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Maurizio Micheli in «UN UOMO SOLO IN FILA» al Teatro Secci di Terni

Una grande performance da attore brillante di Maurizio Micheli al Teatro Secci merita spazio sulla nostra testata, anche se possiamo pubblicarla con un mese di ritardo, scusandoci. Quando il materiale in redazione supera la nostra forza alziamo bandiera bianca. Adesso, con i teatri chiusi, siamo contenti di pubblicare UN UOMO SOLO IN FILA, anche se recitato il 18 febbraio.

 

di Francesco Angellotti (AG.RF 18.03.2020)

(riverflash) – Definire lo spettacolo messo in scena da Maurizio Micheli non è facile; certo non si può trascurare l’umorismo delle battute, che imprime la caratteristica brillante alla scena, che pur è così difficile da sostenere: perché per 1h e 40 reggere un copione con il solo aiuto della spalla al pianoforte, che ha un ruolo compendiario nelle battute, non è facile; perchè il testo può trascinarsi e si rischia la Noia.

   Invece la spiritosaggine di Maurizio ha reso tutta l’esecuzione, svolta presso il Secci per la produzione del Teatro Franco Parenti, ilare come una risata, ma importante nel contenuto.

   Il valore dello spazio scenico allestito da Fabio Cherstich ha evidenziato il problema della presenza\assenza del singolo nella moltitudine.

   Tutte le sedie vuote in una presunta sala d’attesa in un ufficio d’Equitalia aiutano a far capire che ogni soggetto è solo nella moltitudine; e gli evidenti tentativi di colloquio non aprono ad uno scambio personale. Unico interlocutore è un usciere, molto ben interpretato da Gianluca Sambataro al pianoforte, che ha una funzione ambigua, ma non risolve il problema esistenziale del multato in questione, che si accorge della solitudine, in quanto a tutti gli appelli di colloquio la risposta è nel suo isolamento.

   Perché non trova agganci, non ha riscontro a quella che è la volontà d’espressione: toccando temi importanti e coinvolgenti, che vorrebbe presentare come interessanti; ma sono gli estremi di una situazione che diventa paradossale.

   In proposito, furbissima è la regia di Luca Sandri, che ha disposto tutto l’occorrente per porgere gli accessori con facilità del protagonista, ma lasciando libero lo spazio scenico per evidenziare il senso di solitudine.

   Importanti anche i temi trattati, perchè non si rifacevano a provvedimenti politici, indagini filosofiche, evoluzioni scientifiche o fedi religiose. Gli argomenti trattavano di tutto questo, ma nella maniera che potevano essere colti da un “Uomo Solo in fila”, che si dibatte per cercare la sua personalità, infognandosi nell’assenza di se stesso.

   Certo il tema esistenzialista non è dei più allegri; Jean Paul Sartre lo ha svolto nell’alienazione, Becket  mostrando il dramma, Ibsen ha sconvolto i principi base della coerenza nella quotidianità.

   Invece Maurizio Micheli si può accostare maggiormente a Luigi Pirandello (con debito rispetto), perché non si può, e non si deve, piangere sulle tristi sciagure umane; che si possono capire se si mette in luce il lato paradossale e scenografico. Allora è tutta una risata, ed infatti il pubblico, che ha applaudito calorosamente, è uscito dal teatro col sorriso in bocca, elogiando l’ humor ed il divertimento  lanciato dallo show.

   Eppure il discorso formulato da Maurizio Micheli non è divertente, ma ironico. E speriamo che venga capito il messaggio, perché presentato nel modo più ricettivo, per evidenziare la Realtà che incombe, e che potremmo riequilibrare solo se ci impegneremo a sfrondare tutte le sovrastrutture, per permettere al Mondo di continuare a girare secondo una naturale rotazione, non alimentata da agenti esterni devastanti.

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