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«MARY SHELLEY» (USA/UK 2018) DELLA REGISTA SAUDITA HAIFAA AL-MANSOUR

di Marino Demata (RiveGauche)

(AG.RF 28.11.2019) – Haifaa al-Mansour è una regista e sceneggiatrice saudita, appassionata al lavoro dietro la macchina da presa, che le offre l’occasione di illustrare e discutere temi considerati tabù in patria.
Conosce il cinema attraverso i video procurati da suo padre poeta e letterato. Si laurea all’Università Americana del Cairo e consegue con successo il master in regia a Sydney. La sua opera prima è La bicicletta verde, simbolo della ribellione della giovane protagonista che lotta per ottenere una bicicletta, malgrado nel suo Paese non sia consentita alle donne.
Proseguendo nel suo discorso di lotta contro i pregiudizi di una società classista e fortemente maschilista, la regista sceglie, questa volta all’interno della storia della letteratura, la figura di una delle scrittrici tra le più determinate e battagliere per l’affermazione dei diritti delle donne, in una società arretrata e piena di pregiudizi: Mary Shelley (interpretata da Elle Fanning), che dà il titolo al film.mary-shelley-copy-2-1024x574
Siamo ai primi dell’800 e la piccola Mary, che aveva perso la madre dopo il parto, mostra al padre, lo scrittore politico William Godwin, le sue doti di scrittrice. Il padre e la sua nuova moglie la ritengono ancora acerbo il suo stile e la inviano presso amici per un soggiorno in Scozia di alcuni mesi, dal quale ci si attende che la piccola Mary possa affinare le sue doti di scrittrice. Nel frattempo, Mary legge libri e pamphlet della propria madre e resta affascinata dalle idee progressiste e femministe che vi trova espresse.
Il film segue abbastanza fedelmente la biografia di Mary, che è ricca di momenti avventurosi, di intrighi e di colpi di scena. Per i lettori che non conoscessero la vita di Mary, ci asteniamo dal dilungarci su di essa per non creare una situazione di “spoiler”. Ci limitiamo perciò a segnalare soltanto tre snodi chiave della sua vita, sui qual in particolare si sofferma il film, tralasciando tutte le altre vicende della sua avventurosa biografia. Il primo è senza alcun dubbio l’incontro con Percy Bysshe Shelley, poeta e scrittore decisamente democratico e radicale, sensibile alla lotta contro le ingiustizie della società. L’incontro tra i due si nutre ben presto, oltre che dell’attrazione e poi dell’amore, anche della sintonia tra le due concezioni della vita e della società. Le idee di Percy, su alcuni punti, sono perfino più radicali di quelle di Mary, perché approdano al libero amore a alla possibilità costruire una coppia libera e aperta a esperienze esterne. Il rapporto tra i due letterati, malgrado viva di fasi tumultuose e difficili, resterà però un rapporto di profondo amore. I due si sposeranno e Mary sarà lieta di portare il cognome del marito.mary-shelley-1
il secondo punto chiave del film (e della vita di Mary) è il soggiorno sul lago di Ginevra assieme alla sorellastra Claire, amante di Lord Byron, scrittore e poeta inglese. Mary e Percy alloggeranno in una abitazione vicino alla sontuosa villa Diodati di Lord Byron e saranno spesso suoi ospiti. In una atmosfera caratterizzata da eccessi e esaltazioni si svolge la famosa notte del 16 giugno 1816 a Villa Diodati, nella quale Lord Byron lancerà la sfida letteraria su chi sarà capace di scrivere in una notte il miglior racconto del terrore. E in questa notte magica, anche perché in stato semi- ipnotico per l’assunzione di laudano, oppiaceo molto conosciuto e usato nell’800, gli ospiti riescono a vivere tumultuose esperienze extra-sensoriali, dando vita e corpo ai demoni della mente. In tale occasione Mary comincerà a scrivere il suo capolavoro, Frankenstein. Non deve stupire se il tema scelto è all’interno del genere letterario costituito dai racconti del terrore. In verità nel ‘700 e nei primi decenni dell’800 si era sviluppato in Gran Bretagna e segnatamente in Scozia il genere letterario cosiddetto “gotico”, che aveva avuto autori di grande successo. La stessa Mary era stata, durante i suoi soggiorni in Scozia, un’accanita lettrice di romanzi di fantasmi.
Aggiungiamo che è significativo il titolo completo dell’opera, “Frankenstein, or the Modern Prometheus”, quasi a voler collocare il personaggio del suo romanzo accanto grandi personaggi romantici (Prometeo, Faustus, l’Ancient Mariner di Coleridge) che “sfidano” la tirannia delle leggi morali, culturali e sociali e per tale motivo pagano un prezzo altissimo; la profonda matrice rousseauiana, che la Shelley eredita dai genitori le permette di evidenziare implicitamente come il male generato dal mostro non sia altro che il risultato del suo rapporto con la società, alla quale egli si avvicina ripetutamente, ma dalla quale viene ripetutamente rifiutato.
ken_russellL’attenzione verso ciò che realmente accadde quella notte sul lago di Ginevra ha spinto un grande regista inglese, Ken Russell, a girare nel 1986 un film dal titolo significativo, Gothic, nel quale vengono ben delineate le dinamiche dei vari personaggi presenti (5 in tutto). All’alba successiva la letteratura europea si ritrovò con tre significative opere in più: il Frankenstein di Mary Shelley, The vampire di John Polidori e il dramma Manfred di Lord Byron. Il genio immaginifico di Ken Russell ci dà una versione verosimile di quello che poté succedere quella notte, della quale poco o nulla si riuscì a sapere.
Ma se la curiosità, a volte morbosa, e lo spirito a sua volta inquieto di Ken Russell lo spinsero a soffermarsi, nel film Gothic, prevalentemente su quella incredibile e misteriosa notte, la talentuosa giovane regista Haifaa al-Mansour è più interessata ad andare oltre nella messa in scena della biografia di Mary Shelly, facendo così di quella notte solo un episodio, sia pur significativo della sua protagonista.
In realtà la regista saudita vuole far approdare il film al terzo punto chiave del suo svolgimento, al periodo delle lotte portate avanti da Mary Shelly per la pubblicazione del suo capolavoro Frankenstein e sul significativo scontro con gli editori che rifiutavano di pubblicare il libro di una donna, di cui finirono per misconoscerne totalmente il valore di scrittrice. Il libro sarà dapprima pubblicato anonimo con la prefazione di Percy Shelley e poi, finalmente, col nome reale dell’autrice, grazie ad un intervento risolutivo di suo padre. Si tratta forse della parte migliore del film, dove la regista riesce a conferire alla battaglia della scrittrice, che è innanzitutto metafora delle lotte per l’emancipazione femminile, che ha caratterizzato ogni momento della sua vita, un pathos e una dialettica forse un po’ in sordina in altri momenti del film. Questo perché negli ultimi 20 minuti del film la lotta per l’emancipazione femminile, per la parità dei sessi, per una società più giusta ed equilibrata prendono finalmente il sopravvento sulle vicende biografiche e sulla passione amorosa che contraddistingue il rapporto tra i due personaggi principali, Mary e Percy.Mary Shelley
Infine consiglierei al lettore che si trovasse in Inghilterra di visitare la tomba di Mary a Bournemouth. Infatti, Mary ci dice nei suoi diari che rifiutò di far costruire la sua tomba nel caotico cimitero londinese di St. Pancras, preferendo la quiete e la suggestione di Bournemouth. Le sue volontà furono rispettate e oggi sostare vicino alla tomba di Mary Shelley nel quieto parco che circonda la cattedrale di S. Peter nella cittadina, sulla costa del Dorset, due ore a sud-ovest di Londra, rappresenta una esperienza che trasmette non solo grande senso di serenità, ma anche, all’opposto, la consapevolezza di stare accanto ai resti mortali di una grande donna autrice di opere immortali, grandi capolavori della letteratura romantica inglese, e capace di una vita intensissima, densa di episodi rimarchevoli e di grandi, a volte tragici, avvenimenti, ma anche caratterizzata dal perseguimento di ideali progressisti e di lotte per l’emancipazione femminile. Tutto questo ben traspare nel film di Haifaa al-Mansour, dalla quale ci aspettiamo altre prove significative, per portare ancora avanti i temi a lei più cari.

Fonte: https://rivegauche-filmecritica.com/

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