Moser con il dottor Conconi per battere a Città del Messico il record che apparteneva a Eddy Merckx. Nel 1999 il medico di Ferrara ammise di aver praticato al ciclista trentino auto-trasfusioni, che erano vietate. Successivamente il dottor Ferrari su accusato dal ciclista Filippo Simeoni di fare largo uso di EPO (Eritropoietina) e Testosterone nelle sue terapie. Allora Lance Armstrong difese strenuamente l’operato dell’amico medico.

Significativa l’affermazione che fece Michele Ferrari quando era responsabile sanitario della Gewiss, squadra professionistica:  L’Epo non è più pericoloso di bere 10 litri di succo d’arancia”.

AG.RF 18.01.2013

 

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