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ACCESSO A INTERNET GARANTITO IN COSTITUZIONE: DDL IN PARLAMENTO

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di Giuseppe Licinio (AG. RF 17.07.2014) ore 12.33

L’accesso alla rete Internet garantito dalla Costituzione come diritto sociale. Quella che sembrava un’utopica e ambiziosa proposta di legge da parte di un giovane laureato in giurisprudenza è diventata, invece, un vero e proprio disegno di legge costituzionale, primo firmatario il senatore Francesco Campanella. La proposta nasce all’interno del progetto “La tua idea per l’Italia”, un’iniziativa lanciata dal think tank “Cultura Democratica”. Comprensibile la soddisfazione di Guido D’Ippolito, responsabile per l’innovazione digitale del think tank che, insieme ad altri giovani di Cultura Democratica, ha lavorato per mesi per elaborare questa proposta di legge costituzionale innovativa, apprezzata anche da docenti, tecnici e membri dell’Agenzia per l’Italia digitale. Tecnicamente la proposta prevede l’introduzione nella Costituzione di un articolo 34-bis che prevede il diritto del cittadino ad accedere a Internet ad alta velocità su tutto il territorio nazionale e l’obbligo dello Stato di attuare questo diritto, diffondendo la banda larga ad alta velocità su tutto il territorio nazionale.

Un bella soddisfazione.

Infatti. Il 10 luglio la nostra proposta è stata finalmente presentata al Senato della Repubblica dal senatore Campanella. Vuol dire che la nostra non è più una semplice proposta bensì un vero e proprio Disegno di Legge Costituzionale, un atto ufficiale della Repubblica col quale si inizia il procedimento di revisione costituzionale.

Un premio meritato.

Erano mesi che noi del Workshop Innovazione Digitale, con il supporto di tutta Cultura Democratica, stiamo lavorando al progetto e questa notizia è stata per noi un importantissimo riconoscimento del nostro lavoro.

Come nasce l’idea di un articolo 34-bis?

L’idea nasce dopo un lungo periodo di studio della materia, degli impatti e dei rilievi costituzionali di Internet, al quale è seguito un altrettanto lungo periodo di confronto con studenti e figure professionali varie. Abbiamo, infatti, consultato e ascoltato il parere di professori universitari, imprenditori ed esperti. Abbiamo cercato di raccogliere le conoscenze ma anche le speranze e i desideri sia di noi giovani che dell’intera società civile. Inoltre abbiamo anche diffuso un questionario on line che ci ha permesso di astrarre alcuni dati da noi utilizzati per meglio spiegare la proposta sui social media.

Quindi un ddl costituzionale su Internet che si avvale del contributo degli stessi utenti.

Infatti. La nostra non è solo una proposta con Internet come oggetto ma ha l’ulteriore vanto di aver sfruttato, per nascere e svilupparsi, le formidabili potenzialità di condivisione e di confronto che offre Internet stesso. Nonostante le iniziali e quasi fisiologiche delusioni, lungo il nostro cammino abbiamo poi trovato persone che hanno creduto nel nostro progetto e ci hanno supportato come potevano.

Unica assente era la politica.

Anche se si è mossa in ritardo, la politica ha poi trasformato la nostra proposta in un disegno di legge costituzionale. E ora che siamo ufficialmente nel Parlamento italiano ci auguriamo di ricevere più disponibilità da parte di tutte le forze politiche.

Cosa chiedete quindi ai partiti?

Semplicemente di ascoltarci. Vogliamo spiegare perché riteniamo che l’accesso ad Internet in Costituzione possa cambiare non solo l’Italia ma tutte le democrazie. È un diritto che espande e tutela le libertà di tutti, rimuove le disuguaglianze sociali e ci farà uscire dalla crisi creando nuove condizioni di lavoro, incentivando l’impresa e facendo aumentare il PIL.

Ci sono altri disegni di legge costituzionale presentati in Parlamento che hanno come oggetto Internet?

Si. C’è la proposta presentata nel 2010 sulla scorta dell’art. 21-bis presentato dal prof. Rodotà all’Internet Governance Forum e, più recentemente, la proposta del Movimento 5 Stelle che prevede l’inserimento di un nuovo comma nell’art. 21 Cost.

Qual è allora la differenza con gli altri due?

Le due precedenti proposte, quelle collegate all’art. 21 della Costituzione, hanno una visione troppo limitata di Internet perché incentrata e troppo sbilanciata sulla libertà di espressione. L’accesso Internet, però, non va garantito solo per tutelare la libertà di espressione, ma anche perché è un luogo in cui esercitiamo diritti, adempiamo doveri e usufruiamo di infiniti servizi. È uno strumento per dare a tutti, in modo eguale, la possibilità di esercitare i diritti in modo più semplice e di partecipare quindi attivamente alla vita della società.

La politica non può ignorare la nostra proposta, soprattutto ora che abbiamo il semestre di presidenza dell’UE e soprattutto dopo il Digital Venice voluto dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

link pagina del DDL al Senato

Link della pagina FB

Link del questionario

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