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AL GLOBE THEATRE “MACBETH”, VIAGGIO SENZA RITORNO NELL’OSCURITA’

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di Valter Chiappa
(AG.R.F. 17/09/2017)

(riverflash) Quando sul cerchio del Globe Theatre scende l’oscurità, il suo palcoscenico si dipinge di nero. Viene immerso nel nero, ne è intriso, coperto, soffocato, come una pellicola d’olio che scherma anche il tenue chiarore, che al cielo non viene negato. È l’olio viscoso in cui Macbeth, il generale valoroso, è avviluppato, come quei gabbiani imprigionati da un mare inquinato, che sbattono vanamente le ali incollate ed incapaci di aprirsi nuovamente verso il cielo.

E questo nero l’oggetto che Daniele Salvo estrapola dalla narrazione shakespeariana. Nero che non è realtà, che non è l’Essere ma la sua negazione, non sostanza, ma antimateria. Il suo “Macbeth” non è una storia oscura (vi prego, non “dark”), ma un viaggio dentro ciò che si oppone alla Creazione, in un buco, nero appunto, che risucchia irresistibilmente verso il Nulla. Ovvero, in una parola, il Male.

In quest’ottica la follia di Macbeth, nell’allestimento del Globe Theatre, appare come una possessione diabolica. La vittoria di Colui che divide: il bene dal male, l’umano dall’inumano, il giorno dalla notte. Il Diavolo che nella tragedia non è una presenza suggerita, ma si incarna: nelle Streghe che, con l’inganno di un Fato ineluttabile, accendono la scintilla di un’azione guidata comunque dal libero arbitrio; nella figura di Lady Macbeth, la regina che del Demonio è imbevuta e si appropria delle sue armi, seducendo col richiamo del sesso o, come il Maligno fa, provocando, dileggiando, insinuando. Macbeth, pur opponendo una disperata resistenza come quel gabbiano che sbatte invano le ali, si lascia risucchiare. L’ambizione lo spinge; ma questa è solo il propellente per il viaggio definitivo nell’oscurità, il gorgo letale che lo inghiottirà.

Salvo allora, nel soverchiante compito di mettere in scena il Non Essere, non ha bisogno di strutture scenografiche per allestire il suo “Macbeth”. Anzi le cancella: solo un tetro, uniforme fondale a dipingere un buio perenne, sinistramente interrotto dalle epifanie delle Streghe. Una notte, squassata dai fulmini, percorsa da voci sinistre, che contiene il mondo, ormai invisibile, dei castelli e delle brughiere scozzesi, non luogo in cui i protagonisti sono presenze fantasmatiche non meno dello spirito di Banquo. Solo un colore a disposizione sulla tavolozza del regista: il rosso del sangue che lorda le mani, il segno indelebile della colpa senza rimedio, la macchia che non va mai via.

Nondimeno, spogliatosi di ogni strumento, Salvo crea quadri mirabili e scene di estrema suggestione. Ad esempio con le evidenti citazioni pittoriche nella rappresentazione della cena che precede la morte di Duncan, sospesa nel tempo e separata, anche visivamente, dal fluire dei pensieri degli sposi malefici. Impressiona però, e rimane nella memoria, l’iniziale scena della lettera, che il regista trasforma nella definitiva possessione di Lady Macbeth, avviluppata da presenze serpentiformi che le si attaccano al seno, il naturale veicolo dell’Eros. Il successivo, primo incontro fra i due sposi diventa allora un amplesso, l’atto con cui la futura regina, medium del Maligno, comincia a travasare nell’incerto consorte i demoni che ha dentro.

Da analoga presenza appare abitata anche Melania Giglio, la straordinaria protagonista, ispirata da furore sacro nelle scene in cui la virulenza della malattia che pervade la Lady raggiunge il suo climax. La Giglio gestisce la sua parte con un virtuosistico utilizzo della voce, che romba o ruggisce nell’acme della follia, che, modulando, sibila o taglia nei dialoghi, che si prosciuga fino a divenire secca emissione di fonemi gutturali, quando il suo personaggio, svuotato dall’energia malvagia che la vivifica, trasferita completamente nell’animo di Macbeth, si avvia a spegnere la corta candela della sua esistenza.

Accanto a lei, a disposizione di Salvo, un cast eccezionale, come tradizione del Globe: nella sua orchestra l’impareggiabile misura di artisti dal consumato mestiere, come Carlo Valli (Duncan) e Gianluigi Fogacci (Macduff), cui fa contrappunto l’esuberanza vitale di una schiera di giovani attori dal talento rampante. Sopra gli uni e gli altri, ovviamente, il dominatore della scena, Giacinto Palmarini, nel ruolo di Macbeth, imperioso per presenza e carisma.

Macbeth ci sfida. Daniele Salvo ci sfida. A guardare il nostro lato oscuro, scovandolo nei recessi dell’anima. In una qualunque delle nostre notti streghe diaboliche potranno pararsi davanti al cammino e parlare con voce suadente al quel mostro nero che, quiescente, attende di essere partorito. Se, come Macbeth,  le ascolteremo, in quella notte scenderà un buio pesto e da essa non usciremo più: noi saremo la notte. Oppure avremo la forza di guardare verso il cielo, inamovibile sopra il cerchio del Globe Theatre, e lì ritrovare la luce chiara e rasserenante delle stelle.

Fino al 1 ottobre
ore 21.00 (domenica ore 18.00)

MACBETH

Regia di Daniele Salvo

con (in ordine alfabetico):
Luigi Bignone (Fleance / Figlio di Macduff / Secondo messo / Servo)
Francesco Biscione (Banquo / Seyton generali)
Marco Bonadei (Malcom – Figlio di Duncan)
Simone Ciampi (Ross – Nobile scozzese)
Elio D’Alessandro (Lennox – Nobile scozzese)
Martino Duane (Primo sicario / Vecchio / Seyward)
Gianluigi Fogacci (Macduff – Nobile scozzese)
Giulia Galiani (Seconda strega)
Melania Giglio (Lady Macbeth)
Massimiliano Giovanetti (Portinaio / Medico / Soldato)
Francesco Iaia (Capitano / Caithness / Sicario)
Francesca Mària (Terza strega)
Matteo Milani (Angus / Primo messo)
Marta Nuti (Lady Macduff / Dama / Spettro)
Giacinto Palmarini (Macbeth)
Silvia Pietta (Prima strega)
Mauro Santopietro (Donalbain / Terzo Sicario / Menteith – Nobile)
Carlo Valli (Duncan – Re di Scozia)

 

2 Commenti »

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2 Risposte a “AL GLOBE THEATRE “MACBETH”, VIAGGIO SENZA RITORNO NELL’OSCURITA’”

  1. 1

    Marcello dice:

    L’interpretazione della Giglio, bravissima per carità, l’ho trovata nella parte iniziale un po’ enfatica. Avrei fatto parlare di più il testo ecco, senza caricarlo così tanto, altrimenti si rischia di fare del personaggio una macchietta.
    Comunque è una rappresentazione molto riuscita e vibrante del Macbeth, che coinvolge.

  2. 2

    Marcello dice:

    Ho trovato un po’ enfatica soprattutto nella parte iniziale l’interpretazione della Giglio, le cui qualità artistiche peraltro sono indubbie e note a tutti. Avrei fatto parlare di più il testo ecco, senza caricarlo così tanto, altrimenti si rischia di fare del personaggio una macchietta.
    Comunque è una rappresentazione molto riuscita e vibrante del Macbeth, che coinvolge.

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