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ADDIO A OLIVIERO BEHA, LA VOCE CONTROCORRENTE DEL GIORNALISMO ITALIANO

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AG.RF.(redazione).14.05.2017

“riverflash” – E’ morto Olivierio Beha, giornalista “controcorrente”, che ha sempre difeso la parola libertà. Aveva 68 anni e ad ucciderlo è stata una malattia combattuta da tempo: “Se n’è andato confortato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici”. Giornalista, scrittore, conduttore, lascia la moglie Rosalia e i figli Saveria, Germana e Manfredi. Era nato a Firenze il 14 gennaio 1949. Bellissimo il ricordo postato su facebook da una delle figlie: ‘Buon viaggio papà, continua, come sempre hai fatto a camminare e pensare veloce…”. Nelle ultime settimana, la figlia aveva avuto il delicato compito di trascrivere ciò che lui dettava “perché lui gli articoli li aveva in testa e non preparava mai i discorsi, non aveva appunti e non doveva mai ricorreggere o cambiare le frasi: questo era il suo dono. Giornalista “libero”, aveva sempre difeso con grande forza, la libertà,  definita da lui stesso “un lusso di pochi”. Beha aveva iniziato la carriera giornalistica, occupandosi di sport, al Paese Sera, per poi passare a Repubblica che lasciò alla metà degli anni Ottanta. Nel 1987 è approdato in televisione, conducendo con Andrea Barbato la trasmissione culturale ‘Va’ pensiero”. Uno dei suoi maggiori successi è stato il programma radiofonico, su Radiouno, ‘Radio Zorro’, di cui firmerà anche una versione televisiva, ‘Video Zorro’ su RaiTre. Tra il ’96 e il ’97 Beha è ancora in Rai con ‘Attenti a quei tre’, programma del palinsesto notturno. In seguito, è tornato a dedicarsi alla radio, prima con ‘Radioacolori’, poi ‘Beha a colori. Ma è stato anche autore di testi teatrali, saggista e poeta. Tra i suoi libri ricordiamo ‘Sono stato io’ (Tropea Editore, 2004), ‘Crescete e Prostituitevi’ (Bur, 2005), ‘Indagine sul calcio’ (Bur, 2006, con Andrea Di Caro), ‘Italiopoli’ (Chiarelettere, 2007, prefazione di Beppe Grillo), ‘Dopo di lui il Diluvio’ (Chiarelettere, 2010), ‘Il calcio alla sbarra’ (Bur, 2011, insieme ad Andrea di Caro), ‘Il culo e lo stivale’ (Chiarelettere, 2012), ‘Un cuore in fuga’ (Piemme, 2014). In molti ricordano una delle sue inchieste più famose, condotta nel 1984 insieme a Roberto Chiodi, in cui si sosteneva che la partita tra Italia e Camerun del Campionato mondiale di calcio 1982 fosse stata combinata. Ipotesi, questa, per anni molto contestata.

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