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CASO STAMINA: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE DOPO LE INCHIESTE GIORNALISTICHE

 

davide-vannoni di Mattia S. Gangi

AG.RF 29.04.2014 (ore 13:00)(riverflash) A pochi giorni dal 5 Maggio, giorno in cui il Tribunale di Marsala ha imposto ai medici di Brescia di proseguire con le infusioni del cosiddetto “metodo” Stamina sul piccolo Gioele, è necessario fare un po’ di chiarezza sull’attuale situazione legale che riguarda Vannoni, le famiglie dei bambini malati ed il “metodo” stesso.

Il caso Stamina, dal nome della società che ne promuove l’utilizzo nelle strutture ospedaliere, giunge alle cronache nazionale a seguito della trasmissione de Le Iene, in cui l’inviato Giulio Golia mostra per la prima volta le immagini di alcuni bambini affetti da gravi patologie le cui condizioni di salute, a dire dei genitori, sarebbero migliorate in seguito alle infusioni del “metodo” Stamina. Questa terapia, somministrata dagli Spedali Civici di Brescia come “Cura compassionevole”, non è però certificata da nessun ente ufficiale, non esistono pubblicazioni scientifiche che ne comprovano la validità e, al momento della trasmissione, esisteva soltanto una richiesta di brevetto ancora in fase di approvazione. Per questo motivo le infusioni erano state bloccate dal Ministero, in attesa di una commissione scientifica che ne certificasse la validità.

Alla trasmissione segue una grande attenzione da parte dei media e dei genitori di altri bambini in gravi condizioni di salute; si discute inoltre dell’opportunità da parte della trasmissione giornalistico-satirica di Italia1 di proporre una tematica tanto delicata attraverso un breve servizio che mostra in diretta il dolore dei genitori e le immagini di bambini evidentemente svantaggiati. La polemica monta insomma sul presunto sbilanciamento a favore della metodica Stamina da parte della redazione de Le Iene. Nei giorni immediatamente seguenti, un’associazione di pazienti e familiari si riunisce nei pressi di Montecitorio al fine di manifestare a favore del metodo.

Dopo le Iene, la grande attenzione scatenata dalle manifestazioni ha portato un’importante istituzione del giornalismo d’inchiesta come Presa Diretta, diretta da Riccardo Iacona, a dedicare un’intera puntata d’approfondimento sul caso Stamina. Dall’inchiesta della redazione di Presa Diretta vengono alla luce particolari inquietanti come presunte minacce e tentate estorsioni a pazienti, oltre a pesanti dubbi sul contenuto farmaceutico del siero del quale, a quanto pare, non esisterebbe documentazione certificata.

Proprio pochi giorni fa, il 23 Aprile, la Procura di Torino  Torino ha chiuso le indagini su Stamina, indagando 20 persone, tra cui Davide Vannoni, il presidente e inventore del cosiddetto “metodo” stamina, nonché il numero due della fondazione, Mario Andolina. Come possiamo leggere nell’atto di chiusura delle indagini, oltre i vertici di Stamina, sono indagati anche Gianfranco Merizzi di Medestea, Ermanna Derelli, direttrice sanitaria degli Spedali civili di Brescia e Carlo Tomino, responsabile dell’ufficio sperimentazione clinica dell’Agenzia italiana del farmaco, perché “in un vasto arco di tempo pluriennale protrattosi dal novembre 2006 e ancora oggi pienamente in corso, a mezzo di idonee strutture radicate, e sulla base di mirati programmi attivati sin dall’inizio a Torino, si associavano stabilmente tra loro allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti…promuovendo, costituendo, organizzando l’associazione”.

Due dunque i reati che secondo la Procura di Torino sarebbero ascrivibili agli indagati : “Danni alla salute dei pazienti” e “tensione sociale”. “l’associazione per delinquere promossa da Davide Vannoni intorno al metodo Stamina – si legge nelle motivazioni della Procura – “ha creato un clima di tensione sociale e di falso allarme […] facendo credere falsamente ai pazienti e ai familiari che vi erano elevate possibilità di guarigione dalla loro malattia a seguito del trattamento con cellule staminali e che le persone non sottoposte a tale trattamento sarebbero incorse in un serio pericolo di vita”. Dure accuse che cozzano però con la decisione di un’altra Procura, quella di Marsala, nella persona del giudice Antonio Genna che ha stabilito, dopo aver ascoltato il parere di Mario Andolina, di imporre la continuazione delle infusione nel caso del piccolo Gioele, paziente di due anni e quattro mesi affetto da SMA (atrofia muscolare spinale). I medici degli Spedalici civici di Brescia, dove il piccolo si sottoponeva al trattamento, si rifiutavano infatti di proseguire le cure fino al parere della commissione ministeriale.

Il ministro della salute Lorenzin commenta così la situazione : “Noi continuiamo ad avere due percorsi attivati, uno è quello che dipende da noi cioè quello della commissione che valuta il metodo, e che ricordo è la seconda commissione perché il metodo è già stato dichiarato totalmente inefficace e infondato dalla prima commissione. Dall’altro lato, c’è il lavoro della procura di Torino che oggi ha rinviato a giudizio moltissime persone. Io mi auguro che da questa vicenda escano fuori due verità, quella scientifica, che sarà cura della commissione verificare e attuare e quella processuale, entrambe a favore delle famiglie che in questi anni hanno sofferto, atteso, avuto illusioni e speranze”.

Link :

La puntata de Le Iene 

La puntata Presa Diretta 

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