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Ciao Alvin Lee….Il Paradiso (degli orchi) non ha potuto attendere

(riverflash) – Lo sappiamo siamo in ritardo nel dare questa notizia e ce ne scusiamo molto.

Pare che abbiano deciso di rifare “WOODSTOCK 1969”, in un’altra parte della galassia e per questo secondo evento, ancor più “galattico”, si sia deciso che non poteva mancare “Captain speed fingers”, Alvin Lee, la chitarra più veloce del mondo.

Leader dei “Ten years after”, che a soli 68 anni, se ne è andato il 7 marzo,  per complicazioni durante una operazione chirurgica di routine, in Spagna dove viveva già da tempo.

Molto alto, capelli lunghi e biondi, schivo davanti alla stampa, di una timidezza che non si scalfifva, Alvin Lee non riuscì mai a vestire i panni della grande star.

Non era una star, era un “artigiano della musica”. Quello che a lui premeva era di suonare a tutto tondo nei concerti dove “l’espressività complessiva avesse un proprio senso”. Ecco perchè, quando la band nel 1973 si sciolse, lui girò il mondo in tournè, continuando a suonare quella musica che amava fare, fino all’altro ieri.

lamentava il proprio disagio nell’ essere considerato un “fenomeno” dopo Woodstock, non riusciva a vedersi rinchiuso nella figura del “virtuoso” a tutti i costi.

Ma torniamo a quell’agosto 1969. I “ten years after” salirono sul palco (il Palco) e suonarono. Quando suonarono “I’m going home”, tutto il popolo di Woodstock rimase letteralmente stordito! “Captain speed finghers”, qualcuno dei fortunati presenti disse:”…sembrava che le corde della sua chitarra prendessero fuoco e che le note che ne scaturivano ci sollevassero da terra e ci penetrassero nello stomaco come lame…”. Fù come un’ondata che travolse tutti i presenti.

Ma Lee sapeva anche far dondolare le passioni con quel Blues un pò tormentato ma genuino, per il quale ancora oggi tanti musicisti lo ringraziano.

Ispirò e non poco i “Black Sabbath”, “la chitarra più veloce del west” come lo chiamavano “è stato il primo a credere in noi” dichiararono “invitandoci a quello che è stato per noi il primo concerto importante al Marquee di Londra, un vero gentleman”.

grazie Alvin Lee per quello che sei stato e per tutto quello che ci hai regalato in questi anni. La tua musica aveva radici nella forza, nella passione e nell’eccitazione, tutte cose che avevano la capacità, per noi che ti ascoltiamo ancora, di portarci al massimo.

Ora sei da qualche parte della galassia, col tuo fare timido ed introverso a portare insieme a tutti gli altri grandi Artisti, che come te sono stati convocati (purtroppo sono sempre dippiù), in altre galassie una delle poche cose che all’uomo riesce meglio, la Musica.

Forse in  quel “I’m going home” c’era già scritto tutto questo. Ciao!.

lobo (AG. RF) – 08.03.2013

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