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MARINO, IL PICCOLO ROBIN HOOD BUGIARDO AL SERVIZIO DEI PALAZZINARI

MAXIRIMPASTO ALLE PORTE A ROMA, NEL MIRINO FEDELISSIMI MARINOdi Giuseppe Licinio (AG.RF 08.10.2015)

 

 

 

 

 

 

(riverflash) – Ignazio Marino si è dimesso, Roma è senza sindaco con il Giubileo alle porte. Se ne va con infamia, sull’onda di bugie smascherate, ma Marino non è solo un bugiardo. Ha fatto cose importanti per tagliare il cordone ombelicale che lega la politica al malaffare, gli assunti all’AMA per parentopoli sono stati licenziati per fare un esempio. Marino, però, ha avuto il braccio corto, colpendo giustamente i protetti di Alemanno ma senza colpire il suo predecessore Veltroni, il cui portavoce era Luca Oudevaine, iscritto al PD così come iscritto al PD è Salvatore Buzzi.

Il nucleo centrale di Mafia Capitale, Buzzi-Oudevaine che ha fatto entrare nel sodalizio anche Carminati, ex-Nar, per non interrompere i flussi nel periodo di Alemanno al Campidoglio. Se c’è gente imbrattata di fango per non sporcarti non li devi frequentare. Ci aspettavamo questo da Ignazio Marino, l’uomo che difese l’eutanasia di Eluana Englaro, che fosse più spregiudicato a tagliare con il passato, il tempo in cui i palazzinari comandavano a Roma. L’ormai ex sindaco ha dichiarato: “Mi dimetto. Dal lavoro fatto in questi anni passa il futuro di Roma. Una città che abbiamo liberato dal malaffare e dalla corruzione”. Verità, ma temiamo si tratti di pesci piccoli, di manovalanza. Per comprendere tale sospetto bisogna tornare al giugno 2013, quando Marino chiuse i Fori Imperiali alle auto e arrivò in bicicletta al Campidoglio.

Un messaggio forte, completato dall’affermazione: “Roma ha già troppo cemento, non permetterò che ne venga messo altro”. Frase da moderno Robin Hood? Solo parole. Alle cene per finanziare la politica di Renzi c’erano tutti i palazzinari a dimostrare la scelta del loro cavallo. C’era anche James Pallotta, presidente americano della AS Roma. Marino cambia idea e dalla battaglia al cemento diventa sostenitore del cemento, dimostrandosi entusiasta del nuovo stadio della AS Roma a Tor di Valle, la cui cubatura è cresciuta lasciando il 70% ad abitazioni civili. Marino-Robin Hood si sgonfia, ci sono 3 fallimenti (Papalia, Parnasi, Sensi) che potrebbero fare male a Unicredit, vietato mettersi di traverso. Alla cena di Matteo Renzi all’Eur c’era anche il presidente del Coni Giovanni Malagò e Marino firma la candidatura di Roma per il 2024. Altro cemento e possibili mangiatoie ai palazzinari che sostengono il PD e vedono il M5S come il fumo agli occhi. Un gruppo politico indigesto a Unicredit, il cui vice-presidente Fabrizio Palenzona è indagato per finanziamenti a imprenditori edili siciliani in odore di mafia e vicini a Messina Denaro. Marino ha dimostrato poca dignità quando gli è stata smontata la prima giunta, con Nieri vice-sindaco, ed è stato affiancato dal “Tutor” Orfini.

Una botta di dignità e dimissioni, ma Marino non lo fa. Altra calata di braghe è stato aver accettato che le deleghe per l’Anno Santo siano affidate a Franco Gabrielli, ex-capo della Protezione Civile. Altro momento di scarso spessore è stato quando Marino ha cercato di forzare la mano celebrando unioni civili in Campidoglio, ma ha fatto marcia indietro quando il PD gli ha detto di fermarsi per non suscitare le ire del NCD di Alfano, stampella del governo Renzi. Gli scontrini per la cena con la Sant’Egidio e altre cene pagate dal Comune di Roma sono quelle che hanno consegnato a Marino la patente di bugiardo, perché la Sant’Egidio ha smentito. Adesso ha 20 giorni per ripensarci e un tipo come Marino sa fare marcia indietro.

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