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PALERMO CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA NEL 2018

Caladi Sabrina Sciabica (AG. RF. 09.02.2017)

(riverflash) – Castelli arabi circondati da fonti e giardini (la Zisa e la Cuba), cupole arabo-normanne,  cortili spagnoleggianti, villini e teatri in stile Liberty, chiese barocche decorate da splendidi stucchi.

Sono solo alcuni degli elementi architettonici che danno un’idea di quanto sia ricca d’arte e di storia la città di Palermo.

Esempio di tolleranza e convivenza pacifica, patria di intellettuali famosi, trait d’union tra l’Europa e l’Africa, città dove “il turismo è cultura”, come recitava uno slogan vecchio ma sempre attuale. Luogo dove la natura regala tramonti ogni giorno diversi e da ammirare comodamente a pochi passi dal centro storico grazie alla Cala, che è stata sistemata a giardino sul mare (così come il Foro Italico).

A Palermo può succedere di tutto, anche che ristrutturando una casa in centro si trovino i resti di un’antica moschea (la Moschea Blu di Palermo), testimonianza che questa terra magica ha ospitato numerose culture. E quel calore che emana dalla terra, riflesso del sole meridionale, lo portano dentro anche i suoi abitanti, caratterizzati da uno spirito d’accoglienza unico al mondo.

Tanto è bastato per eleggere Palermo a Capitale italiana della cultura per il 2018. Per non parlare dell’ottimo cibo, delle colorate tradizioni, del mare cristallino.

E speriamo che tanto basti a dar forza a tutti quei palermitani che costantemente lottano contro la criminalità, contro la mentalità più diffusa, ovvero quella pessimista e di rassegnazione (ben descritta da scrittori come Giovanni Verga).

Perché la Sicilia, inutile nasconderlo, è malaffare, abusivismo, corruzione, lassismo, ignoranza e, dunque, luogo di resistenza e di lotta continua per chi cerca di vivere seguendo le regole di una civile convivenza. Proprio in questi giorni vediamo nelle sale l’ironia estrema (e amara) dei palermitani doc Ficarra e Picone ne L’ora legale. Dal loro modo di affrontare il tema delle “regole”, evince la tragica realtà: i siciliani (ma si potrebbe dire molti italiani) non hanno ancora capito che, per vivere meglio, le regole sono necessarie, e soprattutto è necessario sacrificare un pezzettino della propria libertà. Se non siamo disposti a queste (piccole) rinunce, non cambierà mai nulla.

Speriamo, quindi, che il contributo di 1 milione di euro assegnato a Palermo, città vincitrice tra le dieci finaliste, possa realizzare interventi utili alla cittadinanza e sostenere la lotta contro certi ingranaggi, contro gli atti mafiosi, contro il disordine e gli innumerevoli problemi che, effettivamente, sembrano impossibili da sradicare.

 

 

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