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DEF IN CDM, SINDACI IN RIVOLTA: “NON POTETE CONTINUARE A CHIEDERE SACRIFICI SOLO A NOI”

imageAG.RF.(MP).08.04.2015

“riverflash” – Il primo round è andato e il varo finale è previsto per la giornata di venerdì. Ieri dunque è stato fatto un primo “giro” per l’approvazione del Def (documento di economia e finanza) che “non porterà nuovi tagli e nuove tasse”, secondo quanto dichiarato dal premier Renzi. Il principale obiettivo è quello di non aumentare l’Iva nel 2016, tuttavia i Comuni non ci stanno e i sindaci sono in rivolta: “Non potete continuare a chiedere sacrifici solo a noi”. Ora dunque si sta attendendo proprio l’incontro con i Comuni per dare il via libera al quadro macroeconomico e tra un paio di giorni, nella stessa occasione, verrà anche definito il piano nazionale delle riforme. Tutto ciò ovviamente sotto “stretta sorveglianza” dell’Europa, con la speranza di ottenere nei prossimi mesi, dalla Commissione Ue, una flessibilità che potrebbe valere anche mezzo punto di Pil (7-8 miliardi). Se non ci saranno modifiche, la crescita del 2015, sarà dello 0,7 per cento, il deficit del 2,6 per cento; mentre per il 2016 la prima salirà fino all’1,1 per cento, il secondo scenderà all’1,8 per cento. Inoltre, sono previsti almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica (enti locali, municipalizzate, ministeri, agevolazioni fiscali eccetera): è il minimo necessario a evitare la clausola di salvaguardia che imporrebbe l’aumento dell’Iva e delle accise dal gennaio 2016.  Ma si tratterebbe di una specie di “tagliola” che stroncherebbe gli sforzi di rilancio dell’economia, visto che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, costando a regime fino a 842 euro a famiglia. Infine il governo sembra essere intenzionato ad unificare Imu e Tasi, idea che ha fatto ulteriormente infuriare i comuni, dal momento che eventuali sacrifici, si tradurrebbero in ulteriori “tagli” di servizi essenziali per i cittadini. Renzi ha dichiarato che il governo sta cercando di ottenere qualcosa in più rispetto ai 10 miliardi di tagli alla spesa corrente già messi in cantiere e ciò dovrebbe servire a ridurre la pressione fiscale, anzitutto sul lavoro: “Se ci saranno ulteriori risorse la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere”.

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