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MIGRANTI, LA CASSAZIONE AFFERMA: “CHI VIENE NEL NOSTRO PAESE DEVE CONFORMARSI AI NOSTRI VALORI”

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AG.RF.(redazione).16.05.2017

“riverflash” – I migranti, che giungono dagli altri Paesi, “devono conformarsi ai nostri valori”. A stabilirlo è la Cassazione che ha condannando un indiano Sikh che voleva circolare con un coltello “sacro”, secondo i precetti della sua religione. “Non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante”. E’ stata questa la decisione della Cassazione: “in una società multietnica la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l’identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l’integrazione non impone l’abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione dell’art. 2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante”. Il giudizio è avvenuto a seguito del caso di un indiano sikh condannato a duemila euro di ammenda dal Tribunale di Mantova, nel 2015, perché il 6 marzo del 2013 era stato sorpreso a Goito (Mn), dove c’è una grande comunità sikh, mentre usciva di casa armato di un coltello lungo quasi venti centimetri. L’indiano aveva sostenuto che il coltello (kirpan), come il turbante “era un simbolo della religione e il porto costituiva adempimento del dovere religioso”. Egli aveva chiesto alla Cassazione di non essere multato e la sua richiesta era stata condivisa dalla Procura della Suprema Corte che, evidentemente ritenendo tale comportamento giustificato dalla diversità culturale, aveva chiesto l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna, motivando la decisione con il fatto che quando si vuole stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha la consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza, occorre rispettare tali valori”. Ma quali sono state le reazioni politiche, rispetto alla sentenza? Daniela Santanchè (Forza Italia), ha dichiarato che la decisione della Suprema Corte è sacrosanta: “alla faccia dei buonisti e del tutto è permesso, questa sentenza non fa sconti a nessuno…Siamo in Italia e chi viene ospite nel nostro Paese ha il dovere di seguire le regole che ci impone il codice civile, quello penale e la nostra Costituzione”. Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, la pensa allo stesso modo: “Chi viene in Italia deve rispettare le nostre leggi, le nostre regole, i nostri valori. Per noi è assodato, per la sinistra multiculturalista che ha promosso un’accoglienza contraria alla legalità e al diritto no. Rom, estremisti islamici, osservanti della sharia che non intendono adeguarsi devono andare fuori dall’Italia. O si rispettano le leggi o non c’è spazio”.  E non poteva certo mancare il giudizio della Lega Nord in proposito, ribadito dalle parole del vice Presidente del Senato, Roberto Calderoli, che ha dichiarato che la sentenza “rappresenta un precedente che, da adesso, deve riportare al rispetto totale delle nostre leggi, a cominciare da quella che vieta di girare in luoghi pubblici con un copricapo o un velo che travisano o nascondono il volto, per cui basta burqa o niqab in luoghi pubblici, ma soprattutto, questa sentenza deve rappresentare un chiaro monito a chi vuole vivere qui: se non accetti tutte le nostre regole qui non puoi restare e se queste regole non ti vanno bene puoi andartene altrove o tornare da dove sei venuto”. E il Pd come la pensa in merito? Sostanzialmente la preoccupazione è che non si cada nella xenofobia e auspicano che la sentenza venga applicata correttamente e non come un’arma nei confronti di qualcuno. Anche la Cei ha sottolineato che il giudizio dei giudici dovrà tenere conto anche del valore valore della diversità e della multiculturalità e la necessità di un cammino di integrazione degli immigrati, oltre a ribadire che ciò non può prescindere dal rispetto giuridico e legale di alcune regole su cui è strutturata la nostra società, con i suoi valori”. Sono state queste le parole di monsignor Giancarlo Perego direttore di “Migrantes”, la fondazione della Cei che si interessa di migranti, rifugiati, profughi.

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