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CHAMPIONS LEAUGE, PORTO – ROMA 3 A 1 – RABBIA E DELUSIONE GIALLOROSSI ELIMINATI – DISCUTIBILE LA DIREZIONE DELL’ARBITRO CAKIR

AG.RF.(Maura Peripoli).07.03.2019

“riverflash” – “La Roma non si discute, si ama”. E questo lo slogan che contraddistingue i tifosi giallorossi, dai tempi del Testaccio, anche se oggi resta difficile accettarlo, perché ieri sera all’ Estádio do Dragão, la Roma ha perso la sua battaglia, cedendo “solo” al 116’ agli avversari, per un’ingenuità di Florenzi.  Il Porto ha vinto ai supplementari per 3-1 e va avanti, grazie anche ad una “discutibile” condotta dell’arbitro Cakir, che non riserva agli ospiti, lo stesso trattamento dei portoghesi, (che usufruiscono di un rigore, decretato dal Var), mentre alla squadra di Di Francesco, viene negato un rigore al 120esimo minuto, che “meritava” almeno il beneficio del dubbio con la visone del Var. E così dopo una partita infinita, durata 133′, tra supplementari e recuperi, la squadra capitolina è costretta a salutare la Champions, il torneo che per molti le si “addiceva”. Per il match di ieri, mister Di Francesco ha varato “a sorpresa” il modulo 3-4-3 con Marcano e il recuperato Manolas in difesa, Karsdorp e Nzonzi a centrocampo e Perotti riproposto in attacco, escludendo Florenzi, Cristante, Pellegrini ed El Shaarawy e spedendo in tribuna Fazio per un piccolo problema muscolare (questa è la motivazione ufficiale…). Sul fronte opposto Sergio Conceicao ha confermato il 4-4-2 dell’andata, invece del previsto 4-3-3, restituendo una maglia a Marega e Corona, assenti all’andata, lasciando in panchina Ibrahimi. Il Porto ha iniziato con la sua solita pressione asfissiante, mentre i giallorossi tentavano di chiudere tutti gli spazi, fino al 26esimo del primo tempo quando, per un errore di impostazione di Manolas, i portoghesi sono partiti in contropiede, Corona ha lanciato in area sulla sinistra Marega, bravo a dare a Tiquinho un pallone solo da appoggiare in rete. La Roma accusa il colpo ma senza disunirsi e ci ha pensato poi De Rossi a rialzare la sua squadra, trasformando un rigore sacrosanto (Militao ha steso Perotti in area), restituendo la speranza ai suoi compagni: poco dopo però, si è infortunato ed è stato costretto ad uscire dal campo, lasciando il posto a Pellegrini. Nella ripresa il Porto è ripartito a testa bassa, con la Roma che “teneva”, creando un paio di buone occasioni, mentre la  Roma, passata al 4-2-3-1 complice un infortunio muscolare occorso anche a Pellegrini, ha creato una sola occasione, sciupata malamente da Perotti. Fine dei tempi regolamentari: iniziano i supplementari e Dzeko si divora per ben 2 volte la palla del 2 a 2 che avrebbe sancito il passaggio ai quarti e per la famosa “legge gol sbagliato, gol subito”, dopo pochi minuti, con le due squadre allo stremo delle forze, viene assegnato (con il Var) un rigore ai padroni di casa, per un’ingenua trattenuta di Florenzi su Fernando (tirato per la maglia), realizzato da Telles. Infine, l’episodio che ha fatto discutere: al 120esimo minuto, quando si stava profilando la quasi certa ipotesi dei calci di rigore, all’ultimo minuto dei supplementari, Schick cade in area per una spinta di Marega e l’arbitro non concede alla Roma, il beneficio del dubbio, non prendendo minimamente in considerazione, l’ipotesi di consultare il Var. I giallorossi escono così dal campo e dalla competizione, a testa bassa e questo non è altro che lo specchio di una stagione, veramente troppo altalenante: la società ha chiesto ufficialmente all’Uefa spiegazioni sul diverso trattamento sull’utilizzo della Var (a che serve?) e Pallotta furioso, ha così commentato: “Siamo stati derubati, l’anno scorso abbiamo chiesto il Var in Champions League perché siamo stati defraudati nella semifinale con il Liverpool. Stasera c’era il Var e siamo ancora derubati. Patrik Schick ha subito un chiaro fallo in area, il Var lo mostra ma non viene dato nulla. Sono stanco di questi soprusi. Mi arrendo.” E speriamo che, insieme a lui, non sia anche tutta la squadra ad arrendersi, perché c’è ancora tanta strada da fare per arrivare alla conquista di un posto in Champions: il “saggio” Di Francesco si è isolato sul pullman, evitando di parlare: in fondo il comportamento altalenante della sua squadra ha portato a queste delusioni: la sconfitta nel derby capitolino e l’eliminazione dalla Champions sono due bocconi amari da mandare giù.. a che servono i commenti? E come già detto la scorsa volta, or non resta altro che stare zitti e possibilmente… pedalare.

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