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C’ERA UNA VOLTA IL BACINO ORIENTALE DEL LAGO ARAL

aral-300x300AG.RF 30.09.2014 (ore 12:30)

(riverflash) – Un disastro ambientale, voluto dall’uomo quando decise di sacrificare un bacino lacustre per usare la sua acqua nell’annaffiare i campi. A ciò si aggiunga il surriscaldamento terreste e il risultato è andato oltre alle previsioni. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon, è uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall’uomo.

Vi raccontiamo la storia del lago d’Aral, nel giorno in cui la Nasa diffonde le immagini satellitari dello specchio d’acqua ormai asciutto: “Per la prima volta nella storia moderna, il bacino orientale del Grande Aral si è completamente prosciugato”. aral bef e aft

Una volta era il quarto lago più grande al mondo, oggi il bacino orientale del Lago d’Aral è prosciugato, lo dimostra una sequenza di quattordici foto scattate dal satellite Terra della Nasa. Questo è dovuto al fatto che i sovietici negli anni ’50 deviarono il corso dei due fiumi principali della zona, il Amu Darya e il Syr Darya, e l’acqua venne utilizzata per irrigare i campi. La decisione fu presa nell’ambito del piano per incrementare la produzione di cotone del regime URSS. Lo riporta RT.com. 

Philip Micklin, un esperto della Western Michigan University ha riferito al NASA Earth Observatory che “è la prima volta in tempi moderni che il bacino orientale si prosciuga completamente” e che “probabilmente è la prima volta in 600 anni che succede.

Il fondale del lago è stato contaminato dai prodotti chimici utilizzati nei campi e l’acqua è divenuta sempre più salata, uccidendo la fauna e la flora e distruggendo l’industria della pesca della regione. Il ritiro del bacino orientale del lago è stato causato da una stagione caratterizzata da precipitazioni scarse, privando pertanto il lago della sua principale fonte d’acqua. 

Attorno al lago vivono 60 milioni di persone e per riportarlo al livello originario il flusso d’acqua verso il bacino dovrebbe quadruplicarsi. Il progetto costerebbe almeno 16 miliardi di dollari, una cifra che gli stati che si affacciano sul lago difficilmente potrebbero sborsare. Le navi arrugginite e a secco indicano la fine di un’economia lacustre basata su pesca e trasporti.

 

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Fonte: La Fucina

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