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UN BACIO – La recensione

Un bacio

di Valter Chiappa

(AG.R.F. 02/04/2016)

(riverflash) Chissà perché quando si raccontano storie sul disagio adolescenziale si dipingono personaggi che non esistono.

Il male di vivere, ricordo in tanti così vivo dell’età dei cambiamenti, si annida per lo più dietro un’apparente normalità, fra le sacche della palestra e i maglioni sbrillentati, fra i dizionari e i motorini. Porta indifferentemente lenti spesse o jeans griffati; ha visi brufolosi o fisici palestrati. È occultato da silenzi impenetrabili o da vistose esuberanze, da pose forzate o scontati rituali. Mistero inconoscibile, lo scopriremo solo poi, se avremo la ventura di incontrare quell’anonimo compagno di classe: i suoi ricordi sveleranno quale universo tormentato ardeva al di sotto del suo quotidiano venire a scuola, quali profondi pensieri erano negati al mondo, celati dietro il palcoscenico di una rappresentazione.

Invece i film sul genere continuano a presentare giovani meravigliosi. Così in “Un bacio”, il nuovo film di Ivan Cotroneo, i tre protagonisti sono ragazzi così fuori da ogni standard, da risultare null’altro che stereotipi letterari: l’omosessuale dall’eleganza eccentrica, il sorriso aperto e la loquela pacata e brillante, che sogna il protagonismo ed un mondo pieno di colori e farfalle; la ragazza profonda e problematica, che trova rifugio in una bellissima scrittura; il giovane taciturno e solitario. Belli, bellissimi, difficili, difficilissimi; praticamente introvabili.

Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberger), il ragazzo gay, è stato adottato da una famiglia aperta, pronta a tutelarlo dal meschino perbenismo degli insegnanti; affronta con serena compostezza la discriminazione ed il bullismo che il suo essere, purtroppo inevitabilmente, attira. Blu (che nome), interpretata da Valentina Romani, convive a fatica con una famiglia di radical chic, come al solito falliti e frustrati, circondati da un benessere che non riesce e non può appagarli; in particolare ha un problematico rapporto con la madre, presa principalmente dalle sue velleitarie ambizioni di scrittrice; attorno a lei la fama di ragazza dai facili costumi, che però afferma di aver scelto deliberatamente. Antonio (Leonardo Pazzagli), il taciturno, di famiglia modesta, combatte con il fantasma del fratello, morto in un incidente, e con la sua ombra che lo fa sentire inadeguato.

Per tutti la fuga dalla realtà è l’unica medicina: Lorenzo sogna il riconoscimento della fama ed immagina balletti in cui è idolatrato da quei compagni che lo dileggiano; Blu si rifugia in un diario, che scrive nella forma di una lettera alla sé stessa del futuro; Antonio, cerca conferme nella famiglia, da cui non sa recidere il cordone ombelicale e va a caccia col padre, cercando di impallinare una lepre sempre sfuggente.

Tre personaggi in assoluto primo piano, tre famiglie diverse. Dietro l’indefinito. I compagni di classe sono solo una massa anonima e indistinta. Sullo sfondo una città fredda e impersonale, Udine, che il regista ha scelto coerentemente alla sua linea narrativa, abbandonando il familiare contesto partenopeo in cui aveva ambientato i ricordi d’infanzia di “La kriptonite nella borsa”. Tre personaggi che per il mondo sono solo una becera rappresentazione del non pensiero collettivo: il frocio, la troia, il ritardato. Tre diversi troppo diversi che si ritrovano uniti in una inevitabile amicizia, il microcosmo di felicità che costruiscono e in cui trovano riparo.

Saranno le dinamiche interne a farli ripiombare nella realtà e a condurre il film verso un finale inatteso e spiazzante.

C’è sincero affetto nel lavoro di Ivan Cotroneo, che si è immerso nel mondo giovanile, scegliendo i suoi protagonisti dopo circa 2000 provini fra volti non noti e che attualmente sta proiettando il film in presentazioni dedicate a ragazzi dell’età scolara, nell’ambito di un’iniziativa sostenuta e patrocinata dal Garante dei Diritti per l’Infanzia.

C’è scrittura, grazie alla sceneggiatura firmata assieme alla fida collaboratrice Monica Rametta e tratta dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Cotroneo: “Un bacio” non è un affresco (o un acquarello) di una generazione, ma ha una vera e propria struttura narrativa ben tessuta, dinamica e frizzante ed una storia a tratti coinvolgente. Importante il ruolo della colonna sonora: brani originali a cavallo fra anni ’80 ed oggi, che contribuiscono all’idea di racconto pop; significativa, nell’ottica della missione intrapresa da Cotroneo, la presenza della popstar Mika, bandiera della battaglia contro la discriminazione omofoba, con il singolo di successo, “Hurts”. Ben scelti gli interpreti, fra cui spicca il giovanissimo Rimau Grillo Ritzberger, per la disinvoltura ed un volto modellato per il ruolo.

Tutto ciò fa di “Un bacio” un prodotto lodevole, che aprirà a costruttive discussioni e probabilmente porterà vasto pubblico nelle sale; ma contemporaneamente, in tanto entusiastico brio  troviamo, a nostro vedere, il limite del lavoro di Ivan Cotroneo.

Troppa luce, troppo colore. Gli adolescenti soffrono, forse è un male endemico. Ma il loro dolore è più verosimilmente grigio ed opaco. E troppo spesso invisibile.

Voto: 6.5

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