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BASKET NBA: I LAKERS AFFONDANO, CADE ANCHE NEW YORK. BENE INDIANA

di Daniele Mulas AG.RF 15.01.14 – 15.00

Molti gli avvenimenti accaduti nella lega più famosa del mondo dall’inizio dell’anno. Questo 2014 ci ha detto quanto sia profonda la crisi dei Lakers senza i suoi pilastri,  e che Indiana è sicuramente – almeno in regular season – l’anti Miami.

Iniziamo dalla squadra più bella di quest’anno: gli Indiana Pacers. La miglior difesa di Indiana (30-7) batte Sacramento nella notte 116 – 92. Così i Pacers, certi di non essere raggiunti da Miami in vetta all’Est entro la dead line (2 febbraio), regalano un viaggio all’All Star Game a coach Vogel, con la vittoria numero 19 in 20 gare casalinghe, l’ottava di fila. Numeri da capogiro per la squadra di Indianapolis, che con il quintetto guidato dal carismatico Paul George, lancia un segnale al nuovo anno e a tutta la NBA: Indiana punta al titolo.

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Crisi senza fine per la squadra di basket più famosa al mondo. I Los Angeles Lakers non sanno più vincere, anche perché gli infortuni condizionano – non poco – il gioco del club Gialloviola. 11 sconfitte in 12 partite, ultima quella di stanotte contro Cleveland per 120 a 118. Bryant, Farmar, Blake, Henry e Nash, un quintetto completo in infermeria blocca le idee e le aspirazioni di coach D’Antoni, che non cerca comunque scuse: “Gli infortuni sono un problema, forse non abbiamo gli uomini per vincere ma possiamo giocare meglio“. In attesa degli uomini per vincere, speriamo di ritrovare i Lakers nelle posizioni a cui siamo sempre stati abituati.

Mike D'Antoni

Per New York l’anno è iniziato decisamente bene, vincendo 6 partite su 8 giocate. La sconfitta di ieri sera contro Charlotte (108 – 98) ha stoppato la serie di 5 vittorie consecutive messe in atto dai ragazzi di coach Woodson, a corto di fiato dopo i supplementari vincenti della notte prima contro i Suns.
Ma New York c’è e si vede: le vittorie contro San Antonio, ma sopratutto quella contro i bicampioni in carica di Miami ci hanno mostrato come i Knicks abbiano cambiato marcia nel nuovo anno. Melo Anthony in attacco è una certezza assoluta, la difesa sembra essere migliorata anche senza Chandler, e il nostro Mago Bargnani sta facendo vedere buone cose sia in attacco che in difesa (a parte ieri sera, visibilmente condizionato da un virus influenzale). Possiamo solo aspettare le altre partite, e i rientri in pianta stabile di Chandler e Prigioni, per vedere se questa squadra può acciuffare Toronto in vetta all’Atlantic Division.

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Brooklyn dal canto suo, sembra vivere un buon momento, come se all’improvviso le idee di coach Jason Kidd stiano entrando nei giocatori, che nel 2014 in 7 partite hanno vinto ben 5 volte, battendo anche Golden State e Miami. L’infortunio di Brook Lopez, miglior giocatore per Brooklyn (20 punti e 6 rimbalzi di media a partita), è stata sicuramente un tegola pesante per Brooklyn, che si affida a Deron Williams, e Joe Johnson, supportati da Paul Pierce e Mirza Teletovic. La sconfitta di 3 giorni fa contro Toronto (96 – 80) ha mostrato i fantasmi di un 2013 rovinoso, complice però anche il tempo supplementare per battere Miami nella sfida del giorno prima, che ha tagliato le gambe ai giocatori in canottiera nera. La squadra più cara della lega aspetta ancora con ansia l’entrata in gioco di Kevin Garnett: 6.7 punti e 7 rimbalzi di media a partita non sono certamente numeri di cui vantarsi, soprattutto se ti chiami Kevin Garnett.Deron-Williams_New-Jersey-Nets

Miami è seconda, e questa è già una notizia. LeBron e compagni stentano in questo 2014: 3 vittorie e 3 sconfitte consentono a Indiana di assicurarsi il primato. La squadra di coach Spoelstra deve ritrovare la spinta da schiacciasassi per mettere a tacere le voci di chi vuole la franchigia di Indianapolis favorita per il titolo. I Warriors di Golden State fanno paura. Non perdevano dal 22 dicembre scorso: 11 vittorie in 12 partite. Stephen Curry si sta dimostrando un fattore determinante nella corsa al titolo: 23 punti e 9.3 assist a partita per la guardia/play di Akron. A Portland invece, si godono due mostri del calibro di LaMarcus Aldridge e Damian Lillard, tutti e due sopra i 20 punti a partita. I Blazers hanno trovato la quadratura del cerchio sia in difesa che in attacco, e si spera, visto le presenze ai play-off dalla stagione 2000-2001 a oggi limitate al primo turno, che qualcosina in più Lillard e compagni riusciranno a fare. Sognare non costa nulla.
Oklahoma ha perso 5 delle 8 gare del 2014. Troppo poco per la squadra del numero uno Kevin Durant, che dopo l’infortunio di Russell Westbrook, ha perso quel pizzico di dinamicità che caratterizza le partite dei ragazzi di coach Brooks.

 

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