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BUON GIORNO PAPA’ una commedia italiana con un taglio USA

(riverflash) – Siamo andati a vederlo con la consapevolezza di aspettarci la solita “commediola italiana“, figlia di un dio minore rispetto a quella che fù la vera grande unica “Commedia Italiana” degli anni 50.

Non ci siamo sbagliati di molto, ma a differenza, questa pellicola vanta una sceneggiatura che regge bene e che fà l’occhiolino (e non solo), a quella americana.

Coerente col debutto di ieri (18 anni dopo), Edoardo Leo ritorna a parlare di passato, paternità e umana imperfezione. Intervenendo con grande sensibilità su un soggetto di Massimiliano Bruno, l’attore e regista romano realizza il percorso di un personaggio che fa i conti coi trascorsi e con la necessità di crescere, spinto da una condizione eccezionale: un’adolescente che ha il nome di una canzone dei Derek and the Dominos. E dagli anni Settanta, come il gruppo americano hard-blues-rock, sembra venire questa diciassettenne “analogica”, che guarda Kubrick in bianco e nero e stende le fotografie ad asciugare come in Blow-Up.

Adottando i toni della commedia, Buongiorno papà apre a uno spiraglio di profondità, anche per i volti a cui si affida, Marco Giallini, Paola Tiziana Cruciani, Nicole Grimaudo, Ninni Bruschetta, lo stesso Edoardo Leo e sorprendentemente Raoul Bova, perfetto quarantenne glamour, che basta a se stesso, che non capitalizza l’essere ormai adulto e che ha difficoltà a costruire relazioni e senso.Come la sua bellezza, il personaggio e la storia sembrano risolversi sulla superficie, introducendo e sviluppando il tema dichiarato fin dal titolo: il risveglio di un uomo senza qualità che (re)impara a vedere, a capire e ad amare. Ma lo fa in un modo non scontato e per molti versi originale.

“Buongiorno papà” infatti non è solo una commedia sul lento apprendimento della paternità biologica ma anche su quella artistica, sulle responsabilità che comporta essere ‘autore’ in Italia, dove un regista giovane e magari pieno di bei progetti scartati, si ritrova a ‘gestire’ suo malgrado un ‘figlio’ capitato e formato.

Dato un soggetto convenzionale, Edoardo Leo trasferisce il nodo centrale della storia anche nel cuore del linguaggio, producendo un esempio di metacinema che risolve piuttosto che mettere in scena le difficoltà di fare un film. Esemplare in questo senso è l’uso del “product placement”, l’inserimento di un prodotto o marca commerciale all’interno di una produzione cinematografica, che diventa mestiere del protagonista e materia viva, motivo di erranza piuttosto che di sclerotizzazione.
Se le commedie recenti non sentono nemmeno il bisogno di costruire una gag attorno al prodotto, anche solo pretestuosa, Leo se ne serve per congegnare al meglio l’idea ed edificare il suo film, dove si ritaglia il ruolo dell’amico tutt’altro che scemo e del regista che si innamora del proprio oggetto. Quasi a dire che è solo amando il proprio oggetto scopico, originale o commissionato, che si può ancora pensare di fare cinema (e di fare i padri).

da notare che, come nella commedia italiana degli anni 50, ci sono attori che non sono mai, o quasi mai, protagonisti, ma che sanno rubare la scena ai primi attori, tanto da imprimersi nella memoria dello spettatore. E’ il caso di Marco Giallini, il grande caratterista che ultimamente è il più presente nel panorama del cinema, tanto da “contendere” il ruolo di capocomico nella commedia “Una famiglia perfetta” di Paolo Genovesi, perfino a Sergio Castellitto.

Nella trama, già vista e rivista, troviamo Andrea (Raoul Bova), 38enne “single” e sicuro di sè sia nel lavoro, con una avviatissima carriera in un’importante agenzia che si occupa di “Product Placement”, sia con le donne, uno “sciupafemmine” con una vita sentimentale fatta di avventure da una sola notte. Insomma tutto lavoro e divertimento.

Finchè un giorno tornando a casa Andrea, dove convive con Paolo (Edoardo Leo) un amico disoccupato e decisamente stravagante, trova Layla (Rosabel Laurenti Sellers) ragazzina di 17 anni che dice di essere sua figlia, ma non è sola, a lei si accompagna il “nonno” Enzo (Marco Giallini appunto), nonno fricchettone e rockettaro. I due anno intenzione di restare in casa, dando vita così a situazioni simpatiche , dove i duetti comici ci ricordano un pò quelli della vechia commedia Italiana, anche se forse con un linguaggio un pò troppo “romanesco”.

Film piacevole, dunque, con una sceneggiatura ben costruita e due figure l’una, Marco Giallini, che si conferma un grande caratterista e  che non  ci fà rimpiangere i grandi attori di “contorno” degli anni ’50. L’altra, Rosabel laurenti Sellers, di cui sicuramente sentiremo parlare per tanti anni “cinematografici” ancora.

lobo-(AG-RF) 24.03.2013

1 Commento »

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Una Risposta a “BUON GIORNO PAPA’ una commedia italiana con un taglio USA”

  1. 1

    dominios venezuela dice:

    Very descriptive article, I loved that bit. Will there be
    a part 2?

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