26 Dic 2013
A BOR (SUD SUDAN) SACCHEGGIATA LA BASE DELL’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA INTERSOS
AG.RF 26.12.2013
(riverflash) – La sera del 15 dicembre, nella capitale del Sud Sudan, Juba, hanno avuto inizio scontri armati, che si sono poi estesi ad altre città del paese e sono tutt’ora in corso.
La base della Organizzazione umanitaria INTERSOS a Bor, capoluogo dello Stato del Jonglei, uno dei principali teatri delle violenze, è stata saccheggiata da persone armate, che hanno derubato l’organizzazione anche dei veicoli e del carburante.
Il personale è al sicuro, ma in queste condizioni è estremamente difficile per gli operatori poter svolgere il proprio lavoro e portare assistenza alla popolazione in stato di bisogno.
Nelle violenze, infatti, è rimasta coinvolta anche la popolazione civile, la cui già grave condizione umanitaria si sta deteriorando ulteriormente.
In Sud Sudan, INTERSOS assiste oltre 330.000 persone, 15.000 nel solo stato del Jonglei: distribuisce beni di prima necessità, teli di plastica, taniche per l’acqua, coperte, sapone, zanzariere, acqua potabile e garantisce attività di educazione e protezione.
A una settimana dallo scoppio degli scontri armati in Sud Sudan, INTERSOS continua le attività di distribuzione di beni di prima necessità in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, per garantire alle comunità in stato di bisogno l’accesso all’aiuto umanitario.
INTERSOS, attualmente ancora sul campo un team internazionale ridotto per ragioni di sicurezza, inizia insieme ad IOM, la distribuzione di beni di prima necessità a Juba, alla base UNMISS di Tongping. Gli sfollati riceveranno taniche per l’acqua, coperte, sapone, indumenti, zanzariere e kit da cucina. Sempre a Juba, insieme a UNICEF, INTERSOS continua attività di protezione per i minori.
Gli scontri armati, iniziati la sera del 15 dicembre a Juba, hanno gettato il paese ancora una volta nell’insicurezza, aggravando ulteriormente le condizioni della popolazione civile.
Rimane alta l’emergenza legata all’assenza di acqua e latrine e la preoccupazione per i 18.000 sfollati a Bor, nel Jonglei, dove portare assistenza è attualmente impossibile.