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BRACCIANO: CAOS SENZA FINE PER LA DISCARICA DI CUPINORO

cupinorodi Andrea Pranovi (AG.RF. 15.04.2014) (ore 15,04) (riverflash) – Non sembra trovare una soluzione la vicenda della discarica di Cupinoro, situata nel territorio del comune di Bracciano, a nord di Roma. Prima indicato come sito per lo smaltimento di parte dei rifiuti di Roma, poi chiuso e successivamente al centro di un presunto danno erariale, l’impianto è adesso oggetto di polemiche riguardanti una sua possibile riapertura, contro la quale si stanno mobilitando diversi movimenti legati alla difesa del territorio.

La discarica per rifiuti non pericolosi di Cupinoro, attiva dal 2007 e gestita dalla Bracciano Ambiente Spa (società interamente partecipata dal Comune di Bracciano), a settembre del 2013 viene individuata dall’allora Commissario ai rifiuti Goffredo Sottile per lo smaltimento di ventimila tonnellate di rifiuti trattati di Roma, Ciampino, Fiumicino e Città del Vaticano. Il conferimento dei rifiuti, previsto secondo il provvedimento “in via immediata e urgente” fino al 31 dicembre del 2013, sarebbe corrisposto con un pagamento di 60 euro a tonnellata alla Bracciano Ambiente. Sottile spiega che il decreto si basa su “un’asta che ha fatto la Bracciano Ambiente per mettere a disposizione volumetrie per ospitare questa quantità di rifiuti”.

Alla decisione di trasferire a Bracciano parte dell’immondizia della capitale si oppongono diversi comitati territoriali, che temono la trasformazione di Cupinoro in una “nuova Malagrotta”. Bersaglio delle polemiche è anche il sindaco di Bracciano Giuliano Sala, il quale precisa che “Cupinoro non è il sito alternativo a Malagrotta. Non c’è stata nessuna vendita di terreni a privati”. Inoltre, il primo cittadino sottolinea come “il decreto di requisizione del Commissario Sottile risulta essere in linea con le procedure che erano state avviate già da tempo dalla Bracciano Ambiente nel pieno della sua autonomia gestionale”.

A ottobre del 2013 la Regione Lazio concede la V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) per l’ampliamento della discarica, scatendando così le proteste di molti residenti. Nel mese di novembre, in seguito ad un esposto presentato da alcuni comitati, la Soprintendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo rileva la presenza di lavori già avviati senza l’autorizzazione paesaggistica e chiede al Comune di Bracciano di ritirare il permesso a costruire. Il 26 novembre il caso della discarica di Cupinoro viene portato in Commissione Europea, mentre nei mesi di dicembre e gennaio si susseguono i ricorsi al TAR contro la V.I.A. rilasciata dalla Regione da parte del Forum Ambientalista, del Comune di Cerveteri e del comitato Bracciano Stop Discarica.

A sorpresa, alla fine di gennaio 2014, il Comune di Bracciano annuncia la chiusura della discarica a partire dal 1° febbraio, definendo Cupinoro “non più in grado di ricevere i rifiuti dei 25 Comuni del bacino per l’esaurimento dello spazio autorizzato”. Secondo quanto riportato dal Comune, “il 22 gennaio la Bracciano Ambiente ha comunicato a tutti i Comuni, alla Provincia di Roma ed alla Regione Lazio, l’esaurimento delle volumetrie disponibili ad accogliere rifiuti e, al di là delle strumentalizzazioni politiche di chi ha parlato di `ricatto´ per ottenere un ampliamento, i fatti sono chiari: dal momento che l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) per l’invaso esistente non è stata rinnovata, la chiusura del sito è diventata una scelta obbligata”.

La scelta di interrompere l’attività della discarica solleva un nuovo dubbio, riguardante l’immondizia dei comuni che si servivano del sito di Cupinoro: mentre il Comune di Ladispoli sceglie l’impianto Rida Ambiente di Aprilia per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, quello di Manziana denuncia che “i comuni del comprensorio vengono lasciati soli”. Il Comune di Bracciano, intanto, dispone il conferimento dei propri rifiuti indifferenziati presso l’impianto Ecologia Viterbo sulla strada provinciale Teverina e nel frattempo la discarica di Monterazzano (nel viterbese) si prepara, non senza polemiche, ad ospitare l’immondizia di otto comuni che fino al 31 gennaio avevano utilizzato il sito di Cupinoro.

Con la chiusura della discarica, tuttavia, non si esauriscono le polemiche: il 12 febbraio alcuni organi di informazione riportano la notizia di un presunto accertamento da parte della Guardia di Finanza di Viterbo di danni alle casse dello Stato per 4,7 milioni di euro riconducibili alla gestione della discarica. Sarebbero coinvolte 37 persone tra sindaci e commissari prefettizi. La società che gestisce Cupinoro, in un comunicato, precisa che “è sufficiente leggere gli atti per avvedersi che nessuna contestazione è stata avanzata nei confronti degli organi della Bracciano Ambiente S.p.a.”, la quale invece “sarebbe stata danneggiata”.

Nelle ultime settimana cominciano a circolare voci su una possibile riapertura dell’impianto, provocando la rabbia delle associazioni del territorio. Il 29 marzo il comitato Bracciano Stop Discarica organizza una fiaccolata di protesta che si conclude davanti la sede del Comune. In una nota, il comitato organizzatore della manifestazione dichiara che “per chi governa la soluzione dell’emergenza rifiuti del Lazio è riaprire Cupinoro e ridurre il nostro territorio a un’immensa pattumiera. Accendiamo le nostre fiaccole per dire basta a una folle gestione dei rifiuti che distrugge il nostro territorio e la nostra salute e chiedere un futuro migliore”.

Infine, è della scorsa settimana la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di tre persone nell’ambito di un’inchiesta da parte della procura di Civitavecchia: si tratta del legale rappresentate della Bracciano Ambiente, del direttore dei lavori e di un funzionario comunale. L’accusa ipotizzata è quella di aver eseguito una serie di lavori per l’ampliamento del sito senza la prescritta autorizzazione paesaggistica in un’area di proprietà dell’Università agraria di Bracciano.

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