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VISSI d’ ARTE, VISSI d’ AMORE la lirica festeggia San Valentino a Terni

di Francesco Angellotti (AG.RF 09.02.2020)

(riverflash) – Il 14 febbraio è la festa di San Valentino, che essendo nato  ad Interamna Nahars, che assunse in seguito il nome di Terni, non poteva non avere grandi festeggiamenti in questa città: molto attaccata e molto devota al suo Patrono.

   Eppure, proprio a Terni, non in molti conoscono la storia del Santo che ogni anno viene festeggiato, prendendo come spunto il fatto che è stato dedicato come “protettore degli Innamorati”. Quindi, non conoscendo la storia del Santo, non è esplicito neanche perché; e non è reso pubblico neanche che San Valentino è protettore degli epilettici: ma certe categorie non fanno mercato, allora sono tranquillamente trascurate.

   San Valentino nacque nel 176, quando ancora la Chiesa, sotto l’Impero Romano, era perseguitata perché tendeva a diminuire il Potere Centrale di Roma. Così il protagonista di origine patrizia fu accusato per la sua Fede sotto Aureliano, ma fu graziato; eppure Valentino, eletto Vescovo, fu accusato una seconda volta perché svolgeva ripetuti atti missionari in nome del suo Dio, e sotto ingiunzione del Senato, fu decapitato.

   Anche se si narra di un altro San Valentino, che celebrò il matrimonio tra la cristiana Serepia e il legionario Sabino, infrangendo le regole religiose rispettate dalle Legioni Romane.

   Comunque la Festa di San Valentino fu istituita da Papa Galasio nel 496. dedicando la sua opera, le sue sofferenze per la tortura e il martirio, agli innamorati, che Valentino unì, anche in occasione del ricongiungimento di una coppia che successivamente, dopo molto tempo, si sposò.  Il fatto che è stato nominato Protettore degli Epilettici, in quanto guarì dalla malattia persone affette dal morbo, è meno divulgato; ma se riusciamo ad immedesimarci in chi soffre della malattia, la protezione da questa alterazione  non è meno importante. Basta attribuire influenze attive a chi è stato dedicato come Protettore da eventualità specifiche: ma questo è un altro discorso.

   Arrivato il mese di febbraio, presumendo molti festeggiamenti per il giorno 14, gli Amici della Musica hanno pensato di non voler ridurre la memoria del Santo ad un evento commerciale e folkloristico; perché la sua rilevanza ha stigmatizzato l’ affermazione della Chiesa, che ha avuto un ruolo Rivoluzionario da quando sorse, e si è imposta con la testimonianza ed il martirio di personaggi che hanno contribuito a cambiare la storia; più o meno, fino all’Editto di Costantino. Poi la Chiesa ha un po’ cambiato fisionomia.

    Ispirati dall’ “infinita storia dell’ anima”, gli Amici della Lirica di Terni hanno avuto l’iniziativa di lanciare il discorso d’Amore, attribuito a San Valentino, in forme armoniche scandite sulle note. E per di più, si è voluto proporre un discorso che collimasse con la formula della Festa; si pensa sempre all’Amore come “giovane sentimento”; anche perché chi ne è invasato, è sempre giovane: se non nell’età almeno nell’animo. Diciamo, a questo proposito, che quel che fa invecchiare non è il passar degli anni, ma l’abitudinarietà del conformismo, che si ripete nei tradizionali cliché.  Ed allora la professoressa Paola Pisa, che ha condotto i cantanti al pianoforte, ha scelto come interpreti dei bravissimi ragazzi; ancora non lanciati, eppure dotati di una indole bellissima, interpretando i brani scelti con passione.

   Proprio all’ultimo momento, precarie condizioni di salute hanno impedito al previsto baritono Giacomo Nanni di partecipare alla serata musicale: che si è svolta presso l’Auditorium Gazzoli a Terni. Ma la conduttrice non si è scoraggiata: ha trovato un sostituto all’ultimo momento, ed ha fatto nottata per prepararlo ai brani da proporre al pubblico, che per questo motivo han subito un piccolo cambiamento rispetto quelli programmati.

   I  giovani interpreti hanno entusiasmato il pubblico, con la loro voce straordinaria, che ha lasciato supporre che avranno la via del Successo facilmente percorribile.

   Espressione vocale forte e molto articolata quella della soprano Désirée Giove; che crediamo provenisse dall’estero e non avesse radici nel vicino paese di Giove, poco più a sud di Terni. La bravissima soprano ha cantato in un italiano perfetto, ma anche brani dal testo in lingua straniera, con un’armonia trascinante.

   Pietro Brunetto ha messo in luce una caratteristica da tenore ad alto livello. Ha intonato i brani con sicurezza e, quando il caso, anche con impetuosità, evidenziando una correttissima impostazione della voce, che sapeva mantenere a lungo e senza esitazioni.

   Come baritono era prevista l’esecuzione di Giacomo Nanni; ma il ragazzo non si sentiva bene; allora è stato interpellato Luca Galli, che è stato costretto a svolgere una preparazione all’ultimo momento, dimenticando che era intervenuto lo scuro della notte. Potrà comunque essere pienamente contento dell’impegno che ha accettato di assumersi, perchè ha fatto ascoltare quanto sia corretta e ben impostato il suo tono: bellissimo, impetuoso e di ampia portata.

   I tre ragazzi hanno dato una prova di quanto il “Canto” sia una fonte di eleganza ed espressività; perchè nelle note intonate si sentiva quanto fosse importante il contenuto intrinseco, che non si può concettualizzare, ma è testimonianza di Valori che nessuno potrà mai spiegare.

   Tra i 3 ragazzi, si è inserito anche Gian Luca Petrucci; i suoni del suo flauto erano talmente dolci ed esplicativi, che portavano avanti lo stesso discorso che hanno proposto Désirée, Pietro e Gian Luca; perché era importante quel che si percepiva dalle ondulazioni melodiche, che non aveva bisogno di parole per evidenziare contenuti.

   Sono stati eseguiti brani molto noti, anche perché il discorso eseguito riproponeva le Rivoluzioni che son state lanciate dall”800, ed hanno ancora valore di testimonianza che chiama un cambiamento di Valori … che non arriva Mai. Non solo italiani, ma si è iniziata la serata con Saverio Mercadante, di cui siamo a 150 anni dal decesso;  e poi Dvoràk, Donizzetti, Mozart, Verdi, Bellini, Falchi: che è un Grande poco conosciuto, di cui andrebbero recuperate le testimonianze perché importanti;  ben 3 sono stati i repertori tratti da Giacomo Puccini; a parte 2 cantate famosissime dalla Bohème (che gelida manina – sì, mi chiamano Mimì), anche il brano da cui è stato estratto il titolo della serata: Vissi d’Arte, Vissi d’ Amore; tratto dalla Tosca.

   Le vicende che stiamo traversando, che sarebbero ridicole se non gravemente drammatiche, lanciano ancora quella che era il messaggio che un musicista come Puccini, birbaccione ragazzino che trovò nella musica l’espressione del suo interior, che senza studiare seppe trasmettere; così ci porta come esempio un’aria significativa:

         “Vissi d’Arte,  Vissi d’ Amore”.

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