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Marchas de la Dignidad e disinformazione: la finestra inceppata su Madrid

madriddi Valentina Ruggiu (AG.RF. 2403.2014) – (23:30) – (Riverflash)–Al primo anno di comunicazione per spiegarti come funzionano i mezzi di comunicazione di massa i professori utilizzano una metafora molto proficua: “ possiamo considerarli come delle finestre che ci vengono aperte sul mondo ”. Ma cosa accade se i grandi colossi dell’informazione decidono, di punto in bianco, di non coprire una notizia? Semplice, la finestra non si apre e tu vedi il paesaggio che loro hanno scelto per te.  E’ ciò che è accaduto in queste ore con la manifestazione “Marchas de la Dignidad” che si è tenuta a Madrid Sabato 22 Marzo 2014. Disinformazione a livelli spaventosi, ma del resto parliamoci chiaro: chi si spaventa per qualcosa di cui, per l’appunto, non si sa nemmeno l’esistenza? Solo un ristretto gruppo di adottivi digitali, che hanno affidato la propria conoscenza del reale a fonti d’informazione alternative a quelle tradizionali, ne sono venuti a conoscenza ed hanno iniziato a diffondere la notizia. Il tam tam su Twitter e le lamentele cresciute di ora in ora hanno esercitato una sorta di pressing sulle testate nazionali tanto da forzare Tg come quello di Canale5 a dedicare almeno un risicato minuto alla vicenda durante l’edizione delle 13 di ieri. Bene, almeno ora anche la casalinga di Voghera saprà! Peccato che la cornice posta ad inquadrare la notizia non abbia fatto altro che  banalizzarla. Per come è stata presentata si tratta di una finta notizia: a fare da incipit sono stati gli scontri avvenuti a poche ore dalla conclusione della manifestazione e non il fatto che da giorni migliaia e migliaia di persone hanno marciato sino a Madrid da dieci punti distinti della Spagna al grido di “PAN, TRABAJO Y TECHO. No al pagamento di un debito contratto dalle banche, non un taglio in più, fuori i governi della Troika”.

MarchasdignidadLa copertura della notizia: 

Dando un veloce sguardo alle prime pagine cartacee dei diversi quotidiani mondiali si potrebbe ipotizzare che il sistema informativo italiano  non sia l’unico ad essersi macchiato di tale disonore; al di fuori di quella spagnola, non una prima pagina cartacea nell’intero globo ha dedicato spazio all’argomento (VERIFICA tu stesso QUI). Tuttavia, cercando meglio, si scopre che alcune edizioni online di quotidiani come ‘Le Monde‘, ‘Le Figaro’ o ancora la ‘BBC‘ ne hanno parlato. E le nostre versioni online? No. Non è un caso se scrivendo su Twitter la parola chiave #MarchasDignidad22M gran parte dei cinguettii elevatisi dall’Italia saranno simili a quelli qui sotto riportati:

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 Come se ne è parlato?

Al di fuori dei confini spagnoli i quotidiani, compresi quelli sopracitati, paiono aver incorniciato la notizia dal giusto punto di vista, cioè nei termini di “un’affluenza di massa per la marcia contro un’austerità senza precedenti” , mentre è proprio in Spagna che la rappresentazione fornita dalla maggior parte dei quotidiani cartacei ha generato aspre critiche e lamentale da quella parte di popolo che è riuscita ad esprimerle perché più o meno avvezza agli ambienti social.

spagnoloGiornali riconducibili alla parte più conservatrice della penisola iberica, come El Mundo e La Razón, fanno degli episodi di scontro avvenuti a fine serata tra polizia ed un gruppo di facinorosi la chiave di lettura di tutto l’evento, estremizzando le ragioni sociali delle rivendicazioni – “Gli Indignados prendono Madrid ed esigono non pagare il debito”) e classificando la voce della parte più debole della popolazione come “estrema sinistra o sinistra radicale“. Ancor più grave l’errore commesso da El País che intitola il pezzo con il numero dei partecipanti fornito dalla Polizia: “50.000 grida contro i tagli”, quando si è stimata l’affluenza di minimo un milione di persone.

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Ma arriviamo alla questione focale: perché?

Una possibile ipotesi può essere ricondotta alle rivendicazioni e al pensiero che si ergono a fondamento della protesta stessa: “Privatizzano ciò che è redditizio e tagliano i bilanci della sanità, dell’educazione, dei trasporti. […] Si stanno approfittando della crisi per tagliare i nostri diritti. Queste politiche stanno causando sofferenza, povertà, fame e persino morte e tutto mentre il settore bancario e i grandi poteri economici continuano a fare grandi profitti a scapito della nostra vitaPer questo, riteniamo che sia importante dar vita a una mobilitazione di massa, unificata e chiara contro le politiche che violano i diritti umani e la giustizia socialeUna mobilitazione contro il pagamento del debito, per il lavoro dignitoso, per il reddito di base, per i diritti sociali, per le libertà democratiche, contro i tagli, la repressione e la corruzione, per una società di uomini e donne liberi, una mobilitazione contro un sistema, un regime e dei governi che ci attaccano e non ci rappresentano.”

E’ probabile che si sia ritenuto pericoloso rendere pubblicamente noto (perché se una notizia non passa per la tv in realtà notizia non è) che in un paese così vicino e simile a noi, per cultura ma soprattutto per situazione economica ed umore nero nei confronti dell’euro e dell’ Unione Europea, si sia svolta non solo una manifestazione, ma una vera e propria mobilitazione popolare che a furia di slogan d’effetto come ” A la calle! Que ya es hora” – In strada! Che è ora!”  –  è riuscita a motivare le persone a scendere in piazza per combattere per i propri diritti incitando all’azione immediata ma soprattutto all’azione in sé, in quanto il vero paradosso dell’epoca post moderna è che, a forza di delegare ogni aspetto della vita politica all’altrui azione e alla rappresentazione mediata, il cittadino di oggi non riesce più ad appropriarsi di spazi un tempo a lui familiari come la piazza, fulcro delle antiche poleis, e del proprio diritto di lamentela. Un malcontento e una sfiducia generale che raramente si trasformano in azioni proficue. Nell’ immagine posta ad apertura dell’articolo si legge ” Perdonate il disturbo, la rivoluzione non sarà trasmessa in Tv, non potrai rimanere a casa. Non verrà dopo la partita di calcio, né uscirà negli articoli di cronaca“. Un efficace riassunto di come oggi le priorità percepite e la prassi comune d’azione di molti cittadini siano altre e non giovino al risveglio della coscienza civile. Guardare non è partecipare, il piagnisteo non porta al cambiamento. Purtroppo non si tratta nemmeno dell’unico paradosso: i mezzi d’informazione dovrebbero svolgere la funzione di “cani da guardia”, una sorta di contropotere che tuteli il sapere e la conoscenza del cittadino, oltre che fungere da deterrente a comportamenti scorretti da parte dei personaggi pubblici. Ma oggi come oggi, almeno nei sistemi informativi dei paesi mediterranei, nulla di tutto questo esiste. Nessun personaggio ha paura di essere scoperto se ha compiuto azioni disoneste perché non esiste un’opinione pubblica in grado di esercitare un qualche tipo di pressione.

Di certo emerge chiaro il messaggio di questa, si spera, futura giornalista spagnola: “Grazie a tutti i quotidiani spagnoli per aver mentito sulla manifestazione di ieri. Così mi motivate a studiare giornalismo”

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Segui la cronaca attraverso Twitter:

 #MarchasDignidad22M

 

 

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