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UCRAINA: CORRIDOI LIBERANO 10% GRANO MONDIALE

AG.RF.(redazione).06.07.2022

“riverflash” – Con l’Ucraina che rappresenta da sola il 10% degli scambi mondiali di grano la ripresa dell’attività dei porti rappresenterebbe un segnale importante per frenare la corsa dei prezzi dei cereali e rifornire i Paesi più poveri dove la chiusura degli scali rischia di provocare rivolte e carestie. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati del centro Studi Divulga dopo l’annuncio di Mosca dell’apertura di due corridoi umanitari nel Mar Nero e nel Mar d’Azov per consentire in particolare l’export di cereali, tema in agenda anche dell’incontro ad Ankara tra il premier Mario Draghi e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, dopo il sequestro nel Mar Nero da parte delle autorità turche di una nave russa piena di grano che Kiev ha accusato essere stato sottratto illegalmente.

Lo sblocco dei porti libererebbe – sottolinea la Coldiretti – anche lo spazio nei centri di stoccaggio per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane, stimati in calo di circa il 40% rispetto alle attese, a causa della guerra. Proprio dai suoi scali l’Ucraina commercializzava prima della guerra il 95% del grano prodotto.

Peraltro il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell’invasione russa ha alimentato l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori. Il risultato è che le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale sono aumentate del 34% nell’ultimo anno secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell’Indice Fao a maggio. E a tirare la volata sono proprio i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 19%, lo zucchero aumenta di oltre il 40%.

Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente anche l’Italia, un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. “Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.

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