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AURELIO DE FELICE, chi non lo conosce ha perso qualcosa

aurelio de felicedi Francesco Angellotti (AG.RF 29.10.2015) ore 23:03

(riverflash) – Nessuno crederebbe a quanti Uomini di Cultura, avanguardie in vari Settori Artistici, sono partiti da Terni, per divulgare in tutto il Mondo il loro Bagaglio. Non sospettavo mai, ma, devo dire, quel che è ammirevole, è che adesso, anche se con debito ritardo, tornano a galla tanti Nomi, di cui non si sono perse le tracce, perché le testimonianze storiche sono state conservate; così, andando a spulciare, riemergono Nomi Importanti.

   Per esempio, quanti conoscono Aurelio De Felice? Ma, forse, de qua, de là, de tante volte, qualcuno , forse fa… mi pare!?!

   Terni non dimentica chi è stato esponente importante nell’arricchimento e nel progresso storico della Città.

   Torno a felicitarmi, interpretandola come reazione alla crisi economica e delle fabbriche, ma è stato riportato all’attenzione degli interessati, il bagaglio propositivo intellettuale di Aurelio De Felice, ternano nato e cresciuto nelle campagne della Val Nerina, che ha sviluppato la ricerca a Roma e a Parigi, soprattutto.

   Voi direte: perché trovo scritto “degli interessati” e non “dei ternani”, se in fondo la manifestazione di riferimento si è svolta a Terni?

   Perché, a parte che io non sono ternano, tra gli espositori, c’erano ovviamente i ternani, ma anche chi professionalmente aveva abbandonato la terra natia, oltre a professori d’Alta Scuola romani. Comunque, tutti ammirati dalle gesta del ternano, che è stato un promotore, pilastro nell’espressione del ‘900.

   Tagliamo corto, presso la Sala dell’Orologio nel complesso culturale CAOS, l’incontro è stato coordinato dalla presentazione del giornalista RAI, d’origine ternana, che aveva conosciuto de Felice quand’era bambino, Paolo Raffaelli; è intervenuta Mariastella Margozzi, studiosa della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma (quella a Valle Giulia, per intenderci), con il critico d’Arte Francesco Santaniello (che ha un cognome caratteristico napoletano , ma non so dov’è nato; ricordo il nome di Masaniello, che per esteso era Tommaso Aniello); importante l’intervento del sovrintendente all’Archivio dell’Umbria e delle Marche Mario Squadroni.

   In programma come preambolo dell’incontro, ha svolto la chiusura il segretario Giorgio Armillei, Assessore alla Cultura di Terni, che ha ribadito la candidatura della città per essere Capitale Culturale d’Italia nel 2017.

   Si è ripercorsa la storia di un personaggio che ha avuto importanza nella contraddittoria Storia di tutta l’ Europa del ‘900. Documentati e, posso dire, anche appassionati gli interventi dei relatori, che hanno riferito sui diversi risvolti di una Vita condotta con sentimento e con animo accorato; forse mostrando un po’ d’eccesso nell’introversione, tanto che De Felice era considerato quel che si definisce “un uomo difficile”; che poi non vuol dir niente. Ma era un personaggio che viveva con partecipazione i sentimenti, affrontava con forza gli avvenimenti, si opponeva con spavalderia agli ostacoli, cadeva in contraddizione perché figlio dell’epoca, nella quale era inserito con la sua partecipazione.

   Gli interventi dei relatori erano alternati dal suono della chitarra suonata dall’allievo del Briccialdi (chi mi legge sa di cosa parlo) Lorenzo Petrini; armoniosi ed esaltanti i suoi arpeggiati sulle composizioni di Dyens, Rituel, Walton (2 pezzi) e Moreno Torroba; su cui Franco Picchini ha svolto delle letture, importanti, tratte dai diari di de Felice; ma è stata molto significativa la recitazione, che ha seguito un paragrafo dei diari, di una poesia di Cardarelli, che era molto amico del De Felice ed è stata esposta in modo emozionante da Germano Rubbi.

   Per dire ancora della serata, bisognerebbe raccontare tutta la storia, bellissima ed importante, trasmessa con passione (erudita) dagli espositori.

   A parte che sarebbe troppo lungo, e difficile concettualizzare gli argomenti; ma perdereste tutta l’emozione trasmessa, calcolando che filtrava in una maniera inaspettata e suadente, al suono morbido ed articolato della chitarra, che armonizzava testimonianze coinvolgenti.

   Potremo solo dire che i partecipanti all’esposizione erano troppo pochi, perché tutti gli Assenti, si sono persi qualcosa.

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