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ROMA GENOA 3 A 2: I GIALLOROSSI CONQUISTANO 3 PUNTI FONDAMENTALI MA LA CRISI RESTA

AG.RF.(Maura Peripoli).17.12.2018

“riverflash” – La paura, solo quella e tanti fischi, hanno caratterizzato ieri sera, il match della Roma contro il Genoa, terminato 3 a 2 per i padroni di casa, in un clima surreale. Era una partita “chiave” per i giallorossi e per il futuro di Di Francesco, occorreva assolutamente portare a casa i 3 punti, cosi’ è stato, ma il clima in cui si è giocato è stato veramente pesante: la squadra è stata sonoramente fischiata all’ingresso in campo e la sua “fragilita’” si percepiva tutta: una Roma irriconoscibile, con il mister giallorosso al bordo del campo che incitava la sua squadra, probabilmente l’unico della panchina, che credeva in una possibile vittoria. La solita Roma molle dunque, spaesata e ferma sulle gambe, che “tentava” di fare qualcosa di buono (senza riuscirci) e il Genoa che sembrava la Roma dei tempi migliori. Di Francesco ieri ha cambiato di nuovo tutto, proponendo il modulo 3-4-3 che non ha mai fruttato” buoni risultati, lasciando Pastore e Shick in panchina inizialmente e Zaniolo al centro dell’attacco: una bella “spinta”, (qualora ce ne fosse bisogno) per trasformare la partita in un incubo, gliel’ha data subito il portiere Olsen, con una clamorosa papera (dopo una parata si è lasciato scivolare la palla sotto i piedi e Piatek, ben appostato, che ha dovuto solo spingere in porta). Giallorossi sotto già al 17esimo del primo tempo, potenziamento dei fischi sugli spalti, con i giocatori ancora più sfiduciati che non riuscivano a reagire. Al 31esimo ci pensa Fazio a ristabilire la parità, ma la gioia (se così vogliamo chiamarla) dei tifosi giallorossi, dura solo 2 minuti, perché Hiljemark realizza al volo e porta la sua squadra sul 2 a 1. Tutto da rifare quindi, fino alla corsa disperata di Kluivert che, dopo aver attraversato tutto il campo, infila l’angolo sinistro di Radu per il momentaneo 2 a 2. Dopo la pausa, il mister giallorosso cambia di nuovo, passando al 3-5-2 arretrando un po’ Zaniolo e nuova papera di Olsen che questa volta si fa passare sotto l’avambraccio un tiro facilmente gestibile di Lazovic. Di Bello convalida, ma al Var il gol viene annullato per fuorigioco di Piatek a inizio azione. E finalmente la Roma passa al 14esimo con un tiro rabbioso di Cristante per quei 3 punti che regalano la vittoria ai giallorossi dopo più di un mese, ma non risolvono certamente la profonda crisi (di gioco e di testa), in cui è piombata tutta la squadra: le papere del portiere Olsen (il migliore in campo in tante partite), le incertezze dei giocatori quasi imbambolati in mezzo al campo, rappresentano lo specchio di ciò che è oggi la Roma. A fine partita, Di Francesco ha così commentato: “Devo fare i complimenti ai ragazzi, che in un ambiente particolare con sensazioni interiori che sentivamo tutti, sono riusciti a portare a casa 3 punti fondamentali. Con la contestazione in corso per nostri demeriti, si vede che siamo ancora una squadra malata sotto tanti punti di vista ma i ragazzi sono riusciti a tirare fuori l’orgoglio, hanno altre volte abbiamo giocato meglio senza aver portato a casa nulla”. Ad onor del vero, i 29mila presenti all’Olimpico (dato più basso degli ultimi anni), quelli che hanno avuto il coraggio di andare, in una serata fredda e umida, non hanno certo aiutato la squadra  provare a vincere, troppo delusi dalla società e dai loro dirigenti e non era certo facile giocare in quel clima: forse è questa l’unica scusante che si può trovare per una squadra che ha vinto ma non ha convinto: 3 punti sono sicuramente meglio di zero, ma oggi ci sarà il sorteggio di Champions e il 22 dicembre la partita contro la Juve….

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