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SPECIALE MOSTRA DI VENEZIA – La recensione: A BIGGER SPLASH di Luca Guadagnino

logo-72MIAC-blackdal Lido di Venezia Luigi Noera – Foto per gentile concessione  Asac – la Biennale di Venezia (AG.RF 07.09.2015) ore 10:00 (riverflash) –Remake di un thriller dal punto di vista del regista Con Ralph Fiennes, Dakota Johnson, Matthias Schoenaerts, Tilda Swinton e con Corrado Guzzanti (il maresciallo dei carabinieri) E’ il film del secondo italiano in gara, anche lui siciliano: Luca Guadagnino. La curiosità della reazione in sala è grande. Per dovere di cronaca non è stato apprezzato dalla critica rimasta piuttosto perplessa. Luca Guadagnino ancora una volta stupisce con le sue dissonanze. Se la prima parte del film resta nei canoni del linguaggio cinematografico con un ritmo serrato, alla fine vi 19354-A_Bigger_Splash_-_courtesy_Paolo_Roversistupirà. Sono complici le musiche rocckettare del mitico sessantotto, i paesaggi aspri e selvaggi dell’isola di Pantelleria, il  folclore dei paesani di Pantelleria. Guadagnino con le sue origini isolane nella seconda parte del film ci ricorda i pregi di questa terra di confine che unisce l’Europa ai rifugiati dalle guerre e dagli orrori delle dittature delle vicinea Africa e Asia Minore. Questa dissonanza anche in termini di linguaggio e interpreti con un Corrado _ABS5434.NEFGuzzanti scatenatissimo non è piaciuta a molti. Invece è da apprezzare. E’ un esame di coscienza collettivo rivolto in primis a se stesso ma anche a tutti noi. Cosa è rimasto del ’68? Sicuramente i dischi di vinile dei due protagonisti Harry e Marianne. Il film può anche non piacere per le verità che sbatte in faccia allo spettatore. Fino all’ultimo si spera che l’antipatico e invadente Harry sopravviva, ma la sua figura è così ingombrante che deve sparire. In fondo chi subisce la devastazione della ribbellione di quegli anni? Lo scoprirete nel finale tragico della partenza della figlia Penelope (Dakota Johnson) dall’isola maledetta. Gli altri invece rimangono in questa bellissima isola a crogiolarsi nei fasti e allori della musica rock. Se L’attesa è un film di maniera curatissimo con una Binoche che da il meglio di se in termini espressivi, il grande e poliedrico Ralph Fiennes (Grand Budapest Hotel) ha decisamente cambiato genere. Chi lo avrebbe mai detto che un maniaco nazista poteva interpretare un rocckettaro puro? Vi auguriamo buona visione. Come altri film presenti alla Mostra di Venezia la durata supera le due ore, questa è una novità del Festival e forse dipende anche dal modo diverso di far cinema con l’ingresso del DIGITALE.

 

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