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“CANTO PER UN BAMBINO NON NATO“ – Riflessioni sul dare la vita

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di Valter Chiappa

(AG. R.F. 12/01/2016)

(riverflash)      Il viaggio alla scoperta del “femminile del terzo millennio” che la Rassegna teatrale “Una stanza tutta per lei”, in programma al Teatro Due di Roma, si propone, parte dall’interno, addirittura dal nucleo centrale del pianeta Donna, grazie a “Canto per un bambino non nato”, testo scritto ed interpretato da Melania Giglio.

L’attrice piemontese, di recente pirotecnico Ariel al fianco di Giorgio Albertazzi in “La tempesta”, in questa occasione, coraggiosamente, si spoglia di ogni maschera: non sarà nessuno dei suoi personaggi (o forse interpreterà sé stessa), condividendo con il suo pubblico la domanda che per ogni donna è quella fondamentale, la più intima, la più naturale, la più profonda: essere madre?

Lo farà ovviamente dal suo punto di vista, quello dell’artista. Perché dare la vita è la prova suprema, anche per chi lo fa ogni giorno, quando soffia il suo spirito nei personaggi interpretati. E allora gli interrogativi diventano spettri giganteschi: il gen-io è forse, per la sua stessa natura, predestinato a gen-erare solo con la sua creatività? Si può pensare ad un figlio, se si è abbracciata una sposa esigentissima, l’arte, che pretende per sé  tutto il tempo e l’anima intera e che costringe ad una vita vagabonda e poco remunerata?

La Giglio, battagliera come lo è sul palco, crede che questa comune convinzione sia “un gigantesco imbroglio”. E si chiede: “Davvero se voglio essere un’artista devo rinunciare a diventare madre? Davvero devo creare solo in palcoscenico? Devo rinunciare a dare la vita?”.

Domande che con l’andar del tempo si sono evolute, moltiplicate, divenute mille e mille volte più complesse, spettri ancora più giganteschi posti a protezione dell’insondabile Mistero: “A chi appartiene la vita che si crea? Siamo davvero noi a decidere quando, come e dove un bambino deve nascere? Come cambia la percezione della nostra solitudine alla presenza di una creatura? E soprattutto : la creatura davvero appartiene a noi? Come sarà essere madri nel terzo millennio?”

Domande che l’attrice ha deciso di porsi nel luogo che è la casa della sua anima, il teatro, mettendole in comunione con l’altra metà di sé, il suo pubblico. Le sussurrerà, le griderà?

Nella sua ricerca interiore la Giglio ha cercato un riferimento. Lo ha trovato in un libro, che da tempo riposava sui suoi scaffali, nelle parole di un’altra donna altrettanto combattiva: Oriana Fallaci. Ormai più di 40 anni fa, era il 1975, la giornalista fiorentina pubblicava “Lettera ad un bambino mai nato”, opera che, oltre ad essere stata un caso letterario, è divenuto un testo di riferimento per le donne moderne su temi eterni e cruciali come la famiglia, l’amore, l’aborto. Già allora la Fallaci si poneva le questioni della legittimità e dell’accettazione della nascita da parte del bambino, in un mondo ostile, violento e disonesto.

Come per molte altre tematiche Oriana Fallaci ha precorso i tempi e le sue parole, le sue affermazioni così come i suoi dubbi sono tuttora attuali. Ritrovano oggi voce in Melania Giglio, che ne ha tratto “Canto per un bambino non nato”, la pièce che, dal 14 al 17 gennaio, sarà in cartellone al Teatro Due.

Sarà uno spettacolo, ma anche un momento di profonda riflessione. Sarà un’attrice a parlare, ma le sue parole sono inevitabilmente destinate ad ogni donna ed anche a noi uomini che ambiamo ad esser padri. Dare la vita. “È un atto talmente enorme da far tremare le vene nei polsi”. Ma il viaggio verso il Mistero deve iniziare, se vogliamo che generare un altro essere umano sia un atto cosciente e responsabile. Chissà se per qualcuno questo viaggio inizierà dal Teatro Due.

Al Teatro Due
Vicolo dei Due Macelli, 37 – Roma

dal 14 al 17 gennaio 2016:
Melania Giglio in “Canto per un bambino non nato” (da Oriana Fallaci)

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